Omofobia: peggio dell'Italia, solo la Bulgaria
La speciale classifica dei Paesi europei più tolleranti nei confronti dei diritti gay
Non hanno vita facile i tanti gay, lesbiche e trans che vivono in Italia. A dirlo, stavolta, non è una delle associazioni locali che si battono per la causa degli omosessuali nel Belpaese, ma Ilga Europe , un’organizzazione non governativa di Bruxelles che dal 1996 è il portavoce dei diritti LGBTI (Lesbian-Gay-Bisexual-Transgender-Intersex) nel Vecchio Continente.
In vista del 17 maggio (Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia ) l’ong brussellese che rappresenta 408 associazioni sparse in tutta Europa ha pubblicato un rapporto in cui fa il punto sulla legislazione dei singoli Stati in materia di tutela dei diritti di omosessuali e transgender. Dall’indagine “Rainbow Europe” che ha analizzato temi legati alla discriminazione per l’orientamento sessuale, ai crimini legati all’odio, alle politiche in campo familiare, alla limitata libertà di espressione, è emerso che in Europa nessun paese è in grado di garantire al 100 per cento la piena eguaglianza giuridica della comunità LGBTI. "Il pieno rispetto dei diritti umani delle persone LGBTI rimane ancora un’ambizione di lungo termine", ha detto il presidente del board di Ilga, Martin K.I. Christensen, in occasione della presentazione del report.
UK in pole position, Italia in ultima fila
Nonostante tutto, il paese più virtuoso nel garantire le libertà di gay, lesbiche e transgender è la Gran Bretagna. Questo grazie alle innovative politiche che da tempo Londra ha voluto per combattere la discriminazione per l’orientamento sessuale. L’Italia si è invece piazzata al penultimo posto nella graduatoria dell’Ue. A far peggio, per un soffio, solo la Bulgaria. Nello specifico, nella classifica di Ilga Europe il paese di Sua Maestà ha ottenuto un punteggio di 77 punti su cento, mentre l’Italia si è fermata a 19. Il paese balcanico entrato nell’Ue una manciata di anni fa di punti ne ha totalizzati 18. Uno scarto minimo rispetto a noi.
Ma quali sono i motivi che spingono il Belpaese così in basso nel rating della ong di Bruxelles? Panorama.it lo ha chiesto a Juris Lavrikovs, responsabile della comunicazione di Ilga Europe. "Basta guardare ad alcuni aspetti fondamentali, come i riconoscimenti in ambito familiare, le leggi per la protezione contro la discriminazione o le importanti misure per combattere i crimini legati all’odio, per rendersi conto che l’Italia non ha quasi nessuna legge in materia", sentenzia il manager della ong di Bruxelles. "Se non fosse per quel minimo che viene imposto dalle direttive europee, come la tutela sul posto di lavoro, l’Italia sarebbe allo stesso livello di alcuni Stati dell’Europa orientale non certo famosi per il rispetto dei diritti umani", conclude Juris.
Dal rapporto Rainbow Europe (scarica qui il rapporto ) si intuisce quindi che da noi manca una legislazione considerata fondamentale per assicurare il pieno rispetto dei diritti di base della comunità LGBTI.
Qualche esempio di leggi e regolamentazioni lacunose? Il fatto che la nostra Costituzione non nomini esplicitamente l’orientamento sessuale come garanzia di pari diritti tra i cittadini. La mancanza di una legge contro l’omofobia e la transfobia (tema di forte attualità in questi giorni) rappresenta un altro punto a sfavore per il nostro paese. Il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali (diritto al matrimonio, all’adozione, all’assistenza medica in caso di inseminazione artificiale) è poi un argomento che da diverso tempo causa scontri e dibattiti in Parlamento. Proprio su questo tema un mese fa il presidente della Consulta, Franco Gallo, era intervenuto dicendo: <>.
E il resto d’Europa?
Allora, se l’Italia non eccelle, chi si può vantare di garantire il benessere di chi, dal punto di vista sessuale, è un po’ diverso dalla norma? A sorpresa, dopo la Gran Bretagna non vengono i soliti paesi scandinavi, ma, con 67 punti su 100, spicca il Belgio (non a caso un paese governato da un gay dichiarato: Elio di Rupo, un belga di origini italiane, guarda un po’). Il paese che ospita le istituzioni europee ha ottenuto un ottimo rating anche grazie ai programmi locali rivolti ai rifugiati politici che hanno chiesto asilo in quanto vittime di persecuzioni per il loro orientamento sessuale nei loro paesi di origine.
Poi la classifica se la contendono la Svezia, il Portogallo e la Spagna (tutti e tre con 65 punti) e la Francia, a 64. La potente Germania non fa molto, si ferma a 55 punti. Qualche sorpresa viene invece dalla sempre avanzata Finlandia che non va oltre metà classifica (49 punti).
Chi invece non si distingue per tutelare il “diverso dalla norma” sono quei paesi che un tempo stavano aldilà della cortina di ferro, come l’Estonia (29 punti), la Polonia (22), la Lituania (21) e la Lettonia (20).
Se poi abbandoniamo le frontiere dell’Unione europea e guardiamo al Vecchio continente nella sua totalità ci imbattiamo nei soliti luoghi comuni, ma anche in qualche sorpresa. Qualche esempio? La Russia che, ultimissima in assoluto, ha totalizzato 7 punti o la Bielorussia governata col pugno di ferro a soli 14 punti. Paesi questi dove non esistono nemmeno leggi che garantiscano la libertà di espressione o la tutela contro la discriminazione sul posto di lavoro. Una sorpresa arriva invece dalla Croazia. Grazie a una buona legislazione nel campo nella lotta ai crimini legati all’odio e all’omofobia, il paese balcanico che il prossimo anno potrebbe entrare nell’Ue ha ottenuto 48 punti, piazzandosi al di sopra di molti stati che nell’Ue ci sono da parecchio tempo.