Papa Francesco su Charlie Hebdo: chi insulta la fede "si aspetti un pugno"
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Papa Francesco su Charlie Hebdo: chi insulta la fede "si aspetti un pugno"

Intervistato in aereo, Bergoglio condanna i terroristi ma chiede di rispettare tutte le fedi: "Non provocare. Nella libertà di espressione ci sono limiti"

Oltre tre quarti d’ora di intervista a tutto campo con i giornalisti di tutto il mondo che viaggiano con lui in aereo da Colombo a Manila nel suo intenso viaggio in Estremo Oriente. Francesco appare un po’ stanco per il ritmo intensissimo delle giornate, ma è disponibile e non si sottrae a nessuna domanda. Sebastien Maillard, inviato del quotidiano francese “La Croix”, richiama l’attentato al settimanale satirico Charlie Hebdo e chiede al Papa se, a suo avviso, ci sono dei limiti da porre alla libertà di espressione nel rispetto della libertà religiosa. Francesco risponde senza mezzi termini:

"Credo che la libertà religiosa e la libertà di espressione siano entrambe diritti umani fondamentali. Ognuno ha diritto di praticare la propria religione senza offendere. Non si può fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. Questa è un’aberrazione. D’altra parte ognuno non solo ha la libertà e il diritto, ma anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. Ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente. Ma se il dottor Gasbarri (responsabile dell’organizzazione dei viaggi del Papa, ndr) che è un mio grande amico, dice una parolaccia contro la mia mamma gli aspetta un pugno. È normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la religione degli altri. C’è tanta gente che sparla delle religione, le prende in giro, “giocattolizza” la religione degli altri, questi provocano le persone. Come se il dottor Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C’è un limite. Ogni religione che rispetti la vita e la persona umana ha dignità. E io non posso prenderla in giro. Questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma".

Panorama chiede al Papa se è preoccupato per la sua incolumità e quella dei fedeli che partecipano alle celebrazione, viste le minacce dei terroristi islamici. Bergoglio scherza sulla sua "incoscienza", ma ammette di essere preoccupato per i fedeli e spiega che per questo si tiene in stretto contatto con i responsabili della sicurezza vaticana: "Il miglior modo per rispondere alle minacce è la mitezza: essere mite e umile come il pane, senza fare aggressione. Purtroppo c’è gente che non capisce questo. A me preoccupa la sicurezza dei fedeli, davvero. Di questo ho parlato con i responsabili della sicurezza vaticana. Qui nel volo c’è Giani, incaricato della sicurezza, lui è aggiornato. L’incolumità dei fedeli a me preoccupa abbastanza. Personalmente ho paura? Lei sa che io ho un difetto, una buona dose di incoscienza. Sono incosciente. Alcune volte mi sono chiesto: ma se accadesse a me questo? E ho detto al Signore: ti chiedo solo una grazia, che non mi faccia male perché non sono coraggioso di fronte al dolore, sono molto timoroso. Per il resto: “Speriamo”".

Papa Francesco: "Non si uccide in nome di Dio!"


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Ecco l'intervista integrale del Papa con i giornalisti

