Nigeria, liberate 21 ragazze rapite da Boko Haram
Molte di loro incinte o con figli. Ben 198 restano ancora nelle mani dell'organizzazione terroristica jihadista sunnita
Delle 219 ragazze della scuola di Chibok rapite due anni fa 21 sono state rilasciate in cambio della liberazione di 4 miliziani islamisti. Catturate in Nigeria, dai jihadisti di Boko Haram, le giovani si troverebbero adesso sotto la custodia dei servizi di sicurezza locali nella città di Maiduguri, nel nord-est del Paese.
A riportarlo la Bbc citando fonti ufficiali del governo che spiega che "la liberazione delle studentesse - si legge nel comunicato diffuso - è il risultato dei negoziati avviati tra l'amministrazione e Boko Haram con la mediazione della Croce Rossa Internazionale e il Governo svizzero". Secondo alcune fonti locali "le giovani sono arrivate a Kumshe verso le 3 del mattino, i 4 combattenti di Boko Haram sono arrivati a Banki da Maiduguri su un elicottero dell'esercito, e sono stati condotti a Kumshe su veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr)".
Violenza che si aggiunge alla violenza. "La maggior parte delle liceali hanno dei bimbi" scrive ancora la Bbc citando alcuni funzionari della sicurezza, senza fornire ulteriori dettagli. "Tutte le ragazze, tranne 3 avevano dei bimbi", ha aggiunto l'Ap, citando una fonte che ha visto le giovani. Il quotidiano nigeriano Daily Post citando altre fonti ha invece scritto che "ci sono indicazioni che la maggior parte delle 21 ragazze potrebbero essere incinte". Ma il giornale precisa di non essere in grado di verificare la notizia
Le studentesse, di cui ancora non è stata divulgata l'identitaà, sono ora in viaggio verso Abuja. La notizia della liberazione è stata confermata dal portavoce presidenziale, Garba Shehu, che ha sottolineato il ruolo di facilitatori assunto dal "Cicr e dal governo svizzero", senza però citare nessuno scambio di prigionieri.
Il rapimento di massa è balzato immediatamente agli onori della cronaca, suscitando un'ondata di sdegno e dando vita a un movimento internazionale "#Bringbackourgirls", sostenuto da celebrità ed esponenti internazionali come la First Lady americana, Michelle Obama.
All'inizio di agosto, dopo mesi di silenzio, un gran numero di quelle giovani era apparso in un video dei sequestratori guidati all'epoca da Abubakar Shekau. In quell'occasione, il leader islamista aveva riferito che le ragazze erano state sposate ai suoi combattenti, con la conversione forzata di quelle cristiane, e molte erano rimaste uccise nei raid dell'esercito.
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Poco dopo il governo nigeriano aveva ammesso che c'erano stati diversi negoziati con Boko Haram per la loro liberazione ma che nessuno era andato a buon fine. Da inizio ottobre, le forze armate hanno compiuto raid aerei sulla foresta di Chibok, roccaforte del gruppo, per indebolirlo.
Ma se la liberazione delle ragazze lascia presagire una necessità dei terroristi di risorse, umane e finanziarie, l'attentato avvenuto giusto ieri (12 ottobre) alla stazione di Maiduguri, costato la vita a 8 persone, mostra che non sono disposti a mollare.
Il rapimento delle liceali cristiane risale alla notte tra il 15 e il 16 aprile 2014, quando i miliziani dell'organizzazione terroristica jihadista sunnita diffusa nel nord della Nigeria, fecero irruzione all'interno di una scuola spacciandosi per soldati per poi aprire il fuoco e sequestrare 276 giovani. Di queste 57 riuscirono a sottrarsi agli aguzzini saltando giù dai camion su cui erano state caricate.