I misteri della cellula jihadista di Barcellona
Tutti i dubbi che sono sorti e i dettagli lasciati sospesi sul gruppo di fanatici che ha colpito Barcellona e Cambrils
La cellula jihadista che ha colpito Barcellona e Cambrils con il duplice attentato del 17 agosto è stata smantellata, ma l’operazione non può davvero dirsi conclusa. Più che mai le divergenze fra il ministro spagnolo e quello catalano fanno sorgere molti dubbi su alcuni dettagli lasciati sospesi.
I precedenti dell’imam
Perché nessuno ha segnalato alla comunità islamica di Ripoll, e alla polizia catalana, che l'imam Abdelbaki Es Satty, saltato in aria all’interno del covo di Alcanar, aveva scontato in carcere 4 anni per traffico di droga? Appena uscito da un anno di galera Satty era stato assunto dalla moschea di Ripoll e il suo nome era entrato già nel 2006 in un'inchiesta su una rete jihadista poiché aveva avuto contatti con i terroristi arrestati addirittura dopo l'attentato a Madrid del 2004.
"Non l'avremmo mai assunto", dicono ora i responsabili della moschea. Inoltre Es Satty avrebbe dovuto essere espulso uscendo di prigione, ma non lo fu. Tutti interrogativi che per ora restano senza risposta.
L’ultimo terrorista fuggito e freddato dalla polizia
Come ha fatto Younes Abouyaaqoub, il 22enne marocchino autore della strage della Rambla di Barcellona a fuggire indisturbato dal luogo dell’attentato? Chi gli ha procurato nuovi indumenti? Dove si è rifugiato fino al giorno della sua cattura e morte? Quello che è certo è che vi è un buco di oltre 90 ore dalla drammatica corsa del furgone che ha falciato degli innocenti sulla Rambla all’uccisione del killer nelle campagne di Subitats, a soli 50 chilometri più a nord della città catalana, non lontano da Ripoll, dove la cellula jihadista si era formata e dove il giovane Younes aveva vissuto ed era stato reclutato.
L’artificiere jihadista
Chi è Ahmad Alkhald, l’artificiere siriano avrebbe addestrato alcuni membri della cellula catalana nell’uso dell’esplosivo? Quello che si sa è che l’uomo era arrivato in Europa nel settembre del 2015 attraverso la rotta balcanica e che da tempo fa parte della lista dei terroristi del Dipartimento di Stato americano.
Ricercato, Ahmad Alkhald già nel 2016 avrebbe avuto un ruolo chiave negli attentati di Parigi del 2015 allo Stade de France e di Bruxelles del 2016 all’aereoporto Zaventem. A collegarlo all’attentato di Barcellona del 17 agosto una nota del dipartimento di Stato Usa su Alkhald pubblicata proprio il giorno degli attacchi alla Rambla e a Cambrils.
Inoltre ci sarebbe un collegamento con l’imam di Rapoll Abdelbaki Es Satty che, secondo l’Intelligence, avrebbe trascorso alcuni mesi in Belgio (in particolare a Vilvoorde, una della città con il più alto tasso di stranieri reclutati per combattere in Siria e Iraq con l’Isis) per cercare un lavoro o, più facilmente per trovare il giusto contatto.
I finanziamenti
Come faceva la cellula di Ripoll a pensare di colpire un obiettivo come la Sagrada Familia? In che modo avevano pensato di colpire? Con le 120 bombole di gas butano? Sempre per l’Intelligence il gruppo sembra che non godesse di un supporto logistico ben definito. Il denaro a disposizione dei jihadisti per la strage parrebbe esiguo: soltanto 1.200 euro.
La scoperta del secondo covo
Che cosa è accaduto nella masseria a 15 chilometri da Cambrils utilizzata dal gruppo? Può essere definita il secondo covo dei jihadisti? All'interno dei locali la polizia ha trovato prove dell'acquisto di "un'ingente quantità di acetone, al momento si è a conoscenza di 500 litri", trovato anche nell'immobile di Alcanar e che l'Isis utilizza per riprodurre il perossido di acetone, meglio noto come TATP. Non solo nel covo c'erano anche "15 federe da cuscino e lacci che, molto probabilmente, dovevano servire a impacchettare gli ordigni esplosivi, pronti per essere utilizzati" e centinaia di chiodi che sarebbero serviti come schegge, pulsanti per detonatori e documenti parzialmente bruciati di due componenti della banda di Ripoll: Mohamed Hichamy e Younes Abouyaaqoub.