Padre Federico Lombardi: "Santo Padre, benvenuto. Grazie di essere con noi. Siamo tutti pronti e in ascolto delle sue parole. E complimenti per la prima parte del viaggio che è stata conclusa così brilantemente. Adesso noi le faremo un certo numero di domande come al solito. Lei quando è stanco e vuole smettere ce lo dice".
Papa Francesco, ridendo: "Sono già stanco adesso".
Padre Lombardi: "Prima di iniziare le chiedo del significato di questa canonizzazione di Giuseppe Vaz, che ha celebrato in Sri Lanka, perché so che ci tiene a parlare anzitutto di questo".
Papa Francesco: "Buongiorno. Queste canonizzazioni sono state fatte con la metodologia che si chiama delle canonizzazioni equipollenti. Si usa quando da tanto tempo un uomo o una donna di fatto sono venerati come santi e non si fa il processo per il miracolo. Sono persone che da secoli sono riconosciute così. Angela da Foligno è stata la prima, poi ho scelto persone che sono state grandi evangelizzatori. Ho cominciato con Pietro Fabre, evangelizzatore dell’Europa, morto si può dire per la strada, evangelizzando a 40 anni. Poi gli evangelizzatori del Canada, Francesco De La Val, Marie de l’Incarnation, questi due sono stati i fondatori del Canada. Poi José de Anchieta, in Brasile, fondatore della città di San Paolo. Josef Vas, evangelizzatore dell’antico Sri Lanka. A settembre farò la canonizzazione di Junipero Serra che è stato evangelizzatore dell’West degli Usa. Sono figure d’accordo con la spiritualità e la teologia dell’Evangelii Gaudium".

Gerard O’Connel (America Magazine) in rappresentanza dei giornalisti di lingua inglese: In questo viaggio vediamo la bellezza e la vulnerabilità della natura nell’isola di Sri Lanka, e nelle Filippine colpite dal disatro naturale del tifone Yolanda. Da un anno studia l’enciclica sull’ambiente. Tre domande. Il cambiamento climatico è dovuto più all’opera dell’uomo, per mancata cura, o alla forza della natura? La sua enciclica quando uscirà? Intende invitare le altre religioni ad affrontare insieme questo tema della tutela dell’ambiente?
In grande parte è l’uomo che “schiaffa” la natura. Noi ci siamo impadroniti della natura, della sorella, della madre terra. Ricordo quello che un vecchio contadino mi ha detto: Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, la natura mai. Se tu la schiaffi, lei ti schiaffa e credo che noi abbiamo sfruttato troppo la natura. Penso alla deforestazione: ricordo che un tempo non capivo bene questo problema quando sentivo parlare i vescovi brasiliani di deforestazione. Poi cinque anni fa con una commissione per i diritti umani ho fatto ricorso alla suprema corte di Argentina per fermare la deforestazione nel nord del Paesi.

Un altro problema è la monocultura: i contadini sanno che se coltivi il granoturco per tre anni, poi devi fare un’altra cultura per un anno per “nitrogenizzare” la terra. Oggi si fa monocoltura di soia. Si coltiva la soia finché la terra si esaurisce. Credo che l’uomo sia andato troppo oltre. Ci sono tante voci che parlano di questo. Vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo che da anni predica su tale argomento. Ho letto tante cose di lui per preparare questa enciclica. Guardini ha una parola che spiega abbastanza tale punto: la prima forma di incultura è quella che noi non recepiamo come cultura, ma la seconda è quando tu fai troppa cultura, cioè ti impadronisci della cultura. A proposito dell’enciclica: la prima bozza l’ha fatta il cardinale Turkson con la sua equipe. Poi io con l’aiuto di alcuni, l’ho presa e ho lavorato su di essa. Quindi con alcuni ne ho fatta una terza. E questa l’ho inviata alla dottrina fede, alla seconda sezione della segreteria di stato e al teologo di casa pontificia perché la studiassero bene e io non dicessi stupidaggini.

Tre settimane fa ho ricevuto le risposte. Alcune sono alte così e ora prenderò una settimana di marzo per finirla. A fine marzo credo che sarà terminata e andrà alle traduzioni. Penso che se il lavoro di traduzioni procede bene, a giugno potrà uscire. È importante che ci sia un po’ di tempo tra l’uscita dell’enciclica e l’incontro a Parigi. L’incontro Perù non è stato granché, mi ha deluso, per mancanza di coraggio. Speriamo che a Parigi siano più coraggiosi. Credo che il dialogo tra le religioni sia importante su questo punto. C’è un sentire comune sull’ambiente. Ne ho parlato con esponenti di altre religioni lo ha fatto e anche altri teologi lo hanno fatto. Non ci sarà dichiarazione comune ma all’enciclica seguiranno certamente degli incontri.

