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Le multe irregolari degli ausiliari a Milano

A Milano circa una multa per divieto di sosta su due è illecita. L'Onorevole Baldelli ci spiega come è possibile che questo accada

Una multa sul parabrezza. Quaranta euro di sanzione per divieto di sosta.

A Milano ogni anno sono 700.000 gli automobilisti che si trovano "il ricordino" appuntato al proprio veicolo per aver parcheggiato fuori dalle strisce blu o in zone proibite.

Nella stragrande maggioranza dei casi il milanese prende e paga senza farsi troppo domande fruttando alle casse di Palazzo Marino un tesoretto di circa 30.000.000 di euro.

Quasi la metà di quelle multe, però, sono state fatte in maniera illecita perché firmate da persone che non avevano l'autorità per farlo e quindi sarebbero potenzialmente oggetto di rimborso.

Chi e in che zona è autorizzato a multare

"Le multe - ci spiega l'Onorevole Simone Baldelli, vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera e responsabile nazione della tutela dei consumatori per Forza Italia - possono essere emesse da due differenti figure: c’è il pubblico ufficiale, come ad esempio, l'agente della polizia municipale; e poi c'è il dipendente privato, che viene investito dei poteri di ausiliare della sosta e del traffico, quest'ultima figura lavora per una società privata o partecipata che si occupa della gestione dei parcheggi in concessione o del trasporto pubblico e può fare multe nelle zone di sua competenza che sono le strisce blu e le corsie preferenziali, ma non altrove.

"Invece – prosegue - a volte, o nel caso di città come Milano direi assai spesso, fanno le multe per divieto di sosta ovunque, come se fossero pubblici ufficiali".

Capire chi ha firmato il verbale (e se aveva l'autorità per farlo) è possibile e Baldelli ci spiega come: "Nel foglietto di notifica, ammesso che uno lo trovi e che sia leggibile, di solito c'è scritto chi ha accertato la sanzione.

Inoltre esiste un codice nella notifica che dovrebbe differenziare la multa dell'ausiliare da quella della municipale e il cittadino ha la possibilità di risalire, tramite questo codice, alla figura che ha emesso la multa e così capire se ne aveva il diritto o no".

Cosa fare di fronte a una multa illecita?

Dopo aver appurato l'eventuale illegittimità della sanzione, però, le cose si complicano. Fare ricorso è possibile, ma, al momento, è poco conveniente.

"Il business di queste multe - dichiara il deputato di Forza Italia - si fonda tutto sul fatto che quasi mai al cittadino conviene impugnare una multa da 50 euro davanti al Giudice di pace, perché deve versare 43 euro di contributo unificato a fondo perduto e in più, se perde, deve anche pagare la multa raddoppiata. In pratica: fai prima a pagare la multa subito, con lo sconto del 30%, che a fare ricorso, rischiando di pagare circa tre volte tanto.

Prendiamo il caso di Milano. Ogni anno su 700.000 multe fatte per divieto di sosta dagli ausiliari Atm circa la metà sarebbero illegali, ma quasi tutti le pagano perché nessuno vuole mettersi nelle condizioni di pagarla il doppio o di perdere tempo e denaro in eventuali cause che vanno avanti per mesi".

Questo fenomeno accade perché i Comuni hanno sostanzialmente bisogno di far cassa e quindi oltre alle addizionali e alle tasse utilizzano lo strumento delle multe. 

La proposta di legge

"A livello legislativo - prosegue l'Onorevole Baldelli - io ho fatto una proposta di legge (n.680/2018) che stabilisce in maniera chiara e netta un concetto che la Cassazione ha già ribadito più volte e cioè che gli ausiliari privati della sosta e del traffico non possono fare multe fuori dalle zone di loro competenza.

Questa proposta, se divenisse legge, farebbe sì che finalmente si abbia una norma certa in merito a obblighi e competenze e che, soprattutto, si ponga fine a fenomeni di Comuni che, pur di portarsi a casa dei soldi, chiudano un occhio su comportamenti che sono illegali".

