La nuova legge elettorale è già (quasi) morta
Caos alla Camera e "giallo del tabellone" su un emendamento approvato contro il parere della maggioranza che appoggia la riforma. Scambi di accuse Pd e M5S
La nuova legge elettorale sul modello tedesco (ribattezzata il Fianum), che sembrava avere notevoli possibilità di essere approvata dal Parlamento, ha subito una brusca e pericolosa battuta d’arresto.
Ora deve tornare in Commissione affari costituzionali.
Il relatore Emanuele Fiano del Pd ha addirittura detto che è morta, dopo che giovedì mattina i franchi tiratori alla Camera hanno votato in maniera difforme dal patto previsto fra i quattro partiti che sostenevano il testo uscito dalla Commissione affari costituzionali (Pd-Fi-M5s-Lega). Fiano ha accusato i Cinquestelle che però ribaltano sul Pd la responsabilità del fallimento.
I #cinquestelle fanno fallire la #LeggeElettorale. Per pochi secondi il voto è stato palese, loro hanno votato a favore questa è la prova. pic.twitter.com/wKcz78gTES
Emanuele Fiano (@emanuelefiano) 8 giugno 2017
Cosa è successo a Montecitorio
È stato un emendamento presentato dalla deputata di Forza Italia Micaela Biancofiore a far saltare il tavolo.
Il Pd e l’intera commissione erano contrari all’emendamento che elimina i collegi maggioritari che la legge elettorale manteneva in Trentino Alto Adige, introducendo nella Regione a Statuto speciale il riparto proporzionale dei collegi, come il Fianum fa per il resto del territorio nazionale.
Il tabellone
Invece l’emendamento è stato approvato, ed è cominciato lo scambio di accuse. Il tutto reso quasi comico dalla faccenda del tabellone delle votazioni.
Boldrini, presidente della Camera, indice la votazione dicendo che è a “scrutinio segreto”. Sul tabellone non spuntano però le palline tutte azzurre, cosa che accade appunto quando le votazioni sono segrete e non deve essere individuato il voto di ciascun deputato.
Appaiono invece le palline rosse e verdi, come nei voti palesi. Si vedono voti favorevoli fra i deputati del Pd, di Forza Italia e del M5S.
Via libera alle polemiche.