A Cerveteri il "Grande Fratello" d'Italia
Un PRISM anche in Italia? La storia della stazione di ascolto segreta nel nostro Paese - Tutto sullo scandalo Datagate
(by LookOut News )
Ultimamente, si fa un gran parlare d’intercettazioni e spionaggio. Un vociare confuso e sommesso, diventato sempre più assordante da quando Edward Snowden ha “rivelato” che il governo degli Stati Uniti ascolta e vede tutto quello che percorre tanto l’etere quanto le fibre ottiche, grazie al programma di sorveglianza PRISM, gestito dalla National Security Agency (NSA). Tutto questo, oltre a creare speculazioni di genere, ha alimentato paure e sospetti anche nei cittadini italiani, i quali temono adesso di non godere più della piena libertà e di non possedere alcuna garanzia di privacy. Non è così.
In Italia esiste effettivamente un “Grande Fratello” capace di ascoltare ogni comunicazione pubblica e privata e in grado di intercettare mail, fax, telefonia mobile e fissa: si chiama ECHELON. Vi dice qualcosa? Sì, è lo stesso nome del ben più ampio programma d’intercettazione mondiale messo in piedi dagli Stati Uniti e dal Regno Unito già nel primo dopoguerra, che portò alla progressiva creazione di un sistema di respiro mondiale, basato su stazioni di ascolto posizionate in diversi angoli della terra, in grado di garantire un’adeguata copertura satellitare e l’ascolto di ogni parola scritta o pronunciata in tutto il globo.
ECHELON è il progenitore di PRIMS, che ne rappresenta solo l’evoluzione tecnologica, e sta ad ECHELON come il cellulare sta al telefono fisso. Ma il punto è che il sistema è tuttora attivissimo, anche in Italia. Il nostro Paese, infatti, aderisce - sotto segreto di Stato - al programma ECHELON attraverso la base di ascolto di Cerveteri, in provincia di Roma, dove una stazione orientabile collegata a numerosi satelliti spia USA può teoricamente intercettare le comunicazioni di qualsiasi cittadino.
La base di Cerveteri è gestita ovviamente da personale militare e le operazioni d’intercettazione sono coordinate dall’Aise, il servizio segreto di sicurezza esterna, ex SISMI. Qui lavorano almeno trecento persone, tra personale militare, civile e contrattisti, tra i quali soprattutto informatici e traduttori. Questi ultimi, in particolare, sono il fiore all’occhiello di ECHELON Italia e il fatto che una delle sezioni più sviluppate sia proprio il reparto traduzioni chiarisce gli scopi per i quali la base in provincia di Roma è predisposta: l’ascolto delle reti diplomatiche.
Cerveteri, infatti, è adibito a monitorare soprattutto le trasmissioni delle sedi diplomatiche estere grazie a sistemi crypto, ovvero sofisticati software crittografici e di decrittazione, programmati in funzione sia attiva sia difensiva. Scopo ultimo è, infatti, provvedere a intercettare conversazioni specifiche e accuratamente selezionate, a scopi politici. E non, come verrebbe da credere, a scopi archivistici per catalogare le conversazioni degli italiani. Oltre alle apparecchiature di ascolto, il centro ECHELON Italia riceve - questo sì - la massa di notizie provenienti dall’NSA riguardanti soprattutto il nostro Paese, per vagliarle e analizzarle.
Insomma, nessuna dietrologia e nessun mistero: se è vero che simili operazioni coperte servono anche a bypassare le normali procedure d’intercettazione previste dalla legge italiana (il cui iter renderebbe l’intercettazione difficilmente fruibile) è altrettanto vero che nessuno nel nostro Paese - né Cerveteri né altri - ha come obiettivo intercettazioni di massa, né tantomeno i militari sono là per monitorare le conversazioni di ogni singolo cittadino.
Per un duplice motivo: non solo è vietato dalla legge (nessuna prova a carico ottenuta con simili metodi sarebbe utilizzabile in un tribunale) ma soprattutto il sistema è così costoso che il governo, anche volendo farlo, non disporrebbe neanche lontanamente dei soldi necessari per farlo. Il che autorizza a pensare che quelle operazioni possano essere “commissionate” da attori internazionali per interessi sovranazionali.
Dunque, se teoricamente Cerveteri è capace di intercettare l’intero mondo, le operazioni compiute da ECHELON Italia sono però di tutt’altro stampo: da qui si ascoltavano, ad esempio, le comunicazioni private di Yasser Arafat e le comunicazioni tra funzionari diplomatici e militari durante la guerra dei Balcani. E sempre da qui, su richiesta della Turchia, furono intercettati Abdullah Ocalan e numerosi altri leader del PKK. Così come è stato intercettato l’Imam di Milano, Abu Omar.
In realtà, in Italia un vero “Grande Fratello” c’è, ma non si chiama ECHELON. Si chiama SERPICO e risponde agli ordini di Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate. SERPICO è il sistema informatico che raccoglie, incrocia e monitora tutti i dati dei contribuenti italiani, dai conti correnti bancari e relativi movimenti alla dichiarazione dei redditi. Grazie a SERPICO, un impiegato può sapere tutto sui movimenti di conto corrente di Enrico Letta e Angelino Alfano come di chiunque altro.
Vale la pena ribadire che, nel luglio 2001, la Commissione Europea stilò un report dettagliato su ECHELON che girava intorno alla domanda: “I cittadini dell'UE sono adeguatamente protetti contro i servizi segreti?”. La chiave del report stava tutta nel suo incipit, dove compariva una frase di Giovenale: “Quis custodiet ipsos custodes?” ovvero “Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?”. Questa, lo sottolineiamo, è la madre di tutte le domande, ma non vale solo quando si parla di spionaggio. E se un impiegato infedele dell’Agenzia delle Entrate decidesse di vendere le informazioni a un Paese straniero? Se volesse imitare Edward Snowden? Chi controlla SERPICO in ultima istanza? A chi risponde? Non si sa.