Nel baratro di OnlyFans
Dietro le quinte del «social network» dove uomini paganti entrano in contatto con ragazzine disposte a mostrarsi. O di più, come racconta a Panorama una che ci è passata e adesso vuole denunciare: oltre alle moine e al porno, si arriva alla prostituzione
Sono sempre gli stessi miti del capitalismo, soltanto raccontati in modo appena differente per adattarsi allo spirito più fiacco del tempo. La prima sirena dice: ce la puoi fare da solo, puoi costruirti e avere successo. La seconda sussurra: puoi avere tutto, fama e soldi, molto velocemente. Si sa anche che la parte mostruosa della sirena - quella con zanne vampiresche e artigli che straziano - emerge in seguito, di solito quando è tardi. Nel passato remoto la smania veniva paragonata a febbre e spingeva orde di maschi tra i crepacci e nelle foreste alla ricerca dell’oro. Nell’era digitale la miniera è la Rete, e i pericoli appaiono meno mortali. In fondo ci si gioca ancora il corpo: adesso si mette in scena, lo si consegna allo sguardo delle masse e al loro controllo, l’esibizione porta soldi, la biometria aiuta gli audaci, lo sfruttamento viene chiamato libertà, e maggiore libertà la si ottiene se ci si sfrutta da soli. Guai però a farlo notare, altrimenti si passa per bigotti. La regola è «il corpo è mio e lo gestisco io», ma di solito sono altri a gestire e a ricavare una percentuale.
Poiché il sistema di soldi per tutti non ne stampa, e il futuro prevede una riduzione dei posti di lavoro disponibili, tocca inventarsi nuovi spazi di guadagno. Contano poco le competenze, meglio affidarsi al corpo, alla bellezza prima che svanisca. Si mette in vendita online la propria intimità: prostituzione di massa, in fondo. E che si tratti dei social più istituzionali o di OnlyFans, i meccanismi sono i medesimi: per i cosiddetti «creatori di contenuti» e per coloro che quei contenuti li fruiscono. Identiche sono anche le illusioni, identici gli inganni. La promessa è che chiunque, dalla sua cameretta, può filmarsi, pubblicare e fare denaro. Poi si scopre che non funziona così, in realtà. Tocca affidarsi a social media manager. Tocca studiare strategie e investire soldi se si vogliono ottenere visualizzazioni, like e seguito. E, soprattutto, tocca lavorare ma senza alcuna tutela né alcuna garanzia. Da un certo punto di vista OnlyFans è appena più facile. Di soldi se ne fanno di più e più velocemente, a patto di esporsi di più, sempre di più. Ma anche lì, a un certo punto, da soli non si avanza: per aumentare il giro d’affari servono specialisti. Il problema sono le conseguenze.
Fino a poco fa non era difficile leggere sui giornali interviste a ragazzine munite di profilo OnlyFans tutte impegnate a scandire lo stesso copione: «Sono contenta del mio lavoro, mi diverto e guadagno tantissimo, i miei genitori all’inizio erano contrari poi hanno visto quanti soldi incasso e si sono convinti». Troppo simili, quelle storie, per essere vere. Adesso sappiamo che cosa ci sia sotto. Come stiano le cose lo ha raccontato una ragazza giovanissima, appena diciottenne, di nome Francesca, in arte Fralefusa. È apparsa per la prima volta su Rete 4 nel programma di Bianca Berlinguer, È sempre Cartabianca. Con le sue dichiarazioni ha scatenato un putiferio, e molte altre trasmissioni, a partire dalle Iene, hanno approfondito il suo racconto.
A Panorama Francesca parla che sono poco meno delle dieci di mattina, per lei è ancora un’alba avvolta da sbadigli. Racconta dei suoi inizi come se parlasse dell’ultima spesa alla coop. «Ho aperto un profilo su OnlyFans quasi subito dopo aver compiuto 18 anni. All’inizio non vendevo pornografia, ma esclusivamente foto nude e lesbo». Aprire un profilo non è difficile. «Basta iscriversi, dare i documenti fronte-retro e una foto. OnlyFans ovviamente fa una verifica dell’età e accetta il profilo dopo qualche giorno». Il passaggio più difficile per Francesca è stato il riconoscimento facciale: sembrava troppo giovane, e il filtro di OnlyFans la bloccava. Poi, dopo cinque o sei tentativi, tutto si è sistemato. Nei primi mesi, Francesca guadagnava sui 14-15 mila euro. Almeno così dice. Poi, un bel giorno, le è arrivato un messaggio via social dalla compagna di un personaggio del web finora ignoto alle masse ma a quanto pare conosciuto agli addetti ai lavori, tale Ice Boy. Costui sembra che abbia un certo talento come agente di onlyfanser: seleziona le ragazze e le promuove.
