Mueller vuole interrogare Trump: il Russiagate vicino alla svolta
La Casa Bianca si è detta favorevole all'eventualità: restano da definire modalità e contenuti dell'incontro
All’indomani dell’annunciata apertura di un’indagine su Ivanka, il procuratore speciale incaricato di fare luce sul Russiagate, Robert Muller, ha dichiarato di essere pronto ad avere un colloquio con il più illustre padre. Se così fosse, l’inchiesta potrebbe essere davvero vicina a una vera e propria svolta, grazie a un’accelerazione dalle conseguenze difficili da prevedere.
A sollevare tale possibilità è stato lo stesso Mueller che - secondo fonti ben informate - avrebbe già affrontato la questione a fine dicembre col team dei legali del tycoon, John Dowd e Jay Sekulow, con i quali si starebbe cercando di definire modalità e contenuti dell'incontro per evitare un vero e proprio interrogatorio, l'uno seduto di fronte all'altro, e per decidere l'esatto perimetro delle questioni da affrontare.
Ultimo round?
Si starebbe arrivando, dunque, alla stretta finale delle indagini che per ora si sono fermate ad alcuni ex manager della campagna di Trump e ad alcuni esponenti del suo inner circle, fino a coinvolgere membri della famiglia come il figlio maggiore Donald Jr e il genero Jared Kushner, marito di Ivanka Trump.
Non avrebbe infatti detto la verità sull'incontro con Sergey Kislyak, l'ex ambasciatore russo negli Stati Uniti. Trump sarebbe indagato per ostruzione alla giustizia, per aver chiesto all'ex direttore dell'Fbi James Comey di insabbiare l'inchiesta sui contatti con Mosca durante la campagna presidenziale.
L'ok di Trump
Ambienti della Casa Bianca intanto fanno sapere che Trump non vedrebbe di cattivo occhio la possibilità di essere ascoltato direttamente dal procuratore speciale, convinto che la sua testimonianza possa servire a fugare definitivamente ogni dubbio sui sospetti legami tra i vertici della sua campagna elettorale e la Russia.
L'unico punto su cui gli avvocati del tycoon sarebbero riluttanti è proprio quello di un confronto diretto con Mueller senza limiti temporali e di contenuti.
I precedenti analoghi
Si ragionerebbe dunque attorno alla possibilità di risposte scritte da parte del presidente americano, esattamente come fece Ronald Reagan all'epoca delle indagini sullo scandalo Iran-contras.
Nel 1998 invece il presidente Bill Clinton, travolto dal sexy-scandalo Lewinsky, rispose per quattro ore alle domande di tre procuratori in collegamento audio e video dalla Casa Bianca.
Nel 2004 invece George W.Bush sedette in persona di fronte a un procuratore nello Studio Ovale per rispondere sul caso di un consigliere della Casa Bianca che avrebbe violato l'identità di un agente donna della Cia, per punire il marito che aveva criticato la guerra in Iraq.