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(Ansa)
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Nascita, regole, dinamiche della baby gang in Italia, soprattutto straniere

Lo stupro della 13enne di Catania porta alla luce una piaga che sta esplodendo

Nelle ultime 48 ore, la crescente presenza delle baby gang ha scosso le città di Palermo, Roma e Torino, con tre nuovi casi di violenza che mettono in luce l'escalation di un fenomeno ormai fuori controllo. Tre città con contesti e storie diverse dove la sicurezza è stata minacciata da gruppi di adolescenti coinvolti in attività criminali. Le baby gang, che colpiscono sempre più spesso individui vulnerabili, siano essi giovani o anziani rappresentano un fenomeno in continua evoluzione difficile da arginare.

«Oggi si sente spesso nei media parlare di "baby gang" o di bande giovanili. Spesso sono gruppi improvvisati che nascono e si sciolgono in pochi mesi, alla cui base c'è una forte rabbia verso la società, un'ostilità e un disagio irrefrenabile» commenta Simone Feder scrittore educatore e psicologo, è coordinatore dell’area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia.

Chi sono?

«I componenti di queste bande, o quanto meno il loro nucleo iniziale, provengono prevalentemente da contesti e situazioni sociali disagiati, soggetti che non si considerano problematici; sempre più spesso, però, questi gruppi sono completati da giovani di buona famiglia, benestanti, che cercano la microcriminalità, le aggressioni in branco perché annoiati dal benessere e dalla vita comoda. Siamo arrivati a un punto di non ritorno: cerchiamo di mettere cerotti e questi adolescenti continuano a sfidare le autorità, nutrendo così il loro senso di onnipotenza, incuranti delle conseguenze, che spesso non arrivano, e privi di qualunque limite. Sono adolescenti che mancano di risorse interne per affrontare la vita, non hanno stimoli, ideali, ideologie, qualcosa in cui credere e, qualche volta, anche qualcosa da fare. Spesso sono giovani che passano le giornate girovagando senza uno scopo. Ragazzi che faticano a "sentire" il loro mondo emozionale e di conseguenza, a percepire il mondo dell'altro».

Cosa può dirci dell’impatto dei giovani extracomunitari nel contesto delle baby gang?

«Il contesto delle baby gang non ha confini e riguarda tutte le nazionalità tuttavia gli adolescenti extracomunitari hanno una maggiore vulnerabilità a commettere reati. Ad esempio quello che è accaduto in Sicilia e coinvolge un gruppo di egiziani ci fa capire come il problema dell’integrazione dei minori non accompagnati deve essere affrontato in un’ottica preventiva. Queste persone spesso sono più suscettibili, basta un niente per fargli esplodere perché più degli altri hanno la percezione di non essere accettati.Inoltre bisogna considerare che in alcune culture la donna è considerata un po’ meno dell’uomo, per questo andrebbero accompagnati nel modo giusto all’interno della nostra società perché è difficile rieducarli, senza un progetto, hanno schemi mentali troppi granitici. Ho seguito molti di loro anche nel mondo dell’uso delle sostanze stupefacenti non si riesce a fare un progetto rieducativo, un percorso che li coinvolga, sono restii rispetto agli altri minori».

Quali sono i tipi di reati che commettono?

«Tra le espressioni attraverso le quali spesso manifestano la loro criminalità troviamo furti, scippi, rapine, estorsioni, atti di vandalismo, violenza contro le persone, stupri di gruppo, spaccio e uso di sostanze stupefacenti. Per diffondere queste loro gesta in rete e per cercare la popolarità, utilizzano i loro canali social, creando contenuti sul web che non fanno altro che fungere da rinforzo e condivisione delle loro condotte delinquenziali».

Quali sono i modelli a cui si ispirano?

«Ricalcano modelli aggressivi forniti dagli adulti, ripresi continuamente da telegiornali, fiction, film e serie televisive, che hanno drasticamente abbassato il livello di percezione dell'illecito e la percezione della gravità di ciò che è reato nei giovani. Non dimentichiamo poi la colonna sonora delle loro giornate, canzoni e 'idoli' che continuamente propongono ai giovanissimi stili di vita al limite, spesso oltre, con il solo scopo di dimostrare di essere contro un sistema pieno di contraddizioni».

Che ruolo ha la famiglia?

«La famiglia rappresenta la principale incubatrice di futuri baby criminali; la disattenzione dei genitori, i mille impegni quotidiani, un controllo asfissiante e troppo serrato, un permissivismo eccessivo, possono provocare reazioni violente e di ribellione all'interno dell'ambiente domestico o all'esterno».

Quali sono le misure da adottare ?

«È fondamentale essere persone attente, presenti e disponibili. Dobbiamo portare i giovani a vivere esperienze positive, attività che permettano loro di "essere e sentirsi altro". Spesso sono adolescenti che hanno bisogno, come l'aria, di sentire che fare qualcosa di bello e di buono è una valida alternativa, un'opportunità che gratifica. I giovani sporcandosi le mani in esperienze concrete di bene, di aiuto e di volontariato, sono certi, diventeranno maturi e responsabili. Mai come oggi come adulti dobbiamo stare nelle periferie e cercare di seminare e costruire esperienze. Quelle esperienze che permettano di intravvedere possibilità di cambiamento a chi vive una situazione dove manca la percezione di poter "essere di più". La presenza di adulti significativi come genitori, educatori, insegnanti, allenatori, è importantissima per i giovani. Avere al proprio fianco maestri e testimoni di vita è una "condizione" fondamentale perché nasca nel giovane il desiderio di seguire un cammino educativo e preventivo sul male. Esserci in questo percorso lo aiuta a costruirsi dei modelli di buona condotta e di significatività. La superficialità e la banalità del male del "bullo di turno" si educa e si previene solo con una proposta di bene, perché in tutti, anche nel ragazzo più difficile, c'è una parte bella nascosta che può rendere migliore la sua vita. L'educazione esperienziale e la cultura sono le nostre uniche armi preventive e come tali devono essere proposte e coltivate senza sosta».

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Linda Di Benedetto