Anna Patricia Hontiveros Pagkalinawan (9TV), in rappresentanza dei giornalisti di lingua filippina: Quale messaggio manda i filippini che non potranno partecipare direttamente al suo incontro?
Rischio di diventare troppo semplice, ma voglio dire che nocciolo del messaggio che desidero portare nelle Filippine: saranno i poveri che vogliono andare avanti, che hanno sofferto il tifone Iolanda e ne soffrono ancora le conseguenze, i poveri che hanno la fede e la speranza. Penso anche ai poveri sfruttati. Quelli che soffrono tante ingiustizia, sociali, spirituali, esistenziali. Andando nelle Filippine penso a loro e al quinto centenario dell’evangelizzazione delle Filippine. L’altro giorno è stata la festività della natività delle Chiese orientali: gli etiopi e i filippini che lavorano a Santa Marta hanno fatto la festa e mi hanno invitato a pranzo. Erano una cinquantina: sono stato con loro e guardavo i dipendenti delle filippine come hanno lasciato la loro patria cercando un benessere per la famiglia. Pensavo alle loro rinunce e alle loro sofferenze.

Juan Vicente Gonzalez Boo (Abc), in rappresentanza dei giornalisti di lingua spagnola: Abbiamo assistito in queste ultime settimane ad attentati suicidi che hanno utilizzato dei bambini. Cosa pensa di questo modo di fare la guerra?
Io credo che dietro ogni attentato suicida c’è qualche squilibrio umano. Non so se mentale ma certamente umano. C’è una persona che non ha equilibrio sul senso della sua vita. Dà la vita ma non la dà bene. C’è tanta gente che lavora, che dà la vita, pensiamo ai missionari, ma la danno per costruire. Nel caso degli attentati suicidi si dà la vita per distruggere. Io ho accompagnato la tesi della licenza in sociologia di un pilota dell’Alitalia sui kamikaze giapponesi: è difficile capire cosa c’è dentro queste persone. Non è una cosa solo dell’Oriente. Ci sono indagini in questo momento su una proposta arrivata in Italia, durante la seconda guerra mondiale sotto il fascismo. Prove non ce ne sono al riguardo ma si investiga in questo. E’ qualcosa di molto collegato ai sistemi totalitari. Il sistema totalitario uccide il futuro e questo non è un problema solo orientale. A questo si aggiunge l’uso dei bambini: i bambini sono sfruttati nel lavoro, come schiavi, anche sessualmente. Anni fa con alcuni membri del senato di Argentina abbiamo proposto una campagna negli hotel più importanti per dire pubblicamente che non si sfruttano i bimbi per i turisti. Non siamo riusciti a farla a causa di tante resistenze nascoste. Era solo una misura preventiva ma non siamo riusciti a metterla in pratica. Quando ero in Germania ricordo che c’era turismo nel sud est asiatico, anche turismo erotico e li c’erano bambini. I bimbi sono sfruttati, il lavoro schiavo dei bambini è terribile.

Ignazio Ingrao (Panorama), in rappresentanza dei giornalisti di lingua italiana: Nel mondo c’è molta preoccupazione per la sua incolumità. Secondo alcuni servizi segreti il Vaticano sarebbe nel mirino dei terroristi islamici. C’è timore anche per i suoi viaggi all’estero. Sappiamo che non vuole rinunciare al contatto diretto con la gente ma ora cambierà i suoi comportamenti? È preoccupato per la sicurezza dei fedeli che partecipano alle sue celebrazioni? In cosa fare per rispondere alle minacce? E, più in generale, come rispondere alle minacce terroristiche?
Sempre il miglior modo per rispondere alle minacce è la mitezza: essere mite e umile come il pane, senza fare aggressione. Io sono qui ma c’è gente che non capisce questo. A me preoccupa la sicurezza dei fedeli, davvero. Di questo ho parlato con la sicurezza vaticana. Qui nel volo c’è Giani, incaricato della sicurezza, lui è aggiornato. Questo a me preoccupa abbastanza. Ho paura? Lei sa che io ho un difetto, una buona dose di incoscienza. Sono incosciente. Alcune volte mi sono chiesto: ma se accadesse a me questo? E ho detto al Signore: ti chiedo solo una grazia, che non mi faccia male perché non sono coraggioso di fronte al dolore, sono molto timoroso. So che sono nelle mani di Dio ma so anche che si prendono delle misure di sicurezza prudenti ma efficaci. Per il resto: speriamo!.