E poi aggiunge: "Io sono d’accordo sul combattere la sosta selvaggia, ma questo non può giustificare la multa selvaggia e illegale protetta dalle amministrazioni che fanno cassa si perde di credibilità".

Dove finiscono i soldi delle multe?

E poi c'è il problema della destinazione degli introiti derivanti dal pagamento delle multe e della mancanza di trasparenza delle amministrazioni locali in merito.

Ancora Baldelli, che da anni studia il fenomeno e se ne occupa in Parlamento, spiega come andrebbero, secondo quanto prevede il Codice della strada, ripartiti i proventi della multe. 

"Il codice della strada - dice - prevede che la metà del totale degli incassi che derivano dalle multe normali e il 100% dei proventi di competenza delle amministrazioni accertanti che arrivino dalle multe degli autovelox vengano destinati alla manutenzione e alla sicurezza stradale; solo che è vero che i Comuni li mettono a bilancio, ma è vero anche che nessuno controlla come poi vengono spesi. Si parla di oltre un miliardo e mezzo l’anno più tutto il denaro che proviene dalle cartelle esattoriali".

E poi il deputato forzista sottolinea: "Su 8.000 comuni in Italia meno di 300 consegnano il report al Ministero dei Trasporti e a quello dell'Interno su quanti soldi entrino complessivamente dalle multe e quanti da multe da autovelox e sarebbero obbligati a farlo. C’è un clima se non d’illegalità diffusa in merito, per lo meno di mancanza di trasparenza."

Loro, i Comuni, dicono che non lo fanno perché il modulo telematico con cui dovrebbe avvenire la comunicazione non è mai stato approvato in conferenza Stato-Regioni, però l’obbligo sussiste lo stesso. Per cui solo 300 comuni su ottomila adempiono a un obbligo previsto dal Codice della strada, meno del 5%. Lo stesso Codice della strada che stabilisce una multa se si passa col semaforo rosso, obbliga i Comuni a mandare al Ministero dei Trasporti e dell’Interno il report di quanti soldi incassano con le multe, ma chi controlla?".

Non solo ausiliari

Se la questione degli ausiliari del traffico è centrale quando si parla di sanzioni illecitamente applicate non ci si riferisce solo al lavoro di questa categoria di dipendenti privati.

Altri tipi di multe, infatti, possono essere ipoteticamente impugnabili e oggetto di un rimborso. "Oltre alle multe illecite fatte dagli ausiliari privati - illustra il vicepresidente dei deputati azzurri - esistono altre multe che possono essere impugnate.

Per esempio quelle dei semafori rossi che non hanno un giallo sufficientemente lungo o quelle che arrivano da autovelox non segnalati bene o nascosti.

Poi c’è la questione delle zone Ztl, soprattutto nei Comuni ad alta densità turistica. Spesso le aree non sono segnalate abbastanza chiaramente e le diciture possono trarre in inganno.

Un turista americano a Firenze, per esempio, vede la zona Ztl; non conosce la strada e legge: Gate openche significa, in italiano, Varco attivo. Per te che sei inglese Gate open vuol dire che poi entrare, no? E invece no.

Così può capitare a un automobilista di perdersi in una città che non conosce e passare per 2 o 3 volte in pochi minuti dentro lo stesso varco. Gli arriveranno 2 o 3 multe che dovrà pagare, perché viene considerata reiterazione della medesima infrazione del Codice della strada.

Sarebbe interesse dei Comuni correggere le storture con segnali chiari, superando situazioni ambigue, spesso al confine con la legalità, come avvenne col famoso caso, anche quello portato da me in Parlamento, di Via di Portonaccio a Roma, con una telecamera su una preferenziale, che fece fare 130.000 multe in due mesi, per oltre 20 milioni di euro".

E poi conclude Baldelli: "I Comuni devono avere la possibilità di vivere e finanziare le tante iniziative lodevoli che le amministrazioni locali fanno a vantaggio dei cittadini. Ritengo che lo Stato centrale dovrebbe farsi carico delle loro difficoltà e sostenerli, ma anche pretendere in cambio correttezza e trasparenza sulle le multe che devono servire a regolare la convivenza dei cittadini, non a usarli come bancomat".

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Barbara Massaro