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(Ansa)
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«L'integrazione a Monfalcone con gli islamici è impossibile»

La manifestazioni pro Palestina ed il grido «Allah Akbar» che ha riempito le vide della cittadina friulana raccontano di una città dove l'integrazione è fallita

«A Monfalcone, la situazione che ho denunciato da tempo è preoccupante...». Dopo il video della manifestazione pro Palestina a Monfalcone dove si inneggiava contro Israele al grido di «Allah Akbar» scoppia il caso nel piccolo comune in provincia di Gorizia dove il 33% dei cittadini è di fede islamica. Una realtà dove la convivenza è molto difficile se non impossibile creando un allarme sociale, come testimonia il sindaco, Anna Maria Cisint.


Cosa può dirci della forte presenza presenza di cittadini islamici a Monfalcone?

«A Monfalcone, la situazione che ho denunciato da tempo è preoccupante a causa di un processo di islamizzazione alimentato a inizio degli anni Duemila dal sistema produttivo dei cantieri navali e poi dalle norme permissive dei ricongiungimenti, che non riusciamo a fermare senza norme adeguate. Su circa 30.000 abitanti, 7.000 sono musulmani, un numero che raddoppia nelle scuole, dove il 65% degli studenti è di fede islamica. Queste persone sembrano rifiutare l'integrazione e non rispettano norme, regole e principi del nostro ordinamento e delle nostre leggi. Ho avuto una conversazione con un Imam qualche tempo fa che ha dichiarato apertamente che la sua comunità non è interessata all'integrazione, ma piuttosto alla sostituzione degli abitanti di Monfalcone, e sembra che questo stia avvenendo. Il loro obiettivo è quello di cancellare la nostra storia e la nostra cultura».

Sono integralisti?

«Nel comune di Monfalcone, l'integralismo islamico è così radicato come dimostrano i comportamenti sociali dove alcune donne e bambine girano con il volto coperto, non parlano la nostra lingua e soprattutto si calpesta ogni diritto delle donne. Su 7.000 musulmani, solo 7 donne lavorano, presumibilmente a causa di motivi culturali, e le bambine vengono promesse in sposa ancora minorenni. Tramite i servizi sociali, ho contribuito a salvare 4 di loro, una delle quali aveva subito un grave taglio alla testa inflitto dalla madre per essersi rifiutata di sposare un uomo più anziano. Attualmente è in un centro protetto».

Quali sono le cause?

«Dal 1908, a Monfalcone, esiste uno dei più grandi stabilimenti cantieri di Fincantieri Finmeccanica, e dal 2005 sono iniziate le assunzioni di bengalesi musulmani, che vengono impiegati con contratti a tempo determinato in condizioni di dumping salariale. La legge attuale consente che anche con 12.600 euro all'anno si ha il diritto al ricongiungimento con due familiari. Questo ha portato all'arrivo in Italia di molte persone provenienti da paesi più poveri scaricando sulla città problemi insostenibili di ordine pubblico, assistenza, sovraffollamento, scolastici. Sebbene io denunci questa situazione da 6 anni, sono spesso etichettata come razzista. La mia preoccupazione principale è preservare le radici e la storia della nostra comunità e con il rischio attuale di terrorismo, la situazione è diventata ancor più delicata».

Cosa può dirci della manifestazione pro Palestina?

«Recentemente, durante una manifestazione pro Palestina qui a Monfalcone, che è diventata virale ed è stata sostenuta dalle realtà di sinistra, sono stati lanciati slogan contro Israele senza che nessuno abbia condannato gli attentati terroristici di Hamas, che anzi viene esaltata nonostante le sue posizioni violente e fondamentaliste. Questo ha causato preoccupazione e amarezza tra i cittadini. Siamo circondati da persone con il volto coperto che frequentano due centri culturali (che in realtà sono moschee) dove pregano e anche se sono favorevole alla libertà di culto, ritengo che questa non debba trasgredire le leggi e debba avvenire in modo trasparente. La situazione è pericolosa e non dovremmo minimizzarla».

Cosa può accadere?

«Se le cose non cambieranno nei prossimi 10 anni, potremmo assistere alla sostituzione della nostra storia e della nostra identità. È un modello che è consentito da norme che devono essere riviste. Le leggi dello Stato devono essere rispettate, proprio come ci aspettiamo che le nostre leggi vengano rispettate quando ci rechiamo nei loro Paesi. La Lega sta fornendo il suo supporto, con il Ministro Salvini e il Vice Ministro Gava».

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Linda Di Benedetto