Christoph Schimdt (Cic), in rappresentanza dei giornalisti di lingua tedesca: La sua visita al tempio buddista a Colombo è stata una grande sorpresa. Fino al ventesimo secolo i cristiani dicevano che il buddismo era una truffa e che era la religione del diavolo. Quale sarà il futuro dei rapporti con questa religione?
Il capo del tempio buddista di Colombo è riuscito a farsi invitare dal governo per andare all’aeroporto quando sono arrivato. E’ molto amico dell’arcivescovo, il cardinale Ranjith: mi ha salutato e mi ha invitato a visitare tempio. Ranjith mi ha detto di andare. Quando sono arrivato ho dovuto sospendere l’incontro con i vescovi, perché non stavo bene di salute, ero stanco dopo quei 29 km in mezzo alla gente, ero sudato come uno straccio. Il giorno seguente mentre attendevo di incontrare i vescovi dello Sri Lanka, sono andato a visitare quel tempio. Ci sono le reliquie di Budda e dei suoi discepoli. Per loro sono molto importanti: erano in Inghilterra e sono riusciti a farsele restituire. Il responsabile del centro è venuto all’aeroporto e io sono andato a casa sua. E ieri al Santuario della Madonna di Madhu ho visto una cosa molto importante: non erano tutti cattolici, c’erano anche buddisti, islamici, induisti. Tutti vanno lì a pregare. E dicono che ricevono grazie: c’è nel popolo, nel senso del popolo, qualcosa che li unisce al di là delle differenze religiose. Quel Santuario è cristiano ma è oltre che cristiano perché tutti vogliono andare lì.

Questa testimonianza ieri a Madhu è molto importante e ci fa capire il senso della interreligiosità che si vive nello Sri Lanka. Certo ci sono gruppi fondamentalisti, ma non sono col popolo, sono élites ideologiche. Quando ero bambino, 70 anni fa, si diceva che tutti i protestanti andavano all’infermo e così si diceva anche del buddismo e di tutte le altre religioni. La prima esperienza di ecumenismo l’ho fatta quando avevo 4- 5 anni e andavo per mano a mia nonna. Dall’altra parte della strada venivano le donne dell’esercito della salvezza con il tipico fiocco sul cappello che avevano a quel tempo. Ho chiesto: nonna sono suore? E la nonna mi ha risposto: no sono protestanti ma sono buone. E’ stata la prima volta che ho sentito parlare bene delle persone di un’altra religione. Oggi siamo cresciuti molto nella coscienza del rispetto del dialogo interreligioso. Certo ci sono stati tempi oscuri nella storia della chiesa, dobbiamo dirlo senza vergogna, perché noi siamo nella strada di una conversione continua e questa interreligiosità è una grazia.

Sebastien Maillard (La Croix), in rappresentanza dei giornalisti di lingua francese: In Sri Lanka ha ricordato che la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale, nel rispetto delle diverse religioni. Ma fino a che punto si può arrivare con la libertà di espressione, che anche quella è un diritto umano fondamentale?
Credo che la libertà religiosa e la libertà di espressione siano entrambe diritti umani fondamentali. Ma parliamo chiaro, andiamo all’attentato di Parigi. Non si può nascondere una verità: ognuno ha diritto di praticare la propria religione senza offendere liberamente. Così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio, a noi questo che succede adesso un po’ ci stupisce. Sempre pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto. Pensi alla notte di san Bartolomeo? Come si capisce questo? Anche noi siamo stati peccatori. Ma non si può uccidere in nome di Dio, questa è un’aberrazione. Questo per quanto riguarda libertà di religione.