Francesca, come tante altre, si è messa a lavorare con lui e in breve tempo la sua vita è cambiata. I contatti e gli introiti sono aumentati, quasi di botto. «Volevo una nuova prospettiva, oltre a guadagnare di più», racconta alternando ingenuità a freddezza da businesswoman. «Stavo cercando di entrare nel mondo dei social, loro avevano molte più conoscenze di me... Mi avevano detto che mi avrebbero creato un personaggio, ma non lo hanno fatto».Quel che hanno fatto, invece, è stato spingerla sempre di più verso il porno, più o meno direttamente. La cosa, in realtà, sulle prime non le dava scompenso. «Non mi creava nessun problema: fin quando le persone le sceglievo io e sapevo che non erano sconosciuti, non mi infastidiva». Poi, però, l’agenzia ha iniziato a spingerla su un sentiero diverso. I partner che Francesca sceglieva non andavano più bene: troppo giovani, pare. Per stimolare gli utenti di OnlyFans serviva qualcosa in più. Occorreva far passare l’idea che le ragazze fossero disponibili non soltanto per i professionisti ma anche per i semplici utenti. Così è arrivato il tempo dei tour, quelli di cui in seguito tutti i giornali hanno parlato. Chinotto tour, Calippo tour, eleganti eufemismi per una trovata fin troppo scontata: giovani ragazze disponibili a fornire prestazioni a fan più fedeli in giro per l’Italia. Le baby celebrità finalmente a disposizione di tutti. Non solo Francesca, anche Ambra, Paolina e altre. A quanto raccontano, i tour li fanno tutte.
«Ho fatto tutti i tipi di tour», racconta Fralefusa. «Il primo è stato il Mucchio Selvaggio tour, che nessuno conosce perché non ha avuto grande visibilità. Ma è andato avanti a lungo: consisteva nel fare delle prestazioni, dei video, con molte persone... nel senso con molti uomini». Già, il senso era chiaro.Ecco come è andata, alla velocità della luce. Francesca ha aperto il profilo, dopo due mesi le è arrivata la proposta dalla agenzia, dopo un mese era già in Romania a vivere a casa di Iceboy, il manager, assieme a un’altra ragazza della scuderia. In poco tempo dalle foto scattate a casa, la neodiciottenne è passata al porno, ai rapporti con sconosciuti e con fan selezionati con metodi prevedibili.
Se le onlyfanser sono spinte ad avere rapporti con persone che non scelgono e magari non gradiscono, i fan vengono illusi di poter entrare in contatto con il loro sogno erotico. In realtà, per lo più, parlano con i chatter, professionisti che rispondono ai messaggi sui profili. Ad alcuni capita davvero di riuscire a partecipare ai tour. Ma solo se pagano, e tanto. Per essere presi in considerazione come candidati devono prima acquistare vari set di video e foto. Poi pagare ancora per una live, una diretta. Alla fine, per aspirare all’ambito incontro servono almeno 1.500 euro, forse più.Come sia andata a finire per Francesca lo ha raccontato Cartabianca: le pressioni continue e gli incontri imposti l’hanno spinta a mollare l’agenzia. Ma la faccenda non è semplice. Lei racconta di aver ricevuto minacce, spiega che i suoi ex «manager» si servono di «hacker per buttarmi giù i profili di continuo». Ha deciso di intraprendere le vie legali e altre ragazze l’hanno seguita ma senza esporsi quanto lei. In tv, Francesca ha dichiarato che agenzie come quelle in cui è incappata lei reclutano anche, e serenamente, ragazze minorenni. In ogni caso, lei non ha alcuna intenzione di cambiare mestiere. Quel che fa le piace, ora che è tornata in Italia e non ha più intermediari si dice soddisfatta, fa tutto volentieri. Spiega: «A volte non mi sembra nemmeno un lavoro». Forse è perché nessuno la sfrutta più. O forse perché sfruttarsi da soli è libertà.