Migranti, così l'Italia cerca di governare l'emergenza
Il Viminale chiede una nuova ripartizione su base provinciale per far fronte agli ultimi arrivi. I nuovi hot spot e la mancata relocation Ue
Proviamo ad assumere davanti alla questione delle migrazioni un atteggiamento razionale?
In particolare, ci interessa capire il quadro generale nel quale il governo agisce e i provvedimenti che ha preso.
Cominciamo però con una premessa.
Democrazia liberale
La cortina di fumo che si sta distribuendo su una questione epocale come quella delle migrazioni di massa - sparate elettoralistiche che aizzano paura e risentimenti da una parte; superficiali sottovalutazioni (anche se in buona fede) che sembrano puntare solo su una illusoria pratica volontaristica e di beneficenza (indispensabile ma insufficiente) - non deve nascondere che invece si tratta di una faccenda prima di tutto politica.
Si tratta di prendere decisioni di intervento, prendere provvedimenti e apprestare strumenti; mettere a punto operazioni di assistenza ma anche pratiche di integrazione; e ancora, si tratta di richiamare alla corresponsabilità tutta l'Europa (e non solo), per far fronte, in modi razionali e compatibili con la democrazia liberale, a un fenomeno che può essere governato e non arrestato.
Vediamo, in sintesi, come il governo sta gestendo l'accoglienza in Italia. Non dimenticando mai che il nostro paese, con la Marina Militare, la Guardia Costiera, le istituzioni siciliane e di Lampedusa soprattutto, e i volontari, salva ogni giorno migliaia di vite.
Un nuovo migration compact
Cominciamo con il nuovo migration compact, o meglio con una nuova versione, la 2.0.
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Non c'è ancora un documento ufficiale, ma il governo italiano ci sta lavorando, insieme alle altre cancellerie europee.
Prevede iniziative per un totale di circa 500 milioni di euro da mettere in atto per fronteggiare l'emergenza migranti intervenendo anche nei Paesi di origine e transito. Il documento sarà pronto per il vertice europeo di fine giugno.
Il "Migration Compact 2.0", sul quale ci sarebbe già il pieno sostegno della Germania, individua i Paesi in cui intervenire, come Nigeria, l'Etiopia, il Sudan o il Senegal, le cose da fare e le risorse necessarie.
In parallelo, l'Italia punta ad ottenere un aumento della dotazione del Trust Fund per l'Africa, che può già contare su circa 1,8 miliardi di euro, e un riorientamento delle risorse a disposizione. Secondo la Repubblica, l'aumento dovrebbe portare il fondo a 2,4 miliardi.
Questo permetterebbe di siglare subito accordi con una decina di paesi di origine e transito dei migranti
Gli hot spot
Attualmente gli hot spot in Italia sono quattro; altri due dovrebbero essere aperti in luglio, uno a Mineo, vicino a Catania, l'altro a Messina. Forse se ne aprirà anche uno a Cagliari.
Gli hot spot sono il primo elemento dell'accoglienza dei migranti in Italia. Il decreto legislativo 142, 2015 regola la materia prevede che negli hot spot i migranti vengano portati dopo lo sbarco, per la prima assistenza e, soprattutto, per l'identificazione e la separazione di coloro che hanno diritto all'asilo da coloro che invece non avrebbero diritto di rimanere sul territorio italiano.
Gli hot spot già in funzione sono a Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Taranto.
Oltre ai due (o tre) nuovi hot spot, il governo vorrebbe attivare anche sei centri mobili e, forse, una nave che in mare svolga le funzioni degli hot spot; vale a dire, oltre che a soccorrere, inizi l'identificazione dei migranti. È questa la proposta che è stata duramente criticata da Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana il primo giugno in un'intervista a La Repubblica, nella quale la definiva "uno schiaffo alla democrazia".
Il piano nazionale dell'accoglienza
Il quadro di riferimento per l'accoglienza dei migranti in Italia è il piano nazionale dell'accoglienza del luglio 2014, che il governo ha concordato con le regioni.
In base al piano, i rifugiati vengono distribuiti fra le regioni tenendo conto della popolazione, del Prodotto interno lordo, e di quanti migranti siano già ospitati in ciascuna regione. La Sicilia è esentata dalle quote di distribuzione perché è la regione sulla quale avvengono gli sbarchi.
La Lombardia ne ospita 15mila, la Sicilia 13mila, il Veneto 10mila.
Nessuna "invasione" nei primi cinque mesi
In Italia sono 122.488 i migranti ospitati in centri di prima accoglienza, hot spot, strutture temporanee, posti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) in capo ai Comuni.
Nei primi cinque mesi del 2016 - 1 gennaio - 1 giugno 2016 sono arrivate in Italia 47.873 persone via mare. Nello stesso periodo del 2015 erano stati 47.470. Quindi niente "invasione".
Se mai, il problema è la concentrazione. Nell'ultima settimana di maggio sono stati 13.700.
La nuova circolare del ministero dell'interno
Gli arrivi concentrati dell'ultima settimana di maggio hanno indotto il Viminale a emanare una nuova circolare ai prefetti: obiettivo trovare 5.600 posti in 80 province.
Questa volta la ripartizione viene infatti effettuata a livello provinciale. Inoltre, non tiene conto dei parametri fissati dal Piano nazionale del 2014: Pil e popolazione. Sono gli arrivi concentrati che hanno spinto a questa decisione. Che però porta a una spartizione per ogni provincia di circa 70 migranti, un numero tutto sommato limitato.
Preoccupa invece un'altra cifra. Sono quei 39.600 migranti che,in base agli accordi europei, andrebbero ricollocati nella Ue. In due anni ne sono stati ricollocati solo 750.
[La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Ansa, Interno.gov.it]