Passiamo ora alla libertà di espressione: ognuno non solo ha la libertà e il diritto, ma anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. Se pensiamo a un deputato o un senatore: se non dice quello che pensa sia la vera strada da percorrere non collabora al bene comune. C’è l’obbligo di dire apertamente la verità. Ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente. Ma se il dottor Gasbarri (responsabile dell’organizzazione dei viaggi del Papa, ndr) che un mio grande amico, dice una parolaccia contro la mia mamma gli aspetta un pugno. E’ normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la religione degli altri. Papa Benedetto, in un discorso che non ricordo bene dove (a Ratisbona, ndr) aveva parlato di questa mentalità, della metafisica postpositivista che portava a credere che alla fine le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di sottocultura, che sono tollerate, ma sono poca cosa. Non fanno parte della cultura illuminista. E questa è una verità dell’illuminismo. C’è tanta gente che sparla delle religione, le prende in giro, “giocattolizza” la religione degli altri, questi provocano le persone. Come se il dottor Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C’è un limite. Ogni religione che rispetti la vita e la persona umana ha dignità. E io non posso prenderla in giro. Questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma.

Joshua Mcelwee (National Catholic Reporter), in rappresentanza dei giornalisti di lingua inglese: Ha idea di come coinvolgere gli altri leader religiosi per combattere l’estremismo. C’è chi propone, per esempio, un altro incontro ad Assisi, come fece Giovanni Paolo II?
È vero, questa proposta è stata fatta. Ne ho parlato con il cardinale Tauran. So che stanno lavorando su questo. L’inquietudine emersa al riguardo dalle altre religioni è nell’aria. C’è l’intenzione nell’aria di un incontro come questo.

Lynda Jumilla Abalos (Abs Cbn News), in rappresentanza dei giornalisti di lingua filippina: Ha chiesto verità e riconciliazione per lo Sri Lanka dopo il conflitto. Appoggerà la commissione per la verità in Sri Lanka e in altri Paesi dilaniati dai conflitti interni?
Non conosco bene come siano queste commissioni. Ho conosciuto bene quella dell’Argentina e quella l’ho appoggiata. Non le conosco nel concreto. Ma io appoggio gli sforzi per trovare la verità e gli sforzi, non per vendetta ma equilibrati, per aiutare le parti in conflitto a mettersi d’accordo. Ho sentito qualcosa al riguardo da parte del presidente Sri Lanka. Ripeto quello che ho sentito e con cui sono d’accordo: lui mi ha detto che vuole andare avanti nel lavoro di pace e di riconciliazione. E poi ha detto che si deve creare l’armonia nel popolo. L’armonia è più della pace e della riconciliazione. Più bella e anche più musicale, è l’armonia. Poi il presidente è andato avanti con un’altra parola. Ha detto: questa armonia ci darà la felicità e la gioia. Pace, riconciliazione, armonia, felicità e gioia. Sono rimasto stupito e gli ho detto: ma non è facile la quinta parola. Ma lui mi ha risposto: dovremo arrivare al cuore del popolo. Solanto arrivando al cuore del popolo che sa cosa è la sofferenza, che sa cosa sono le ingiustizie, che ha sofferto tante cose nella guerra, soltanto arrivando lì possiamo trovare strade giuste, non compromessi, ma strade giuste per andare avanti. Le commissioni per indagini sulla verità sono degli elementi che possono aiutare. Penso che in Argentina questo ha aiutato. Ma ci sono altri elementi a cui dobbiamo puntare: la pace, la riconciliazione, l’armonia, la felicità e arrivare al cuore del popolo.

Il Papa in aereo verso Manila

Papa Francesco in aereo verso Manila. ANSA/ETTORE FERRARI

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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