Milano ti amo, ma quanto mi costi
È la città più cara, ma anche la più amata d’Italia e se viverci è sempre più difficile, il sogno milanese resta l’ambizione più grande soprattutto dei giovani
Milano è una città cosmopolita che guarda all’Europa, dove lavoro, benessere, servizi, possibilità di studio e d’impresa non mancano, ma dove è sempre più difficile vivere. Tutto è caro, anzi carissimo – dagli affitti al caffé al bar - e di mese in mese i prezzi continuano a salire. Una condizione che sta annientando soprattutto il ceto medio, quella borghesia che ha fatto la fortuna del capoluogo lombardo. Colpa del caro energia, dicono; ma i più attenti osservatori notano che la parabola ascendente del costo della vita a Milano è iniziata da almeno un decennio.
Milano non ama più i milanesi?
Diversi analisti sostengono che il caro vita a Milano abbia iniziato la sua parabola ascendente con l’Expo che ha portato una ventata d’internalizzazione e di investimenti in città facendo fiorire intere zone un tempo considerate popolari e ora diventate “quartieri gioielleria” – Garibaldi in primis - dove solo poche persone possono permettersi di vivere e dove però il business prospera. Zone a prezzo accessibile non ce ne sono più e chi non può pagare il conto di affitto, spese, luce e gas fa le valigie e si sposta nell’hinterland.
Anche l’Arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, nel Discorso alla Città in occasione della festività di Sant'Ambrogio aveva parlato proprio di questo sottolineando: “Milano è una città che corre, la città che riqualifica quartieri e palazzi, la città che fa spazio all'innovazione e all'eccellenza, la città che seduce i turisti e gli uomini d'affari, la città che però demolisce le case popolari e costruisce appartamenti a prezzi inaccessibili".
Gli affitti
E proprio potersi mantenere una casa a Milano sta diventando un’impresa sempre più ardua un po’ come capita nelle grandi metropoli mondiali come New York, Tokyo, Londra e Parigi.
Secondo l’ultimo report sui prezzi dell’Ufficio Studi di idealista.it, il canone medio di locazione in Italia a febbraio 2023 è stato di 11,8 euro/m2. Milano, con 21,7 euro/m2, e Roma, con 14,1 euro/m2, sono rispettivamente primo e quinto capoluogo più caro del nostro Paese. La variazione su base annua è del 2,6 per cento. Quasi il doppio rispetto al dato nazionale che si ferma a un aumento del 1,5 per cento rispetto a ottobre dell'anno scorso.
Cara Milano, quanto mi costi
Partendo dalle zone intorno alla Madonnina – tra le più care d’Italia (dove il costo a metro quadro è di 29,8 euro) - e Garibaldi-Porta Venezia (25 euro/m2) i primi quartieri “abbordabili” in termini di affitti si situano nel triangolo Corvetto-Rogoredo con 16,3 euro di media mensili; San Siro-Trenno-Figino (17,1 euro/m2) e Lorenteggio-Bande Nere (17,5 euro/m2). E comunque se si pensa che la media nazionale dei canoni a metro quadrato è di 11,8 euro/m2 si ha la cifra di quanto ovunque si vada si debba svuotare il portafogli per avere un tetto sopra la testa.
In sintesi per un piccolo appartamento (1 camera da letto) in centro città servono una media di 1.312,61 € al mese che scendono a 886,33 € per la periferia. I prezzi lievitano per case più grandi. Un trilocale in centro prevede un canone medio mensile di 2.680,85 mentre fuori dal centro si scende a 1.711,06 €
A Milano nell’ultimo anno l'aumento del costo della vita per un famiglia di tre persone è stato pari a 3.176 euro. Per una famiglia di quattro persone, la spesa si è alzata a 4.538 euro.
Bollette
Affitti sì, ma non solo. A pesare, come detto, sono stati soprattutto i costi legati all'energia. Le bollette rispetto al 2021 sono aumentate del 214 per cento come sottolineano i dati che arrivano dall’Unione dei consumatori.
Le bollette basilari (Elettricità, Riscaldamento, Aria condizionata, Acqua, Spazzatura) per un appartamento di 85m2raggiungono in media i 199,70 € mensili con un forte aggravio sui bilanci delle famiglie.
In crescita anche i costi della fornitura dell'acqua che registra un rialzo del 13,4 per cento rispetto al 2021.
Carrello della spesa sempre più pesante
Leggermente meglio la situazione se si pensa alla spesa alimentare grazie alla massiccia presenza di supermercati, discount, catene di grandi magazzini e mercati. La diversificazione aumenta la concorrenza e i prezzi restano leggermente più contenuti anche se esponenzialmente più alti rispetto ad anni fa e in confronto con il resto del Paese.
Codacons ha fatto i conti in tasca ai milanesi analizzando il carrello della spesa di chi vive all’ombra della Madonnina. Un chilo di pane a Milano costa in media 4,25 euro rispetto alla media nazionale di 3,35 euro al chilo. Per pollo, carne bovina e carne suina ci vogliono rispettivamente 13,35 euro al chilo; 19,20 euro al chilo e 7,42 euro al chilo mentre la media nazionale è di 10,57 euro al chilo, 17,99 euro al chilo e 7,77 euro al chilo. Non va meglio per il pesce. Un chilo di salmone a Milano costa circa 21,06 euro al chilo mentre in media nel resto del Paese il prezzo si attesta intorno ai 17,09 euro al chilo.
