New Orleans: 300 anni per la città di jazz, tempeste e rinascita - Foto
"Resilienza" è la parola che caratterizza il centro sorto sul Mississippi, un crogiolo di culture diverse che ne fanno la sua affascinante unicità
Sul delta paludoso del fiume Mississippi, 300 anni fa, nel 1718, l'esploratore transalpino nato in Canada Jean-Baptiste Le Moyne de Bienville sceglieva di fondare una colonia francese, Nouvelle-Orléans, in onore del Duca di Orléans, oggi la ridente città di New Orleans.
Centro principale dello Stato della Louisiana, nel corso dei secoli New Orleans è diventata un incontro di culture diverse, eventi storici turbolenti, inondazioni, tempeste, rinascita. E oggi festeggia i tre secoli di vita, a suon di jazz, mostre, sfilate per le strade, piatti creoli, mentre per le vie campeggiano cartelli con su scritto "300".
Un passato turbolento di insurrezioni e uragani
Governata da tre Paesi diversi in meno di un secolo, Francia, Spagna e America (è diventata terra degli Stati Uniti nel 1803 come parte dell'acquisto della Louisiana), New Orleans si è riempita e screziata di immigrati caraibici, europei e africani, che costituiscono ancora oggi il fulcro di una multirazzialità stimolante e fascinosa, che ne fanno la sua unicità.
È sopravvissuta a epidemie di febbre gialla, a insurrezioni dei schiavi, a inondazioni del Mississippi, a un uragano sfiancante dopo l'altro. L'ultimo è stato l'uragano Katrina, che nel 2005 ha sommerso d'acqua l'80% dell'abitato e ha causato circa 1.400 morti, minacciando l'esistenza stessa della città. Ma "resilienza" è la parola d'ordine di New Orleans.
Nel corso del XIX secolo New Orleans è diventata una città dalla florida attività commerciale, grazie ai trasporti lungo il Mississippi. Traeva guadagni dal cotone, dalla schiavitù, dalle banche e dai traffici fluviali. "Nel 1840 New Orleans era il terzo più grande centro bancario negli Stati Uniti, dietro solo a New York e Baltimora", ha detto a Usa Today lo storico Lawrence Powell.
L'unicità dell'incontro di culture
Dai coloni spagnoli agli immigrati siciliani ai senegalesi, ogni nuova ondata migratoria ha portato in città un particolare stile musicale, un cibo, una tendenza architettonica. È da coloni spagnoli tra fine XVIII e inizio XIX che nacque la jambalaya, ovvero un piatto creolo che è una paella rivisitata con gli ingredienti del posto. E furono sempre gli spagnoli a riempire il Quartiere Francese, il quartiere più antico della città, di case decorate con balconi in ferro battuto e corti interne, più simili alle case dell'Avana e di Siviglia che a qualsiasi altro stile visto negli Stati Uniti.
E poi dice New Orleans e non puoi non pensare al jazz che, dalle piantagioni, proprio nella città della Louisiana ha visto i natali negli gli anni Venti come conforto dell'anima degli schiavi afroamericani.
Cos'è New Orleans oggi? Per dirla con una battuta del film Una canzone per Bobby Long (2004), "New Orleans è una sirena, tentatrice, un posto da favola, un'illusione".