Noi olandesi contagiati dal populismo
Il 15 marzo Amsterdam andrà al voto e il partito nazionalista tra i favoriti. Uno studioso in materia spiega come si è arrivati a questo punto
(di Gerrut Voerman, professore all'Università di Groeningen ed esperto di populismo nei Paesi Bassi, autore del libro Populisten in de Polder)
Sono stati la relativa tolleranza e la capacità di negoziazione, sommati al "politicamente corretto" degli anni Settanta, a contribuire alla nascita del populismo. La forte opposizione tra un popolo buono, puro e omogeneo, e le élite moralmente cattive e approfittatrici, definiscono questa semi-ideologia, generalmente mischiata a socialismo, nazionalismo o liberalismo.
Il populismo è comparso nei Paesi Bassi negli anni Ottanta con il partito nazionalista dei Democratici di centro (Cd), anche se talora è erroneamente associato alla nascita, nel '66, del partito dei Democratici 66 (D66). Ciò perché va distinto il populismo dal radicalismo democratico. Entrambi considerano la sovranità popolare come punto di partenza e adottano i medesimi strumenti per contrastare le élite, ma sono agli antipodi per le modalità con le quali si rivolgono al popolo.
Mentre i populisti sostengono di sapere cosa vuole la gente, i partiti tradizionali riconoscono l'impossibilità di soddisfare il volere di un'entità pluralista e non omogenea. I Democratici di centro hanno rappresentato una svolta nel panorama politico degli anni Ottanta. Di pari passo all'aumento degli immigrati, la crisi economica dilagava nel Paese e i Democratici di centro cavalcavano la retorica xenofoba.
Anche se più tardi quell'approccio sarebbe diventato uno dei temi più cari al populismo di destra, a quel tempo affrontare la questione migratoria con toni aggressivi era ancora tabù, perché ricordava gli orrori della Seconda guerra mondiale.
Gli anni Novanta hanno visto crescere due interessanti fenomeni populisti. Da una parte, alcuni piccoli partiti locali antisistema hanno creato il partito dei Paesi Bassi vivibili (Ln) guidato da Pim Fortuyn: un partito populista puro, che si opponeva alle élite e non includeva elementi di socialismo o liberalismo.
Dall'altra parte, in quegli anni si è affermato il Partito socialista (Sp): nato negli anni Settanta come partito maoista, lo Sp è riuscito a conquistare diverse poltrone nei consigli locali, fino a entrare in Parlamento nel '94. Quello stesso anno il Partito laburista ha lavorato a fianco del partito liberal-conservatore Vvd e dei Democratici 66 nella coalizione "viola".
Mentre i laburisti adottavano una politica sempre più centrista (che comprendeva privatizzazioni e deregolamentazioni), lasciando ampio margine a sinistra, i socialisti ne traevano vantaggio. Quando però anch'essi hanno puntato al governo nazionale, hanno abbandonato alcune rivendicazioni populiste (come l'uscita dalla Nato o l'abolizione della monarchia), per timore di scontrarsi con i centristi alla guida del Paese. Nel 2006 erano a un passo da entrare in coalizione, ma ne furono esclusi da alcuni partiti governativi.
Oggi i socialisti sono in balia di una duplice strategia, che tenta di coniugare l'approccio populista antisistema con la volontà di governare. A un certo momento, però, il loro destino ha incrociato quello del leader populista Fortuyn. La sua crescita è avvenuta durante il longevo governo "viola". Ancor adesso quell'esecutivo costituisce un esempio rappresentativo di un sistema conservatore che consente agli stessi partiti di governare indisturbati per anni nell'ambito di grandi coalizioni, mentre favorisce l'ingresso in Parlamento di tanti piccoli partiti grazie a uno sbarramento incredibilmente basso (0,67 per cento).
Fortuyn ha approfittato di tale sistema per attaccare l'élite tradizionale. Ma ha anche tratto grande giovamento dal graduale allontanamento dei laburisti dalla classe lavoratrice, che si è poi sentita tradita dal loro cambio di rotta. A ciò si è aggiunto l'avvento della globalizzazione, dell'europeizzazione e del flusso d'immigrati dall'ex Jugoslavia.
Il successo politico di Fortuyn ha rappresentato uno spartiacque: per la prima volta, qualcuno ha avuto il coraggio di rigettare in toto l'idea del politicamente corretto. Omosessuale e dandy, Fortuyn ha lasciato il marchio per la rapidità con cui è riuscito a ottenere un vasto supporto popolare, pur restando estraneo alla politica tradizionale.
È stato il primo a parlare di chiuderei confini nazionali e di Islam come "ideologia arretrata", ma non si è spinto così in là (come invece ha fatto l'attuale leader del Partito populista della libertà, Geert Wilders) da paragonarlo al nazismo. Prima del 2001 criticare apertamente l'Islam nei Paesi Bassi non era ben visto e, nonostante il disagio espresso dalle classi disagiate sugli immigrati (accusati di rubare posti di lavoro e benefici sociali), alcuni temi erano taciuti.
L'11 settembre ha cambiato tutto. Ma Fortuyn, ammazzato il 6 maggio 2002 da un animalista, ha abbandonato la scena troppo presto per vederne i risultati. Dal punto di vista socioeconomico, molte persone si sentivano già prima minacciate dalle ondate di migranti, ma gli attacchi terroristici di matrice islamica hanno rappresentato una travolgente svolta culturale, abbattendo qualunque correttezza formale, puntando sul divario noi-loro e facilitando così la crescita del populismo di destra.
Nel 2004 Geert Wilders ha abbandonato il Partito del Popolo per la Libertà e la Democrazia per via delle sue posizioni radicali sull'Islam, fondando il Pvv. Gli attacchi islamici sono stati seguiti dall'allargamento Ue nell'Europa centrale e orientale, portando all'esodo di forza lavoro verso i Paesi Bassi. A questo si è aggiunta la crisi economica del 2008. Anche se oggi l'economia è di nuovo fiorente, non vuol dire che il governo liberal-laburista non sia in difficoltà.
Come nel 2002, quando il governo viola ha perso molti consensi pur contando su una solida economia, così la causa del dissenso odierno non è economica ma ha a che fare con l'identitàe la cultura. Il generale successo del Pvv di Wilders è dovuto al saper combinare l'allarmismo nei confronti della presunta islamizzazione del Paese, al divario tra chi merita le agevolazioni statali (cioè i nativi olandesi degli anni '50 e '60 ora anziani, malati o in pensione) e chi non li merita o gli immigrati.
A meno di una settimana dalle elezioni parlamentari, i risultati sono ancora imprevedibili. Ciò che fa riflettere però è che, a causa del populismo, oggi nei Paesi Bassi sta scomparendo l'arte del compromesso e la retorica politica sta diventando sempre più aggressiva. E mentre lo stato di diritto è regolarmente messo in discussione, i partiti tradizionali stanno virando pericolosamente a destra. (testo raccolto da Eleonora Vio)