Se un chilo di mele a Milano costa 2,19 euro, nel resto dell’Italia si spende 1,99 euro e persino i pomodori sono “roba da ricchi”. A Milano la spesa per un chilo di pomodori si aggira intorno al 4,86 euro, mentre altrove si trovano a 2,50 come ricorda sempre il Codacons.
Servizi salati
Spesa, affitto, bollette, ma anche servizi. Dalle case di riposo agli asili nido per potersi permettere simili “benefit” è stato calcolato che una famiglia di tre persone dove si lavora in due full time deve portare a casa una media tra i 5.500 e 6.000 euro al mese. Come permettersi altrimenti una visita ginecologica da 155 euro, una retta di asilo nido da 680 euro o una semplice cena a un ristorante di livello medio da 90 euro in due?
Per andare al cinema servono 10 euro (contro la media di 9 a livello nazionale), e il biglietto dell’autobus (urbano) costa 2,20 euro contro la media nazionale di 1,44 euro.
Alberghi e hotel
Non va meglio per i turisti. Chi voglia alloggiare in un hotel dignitoso (3 stelle) dentro i confini di Milano non può pensare di spendere meno di cento euro a notte, prezzi che lievitano avvicinandosi al centro città per raggiungere le quattro cifre a notte. Per trovare alberghi a tariffe accessibili bisogna spostarsi nell’hinterland, zone poco appetibili per turisti e visitatori dal potere d’acquisto medio. Questo trend in tema di alloggi ha molteplici conseguenze. Il turismo di lusso prospera nelle zone centrali che diventano sempre più d’elite e sono sempre sold out, con prezzi che aumentano in maniera esponenziale nei periodi dei grandi eventi cittadini come il salone del mobile e la Milano Fashion Week. I tradizionali compratori esteri, però, visto il trend in ascesa dei costi degli alloggi e dei servizi sono disincentivati ad andare a Milano nelle grandi occasioni e questo danneggia il business e l’economia cittadina togliendo opportunità di scambio che potrebbero essere vantaggiose.
La mobilità urbana
C’è poi tutto il capitolo legato alla mobilità urbana e alle zone a traffico limitato. Per entrare nell’Area C, quella che racchiude il centro città, bisogna pagare un prezzo che oscilla tra i 2 e i 5 euro (a seconda del veicolo e dei livelli di inquinanti) che può arrivare a 15 euro in caso si attivi il ticket in ritardo. Da ottobre poi è entrata nella sua seconda fase la cosiddetta Area B che coincide con gran parte del territorio della città di Milano: sono 128 i chilometri quadrati inclusi nell’Area B, che corrispondono al 72% della Città metropolitana. L’Area B è delimitata da 187 varchi d’accesso: il sistema di telecamere rileva le targhe dei veicoli in entrata ed è attiva dalle 7.30 alle 19.30 festivi esclusi. Nell’area B non possono entrare auto Euro 4 diesel senza filtro anti particolato; alle Euro 3, 4 diesel con FAP di serie e con campo V.5 carta circolazione > 0,0045 g/km; alle Euro 4 diesel con FAP di serie e senza valore nel campo V.5 carta circolazione; alle Euro 0, 1, 2, 3, 4 diesel con FAP after-market installato dopo 31 dicembre 2018 e con classe massa particolato pari almeno a Euro 4. Ancora una volta, quindi, Milano si conferma “città per ricchi”. Chi non può permettersi un veicolo di nuova immatricolazione e quindi a minore impatto ambientale deve lasciare la macchina a casa e muoversi con i mezzi.
Anche parcheggiare a Milano, a seconda delle zone, costa parecchio tra strisce blu e parcheggi coperti lasciare per la macchina in strada servono in media 3 euro l’ora mentre per un parcheggio coperto il prezzo lievita a 5, 7 euro per le zone centrali e si prevedono a breve ulteriori aumenti.
Chi paga il prezzo più alto?
Alla fine dei conti vivere nella “City” sta diventando uno status symbol e a pagare il conto più salato sono i giovani under 30 che, o fanno parte della Milano rampante che fattura, guadagna e spende oppure sono tagliati fuori. Su Corriere della Sera Linus, direttore di Radio DJ e milanese DOC (anche se ricorda con orgoglio che le sue origini sono dell’hinterland di Paderno Dugnano) parlando di come sia cambiata Milano e di quanto sia diventa complicato viverci e conviverci ha detto: “I giovani hanno un rapporto ambivalente con Milano: da una parte la giudicano la metropoli più vivace in Italia, dall’altra sono come degli “innamorati respinti” perché non riescono a viverci: tutto è carissimo, dal cibo alle case, e questo gli spezza il cuore”.
La Milano giovane, rampante e pronta ad osare, quella Sylicon Valley crogiuolo di business e possibilità sognata, ma ancora non realizzata se le cose vanno avanti così è destinata a svaniere e la città a invecchiare e diventare luogo d’elite dove il “sogno italiano” di un futuro migliore si allontana in maniera proporzionale alla crescita del costo della vita.