Papa Francesco e i migranti: cosa pensa davvero Bergoglio
Le recenti visite e i suoi discorsi hanno riacceso il dibattito sulla posizione del Pontefice. Ma i dubbi non ci sono: apertura ai poveri e agli emarginati
In materia di migranti e migrazioni, qual è il “vero” Papa Francesco? Quello che – come ha fatto nella visita di domenica scorsa a Bologna e a Cesena - lancia instancabili appelli all'accoglienza e alla necessità di “abbattere muri, costruire ponti, aprire le porte” a chi scappa da guerre, fame, malattie e persecuzioni; o quello che, le scorse settimane, in un discorso rivolto ai capi di Stato e governanti europei aveva dato l'impressione di iniziare a nutrire qualche dubbio sul “come” dare ospitalità alle migliaia di immigrati che sbarcano sulle coste siciliane, a Malta o in Grecia?
Nulla è cambiato
“Papa Francesco è sempre lo stesso e la sua visione pastorale su migranti e migrazioni è la pura e semplice applicazione del Vangelo di Cristo, che guarda principalmente a poveri, oppressi, umiliati, indifesi”, spiegano in Vaticano i più stretti collaboratori di Jorge Mario Bergoglio. Gli stessi collaboratori che invitano alla “prudenza” quanti recentemente hanno brindato a un presunto cambiamento di rotta del Papa nei confronti delle politiche migratorie per aver semplicente avvertito che anche l'accoglienza va fatta nel rispetto delle leggi e delle potenzialità ricettive dei Paesi ospitanti.
Nel suo genere, consigli dettati da normale buon senso, puntualizzano alla Penitenzieria Apostolica, il braccio operativo del papa sul fronte dell'aiuto a poveri, senza fissa dimora, migranti. E la visita in Emilia Romagna, in un certo senso, anche se forse non ce n'era bisogno, è servita al papa a fugare ogni ombra proprio sulla pastorale delle migrazioni con gesti, parole e appelli a “favore dell'accoglienza” e del “primario dovere di ogni cristiano di aprirsi all'altro, specialmente a chi è in difficoltà o è costretto a lasciare la propria terra per sopravvivere”.
Espressioni che non lasciano dubbi, ma che il Pontefice ha rafforzato indossando il braccialetto giallo dei rifugiati nella visita dell'Hub di via Mattei, dove si è anche piacevolmente sottoposto al rito dei selfie con i giovani ospiti del centro. Gesti favorevolmente accolti dalla stragrande maggioranza degli osservatori, ma che qualche esponente di partiti di centrodestra, come pure l'agguerrita area conservatrice delle gerarchie ecclesiali, non ha gradito del tutto.
Papa Francesco con il braccialetto dei migranti stringe la mano a uno di loro a Bologna - 1 ottobre 2017
(ALESSANDRO BIANCHI/AFP/Getty Images)
I messaggi di papa Francesco
Eppure nel suo ultimo viaggio pastorale in Italia l'argentino Bergoglio è andato avanti come un treno, incurante di chi non la pensa come lui dentro e fuori il Vaticano. Come, del resto, fa ben capire il direttore dell'Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, Gian Maria Vian, quando, commentando la visita, scrive che “tra i tanti temi della visita del Papa a Cesena e a Bologna spicca senz'altro l'attenzione alla politica e un suo elogio alto e realista nello stesso tempo".
"In un contesto dove in Italia e in Europa si moltiplicano i particolarismi, spesso miopi, a Cesena - scrive il direttore del quotidiano pontificio - Bergoglio ha così parlato dell'importanza di un 'luogo emblematico' come la piazza. Là dove i desideri dei gruppi 'vanno armonizzati con quelli della collettività', dove è 'essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune', dove è necessaria una politica 'buona'. Precisando che questa politica non è 'quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi', con il realismo, al tempo dell'antipolitica, di chi 'sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni'".
Per Vian, "l'attenzione alla dimensione politica ha percorso" anche l'incontro, "non a caso il primo delle ore bolognesi, con centinaia di migranti", a " conferma della lungimiranza con cui guarda alla questione migratoria". Il fenomeno delle migrazioni infatti "richiede visione e grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni o sfruttamenti, ancora più inaccettabili perché fatti sui poveri, ha detto Bergoglio. Che ha poi chiesto ai migranti di essere aperti alla cultura di una città tradizionalmente ospitale” e di "camminare sulla strada indicata dalle leggi" italiane.
La "politica alta", ricorda ancora Vian, è infine tornata nell'incontro con l'università, luogo identitario per Bologna, dove il Papa ha parlato ancora una volta dei "sogni coraggiosi" dei fondatori dell'Europa unita. In nome dei milioni di morti vittime dei conflitti, come esplicitamente dichiarò alle Nazioni Unite Paolo VI, le cui parole sono state ripetute dal suo successore ("mai più la guerra, mai più contro gli altri, mai più senza gli altri"), che ha condannato con forza "chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi e calpestando la pace con gli affari". Questo è papa Bergoglio e chi “decontestualizza” le sue parole, avvertono Oltretevere, non lo capirà mai.