Omicidio Varani: Marco Prato si è ucciso in cella
Avrebbe dovuto assistere, domani, all'udienza del processo per il "delitto del Collatino". Avviata un'indagine per istigazione al suicidio
Si è tolto la vita nel carcere di Velletri con un sacchetto di plastica. Marco Prato non ha resistito, domani avrebbe dovuto assistere all’udienza del processo per l’omicidio di Luca Varani.
Intanto, la Procura di Velletri ha avviato un'indagine per istigazione al suicidio. Il procedimento, coordinato dal procuratore Francesco Prete, è contro ignoti.
Non è escluso che andraàa verificare se lo stato di detenzione di Prato fosse compatibile con le sue condizioni psicofisiche.
Il delitto del Collatino, sarà così ricordato il brutale assassinio consumato il 3 marzo 2016 in un appartamento della periferia romana.
- L'INTERVISTA ESCLUSIVA DI PANORAMA: Marco Prato: "Ho lasciato che il massacro si compiesse ma non chiamatemi mostro
Sul luogo del delitto c’era il corpo esanime del 23enne Luca Varani, seviziato e colpito un centinaio di volte, tra martellate e coltellate.
Accusati di omicidio Marco Prato e Manuel Foffo. Quest’ultimo è stato condannato a trent’anni con il rito abbreviato.
Marco aveva scelto invece il procedimento ordinario, convinto di riuscire a dimostrare la propria innocenza nel dibattimento.
Una personalità fragile
A Panorama Prato aveva parlato per la prima e ultima volta dal carcere, con una intervista rilasciata lo scorso marzo. "Io non ho ucciso Luca, non sono stato io a colpirlo con il martello e con i coltelli. La verità è che non ho avuto il coraggio di fermare Manuel, ero succube della sua personalità.
Un ragazzo inquieto, fragile, sconvolto dalla permanenza in carcere che lo aveva reso dipendente dagli psicofarmaci. Viene da chiedersi perché non fosse sottoposto a una sorveglianza speciale, viste le precarie condizioni psicofisiche.
Un agente ha ritrovato il cadavere durante un giro di ispezione, il compagno di cella non si era accorto di nulla. Il pm ha autorizzato la rimozione della salma su cui verrà effettuata l’autopsia.
Sempre a Panorama Prato aveva ammesso il dark side, il lato oscuro della sua personalità: "Gli eccessi di una vita o di una piccola parte di essa mi hanno esposto a qualunque incontro e rischio nella spasmodica ricerca dell’uomo che, come Manuel, suonasse le corde giuste o forse sbagliate". "Ho subito volontariamente tanta violenza - ci aveva raccontato - per assecondare maschi eterosessuali di cui ero invaghito e che mi facevano sentire femminile. Quando particolari così pruriginosi diventano pubblici, sono utili alla coscienza collettiva per puntare il dito anziché guardarsi allo specchio".
Gli avevamo chiesto se avesse ancora qualcosa da dire a Foffo, all’altra metà di un amore malato. "Manuel, abbandona l’odio – aveva risposto - Così come mi hai lasciato andare a morire, ora lasciami vivere e restituisci la verità".
Questa volta nessuno è riuscito a fermarlo nel suo percorso verso la morte. Prato se n’è andato, a trentuno anni, da detenuto in attesa di giudizio.