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Omicidio di Roma, cosa c'è nella mente dei killer

Le dichiarazioni shock fatte durante la confessione davanti al pm analizzate da un criminologo

Si sono incolpati l'uno con l'altro Manuel Foffo e Marco Prato. Si sono rimpallati per otto ore, tanto è durato l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, le responsabilità su chi ha inferto il colpo finale al cuore di Luca Varani quella maledetta notte di venerdì 4 marzo. Non solo, si sono accusati a vicenda persino sul ruolo svolto nell’organizzazione del festino dell'orrore avvenuto nell’appartamento del quartiere Collatino, nella periferia romana.

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L'interrogatorio di garanzia per Manuel Foffo e Marco Prato, i due arrestati per l'omicidio del ventitreenne ha permesso agli inquirenti di ricostruire altri terribili momenti di quel massacro anche se sembra ancora lontana, una ricostruzione completa di quanto sia realmente accaduto.

Secondo quanto hanno detto i due assassini davanti al giudice per le indagini preliminari, il contesto in cui si sarebbe consumato l’omicidio è "sessuale" ma sul il movente c’è ancora buio totale: "ancora non è uscito fuori", ha confermato l’avvocato di Foffo. E proprio Foffo ha ribadito che era intenzione dei due "fare del male a qualcuno" ma senza fornire ulteriori chiarimenti sul perché di una scelta tanto folle.

Una lucida follia senza dubbio alimentata (anche) dalla droga. Un fiume di cocaina, quasi 26 grammi, acquistata per 1500-1600 euro e consumata in poco più di 48 ore.

Panorama.it, ha provato ad analizzare con Silvio Ciappi, criminologo e psicoterapeuta, perito e consulente in molti casi di cronaca giudiziaria (attualmente perito nel caso di Veronica Panarello), alcune delle frasi pronunciate da uno dei due assassini nel corso della confessione davanti agli inquirenti.

La volontà di fare male a qualcuno

Foffo: "In passato – ha raccontato al pm Francesco Scavo - avevo avuto un momento in cui avevo l'intenzione di far del male a qualcuno. È rimasto tale e non ho mai pensato che potesse concretizzarsi. Non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto".
È veramente scattato qualcosa nella sua mente oppure è solo l'uso delle droghe?

No. Non è solo l'uso di droghe. Si tratta in casi come questi con buona probabilità di un mix esplosivo di narcisismo patologico e perversione. Purtroppo siamo abituati a concepire il disagio mentale come qualcosa di immediato, visibile. Come se la psichiatria non avesse fatto quel salto di qualità che invece hanno fatto tutte le scienze mediche. La medicina si è evoluta: un tempo si fermava all'osservazione di pustole, piaghe, poi con la scoperta dei virus e dei batteri è andata più a fondo nell'analisi delle malattie. La psichiatria di oggi sembra in alcuni casi essere rimasta lì: grande enfasi a piccoli disturbi della quotidianità (pensiamo a tutto il settore delle disabilità in ambito scolastico) e invece scarsa attenzione a quelle che oggi sono le sindromi più insidiose, narcisismo e psicopatia. Sindromi, silenti, dove gioca un ruolo essenziale anche il contesto, l'attaccamento a modelli disfunzionali, un modello di società e in questo caso una città, come il rapporto Censis ogni anno puntualmente ci testimonia, che sembra essere quella anomica, in rovina, che ben ci descrive Rutilio Namaziano alla fine dell'impero romano, e che partecipa inerme al disfarsi di tutto quel conglomerato ereditario sulla quale si era basato per anni il vivere sociale. Il narcisismo come sappiamo è l'esclusione dell'altro, si nutre del senso di onnipotenza, vive all'insegna del 'ma che ce frega ma che ce 'mporta'. Abolisce il legame con le proprie fragilità e diviene l'ottica indiscussa del dominio, sindrome purtroppo che dilaga in tutte le sfere, anche sociali: narcisisti i giovani assassini, narcisista il contesto. E in casi come questi il narcisismo patologico o maligno come lo definiva Kernberg è di casa. Gli altri sono oggetti da cannibalizzare, da sfruttare. Quando poi al narcisismo si innesta la perversione che è l'amore o seduzione per un oggetto parziale il mix diviene come ho detto esplosivo. La psicopatia e il comportamento violento in molti casi si innesta qui.

La ricerca ossessiva della vittima

La sera di giovedì 3 marzo i due in auto hanno cercato "una persona" da ammazzare. "Quando eravamo in macchina - dice Foffo al pm - non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare male a una persona perché non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato quella persona".
Di persone ne avranno incontrate comunque tante. In realtà doveva avere delle caratteristiche particolari che poi hanno riscontrato in Luca Varani?

No non credo. Lui era solo la vittima più accessibile. Uno che era entrato all'interno del circolo narcisismo-perversione. Certo non poteva accorgersi della portata violenta e assurda del gioco. Questi erano ragazzi della Roma bella, 'ragazzi fatti cor pennello' come dice un celebre stornello. Quando prendono avvio certe cose, nascono come pensieri banali che poi si trasformano in mali banali, cinici, assurdi, fino all'orrore. Banalità del male che come diceva la Arendt significa assenza di pensiero, che significa psicopatia.

Il corpo massacrato dava "fastidio"

"Poi abbiamo preso il cadavere e lo abbiamo buttato sul letto perché dovevano pulire per terra. Gli ho buttato addosso una coperta perché mi faceva impressione a vederlo così conciato". Erano ancora sotto effetto della cocaina, ma Foffo si è reso conto di che cosa aveva fatto oppure no, considerando che ha provato il senso di "repulsione" verso il cadavere massacrato?

È difficile da dire, occorrerebbe in certi casi, capire di più e meglio. Ma credo che in storie così, delle quali mi sono e continuo ad occuparmi a lungo, esista sempre una certa consapevolezza. Ovviamente si tratta di una consapevolezza malata. Frutto della distorsione provocata da i disturbi invisibili della personalità, frutto di quella che io chiamo 'psicopatologia del vuoto'. Il narcisismo è la maschera dietro la quale si cela il nulla. Ecco perché una volta finito il delirio di onnipotenza, questi soggetti si ritrovano vuoti, senza niente dentro. L'anima del narcisista è una terra arida.


Ansa/Facebook Luca Varani
Una foto tratta dal profilo Facebook di Luca Varani, lo studente universitario ucciso in un appartamento nel quartiere Collatino, alla periferia di Roma, probabilmente nella notte tra venerdÏ e sabato, 6 Marzo 2016.

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Nadia Francalacci