Stoltenberg, un uomo del KGB a capo della Nato
Ecco chi è il nuovo segretario generale dell'Alleanza atlantica voluto da Obama. Informatore dei servizi russi, viscerale anti-americano e pacifista, prende il posto di Rasmussen
Dimmi chi segui e ti dirò chi sei. Nell'era dei social network seguiamo tutti qualcuno e siamo seguiti. Chi più, chi meno, ma ormai le dichiarazioni ufficiali dei leader mondiali appaiono prima in 140 caratteri su Twitter e poi nei comunicati ufficiali. L'uomo più twittato del pianeta è Barack Obama. Secondo una recente ricerca , il presidente Usa (@BarackObama) è il capo di Stato più seguito nel mondo, con più di 40 milioni di followers.
Però, mentre circa un terzo dei leader mondiali segue Obama, lui fa il prezioso e sceglie di seguire solo due "colleghi". Niente Putin (quello nemmeno twitta) o Lavrov (potente ministro degli Esteri a Mosca), ma bensì Dmitri Medvedev (il premier russo prossimo alla defenestrazione e che vale quanto il due di coppe, tenuto ancora lì da zar Putin solo per non creare ulteriore destabilizzazione durante la crisi ucraina) e Jens Stoltenberg, 55 anni ed ex premier norvegese, che è stato appena eletto segretario generale della NATO. Una mossa a sorpresa di Barack Obama, che ha trovato il pieno sostegno di Angela Merkel e David Cameron.
Ma, spulciando Twitter in realtà il cambio di fronte del presidente Usa - che negli ultimi due anni nonaveva sollevato alcuna perplessità sulla candidatura dell'italiano Franco Frattini alla testa dell'Alleanza atlantica - non è una sorpresa. Sul web si trovano molte foto di Obama e Stoltenberg insieme e con le rispettive consorti. Tutti insieme appassionatamente, insomma. Sono amici, e su questo nulla da dire. Ma è curioso che il presidente americano proponga alla testa della NATO un ex agente del KGB, i servizi segreti russi.
Jens Stoltenberg, nome in codice Steklov. Nel 2000 esplode il caso in Norvegia . Il nome dell'allora premier laburista dalle radici marxiste-leniniste, agli inizi degli anni '90 salta fuori nei file dei servizi segreti russi, come "collaboratore" di un alto funzionario. Un informatore del Cremlino, insomma, così importante da avere anche un nome in codice. La notizia viene confermata dai servizi norvegesi, che però sottolineano che "Stoltenberg (Steklov) non ha fatto nulla di male" e che "non ha passato alcuna informazione sensibile ai russi". Se lo dicono loro, allora possiamo dormire sonni tranquilli.
Per parte sua, "l'agente Steklov" minimizza, e dice che all'epoca era normale per giovani politici avere contatti con il KGB. Soprattutto per i giovani politici marxisti-leninisti, questo è poco ma sicuro. Ma l'amicizia tra Obama e Stoltenberg incuriosisce ancora di più quando emerge il feroce spirito anti-americano dell'ex premier norvegese. E' il Wall Street Journal (quotidiano solitamente filo-istituzionale) a esprimere le sue forti perplessità su Stoltenberg alla NATO.
"Il suo radicalismo rappresenta già una nota rossa", scrive il quotidiano di Wall Street. "Durante il suo mandato come ministro dell'Industria e dell'Energia nel 1995 partecipò a una maratona ciclistica da Oslo a Parigi per protestare contro i test nucleari francesi". A questo si potrebbe obiettare che molti cinquantenni di oggi da giovani hanno avuto posizioni più radicali, ma - scrive sempre il WSJ - le posizioni estremiste di Stoltenberg si sono sì annacquate negli anni, ma non sono scomparse del tutto.
Un esempio su tutti è quello che accade nel 2006, durante il suo secondo mandato come premier. Stoltenberg ordina ai fondi pensione norvegesi di disinvestire da tre compagnie americane, la Boeing, la Northrop Grumman e la Honeywell, perché queste società sono colpevoli di "sostenere la produzione di armi nucleari". Nell'occasione, l'ex premier dichiara che "Il cento per cento delle società colpevoli di serie e sistematiche violazioni dei diritti umani sono americane".
Queste parole fanno andare su tutte le furie Washington e l'ambasciatore Usa a Oslo ribatte duramente, rispondendo a Stoltenberg che "sicuramente tra i 4.000 fondi pensione al mondo è irragionevole credere che gli unici a tenere comportamenti non etici siano quelli americani".
Ma oggi il vento è cambiato e il radical-laburista-post marxista Stoltenberg è pappa e ciccia con gli Obamas e, ironia della sorte, da pacifista senza se e senza ma si ritrova a guidare la NATO. Si intende, un (ex) pacifista molto pratico, dal momento che pare non abbia sollevato alcuna obiezione alla sua candidatura calata dall'alto da Washington. Chissà se arriverà in bicicletta anche da Oslo al quartier generale di Bruxelles. Sarebbe un bel colpo di scena pure questo.
Insomma, da oggi abbiamo un segretario generale dell'Alleanza Atlantica che è un misto tra un fricchettone americano degli anni '60 (make love not war) e un collaboratore del KGB, con cadute di stile dal sapore fantozziano, come quando nel 2013 organizzò una finta corsa in taxi per fare il premier pop, e poi si scoprì che era tutta una bufala e che i clienti erano stati scelti ad hoc per recitare nel corto promozionale del premier, poi trombato alle elezioni per il suo terzo mandato.
Con le enormi sfide che si prospettano all'orizzonte della NATO, tra rigurgiti delle Primavere arabe, terrorismo e varie ed eventuali instabilità dal Medio Oriente all'Ucraina, siamo così sicuri che avere un finto tassinaro alla guida dell'Alleanza atlantica sia la cosa giusta?