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Papa Francesco: chi sono i cardinali che lo accusano di sette eresie

La dura critica dell'alto prelato Raymond Leo Burke che, con altri porporati, punta il dito sulle aperture pastorali alla famiglia da parte del pontefice

Un eretico si aggira tra i Sacri Palazzi del Vaticano e – temono i custodi della Tradizione d'Oltretevere – potrebbe minare alle fondamenta i principi basilari della fede, spaccare il Collegio cardinalizio, gettare nel caos la Chiesa. E non si tratta di un eretico “qualsiasi”, ma nientemeno che papa Francesco in persona.

Quel che è peggio, a formulare un'accusa tanto deleteria e devastante non è un seguace degli ultra tradizionalisti lefebvriani (inossidabili discepoli del vescovo ribelle francese Marcel Lefebvre scomparso nel 1991) o nostalgici conservatori sedevacantisti, secondo i quali dopo Pio XII non ci sono stati più papi legittimi, motivo per cui la sede di Pietro da circa 60 anni sarebbe quindi “vacante”.

Chi accusa e perché papa Francesco

L'accusatore del papa è un cardinale, l'americano Raymond Leo Burke, Patrono del potentissimo Sovrano Militare Ordine di Malta, 70 anni il prossimo 30 giugno, e quindi nel pieno possesso delle sua facoltà operative, avendo davanti a sé ben 10 anni di diritto di voto in futuri Conclavi, a norma del Codice di Diritto Canonico che sancisce che gli elettori del papa devono essere solo cardinali che non abbiano compiuto 80 anni.

Burke lo sa perfettamente, ma non sembra per niente preoccupato di andare incontro a prevedibili sanzioni disciplinari previste, del resto, dalla Penitenzeria apostolica, il dicastero che giudica i peccati commessi da ecclesiastici contro la fede e la persona del Papa. Radicalmente contrario alle aperture di Francesco ai divorziati risposati e alle coppie di fatto insieme ad altri tre cardinali (che con lui su questo tema in una lettera aperta e in un libro hanno avanzato i famosi “Dubia”, dubbi), nei giorni scorsi Burke ha partecipato ad un convegno di nostalgici antibergogliani della “Comunità Amici del cardinal Caffarra” (uno dei firmatari dei Dubia recentemente scomparso), sostenendo che il papa “se continua così” si starebbe pericolosamente avviando verso la strada dell'eresia.

Le "accuse ridicole, ingiuste e fuorvianti"

“Un'accusa ridicola, ingiusta e fuorviante”, controbatte l'arcivescovo Gianfranco Girotti, Reggente emerito della Penitenzeria, stretto collaboratore di Francesco e dei suoi predecessori Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Girotti nota anche che Burke sta agendo “furbescamente senza formulare pienamente le sue tesi accusatorie” verso la persona del Papa, perchè finora si è limitato ad evocare riferimenti storici su possibili interventi “correttivi” che nella Chiesa si potrebbero avviare sulla pastorale pontificia. “Resta comunque la gravità delle sue affermazioni che non fanno certamente bene alla Chiesa e alla famiglia del Sacro Collegio cardinalizio che è la prima struttura che affianca il Santo Padre”, lamentano alla Penitenzeria, dove è prevedibile che sul caso Burke “se non scenderà a più miti consigli qualche cosa si dovrà pur fare”.

Ma ecco cosa il cardinale americano ha sostenuto davanti ad una sparuta platea di antibergogliani in riferimento all'Amoris Laetitie, l'esortazione apostolica di papa Francesco sulle aperture pastorali sulla famiglia. "Come dimostra la storia – la tesi di Burke - è possibile che il Romano Pontefice esercitando la pienezza del potere possa cadere nell'eresia e nell'abbandono del suo primo dovere di salvaguardare e promuovere l'unità della fede, del culto e della disciplina. Siccome non può essere soggetto ad un processo giudiziale si deve rimediare a questa situazione secondo il diritto naturale, i Vangeli e la tradizione canonica con una procedura in due fasi: prima la correzione del presunto errore rivolta direttamente al Romano pontefice e poi se non rispondesse si dovrebbe procedere a una pubblica dichiarazione".

Le sette eresie del Papa

Burke ha firmato insieme ad un altro relatore del convegno, il cardinale Walter Brandmueller (uno dei quattro porporati dei Dubia), una dichiarazione pubblica (declaratio) diffusa durante il simposio che vuole fare seguito alla "correzione filiale" del settembre scorso in cui si accusava papa Bergoglio di sette eresie.

I timori della Chiesa sul futuro

"A causa di interpretazioni contraddittorie dell'esortazione apostolica "Amoris laetitia" - si legge tra l'altro nella dichiarazione -, tra i fedeli nel mondo si diffondono sconcerto e confusione crescenti”. Per Burke e Brandmueller sarebbero “circa un milione i fedeli, più di 250 studiosi e anche cardinali in attesa una chiarificatrice del Santo Padre” che però finora “non ha dato risposte”.

Un silenzio, la minaccia finale dei cardinali dei Dubia e dei suoi fan, che potrebbe provocare in un futuro più o meno prossimo ad un nuovo scisma nella Chiesa cattolica. Pericolo adombrato – ha ricordato Burke – dal tedesco Joachim Meissner, il quarto cardinale dei Dubia, deceduto nel luglio 2017, quando in un incontro a Colonia del marzo dello scorso anno si disse “preoccupato per lo stato attuale della Chiesa” e che temeva che “tutto questo finirà in uno scisma".

“Solo chiacchiere e mancanza di volontà di non voler capire che tutta l'opera pastorale di papa Francesco, a partire dalle famiglie ferite, si rifà alla Misericordia Divina dettata dal Vangelo di Cristo. Chi strilla contro lo fa solo per farsi sentire. Ma il Papa non si lascia intimidire e va avanti sereno”, la risposta di un altro cardinale tedesco, Walter Kasper. Ma alla Penitenzieria Apostolica il caso Burke ormai è monitorato giorno per giorno.

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Orazio La Rocca