Papa Francesco abbraccia Ahmed al-Tayeb
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Papa Francesco in Egitto: il discorso contro il terrorismo

Bergoglio tuona sull'obbligo di "smascherare la violenza" e "denunciare" gli estremismi. Poi ricorda i copti uccisi e abbraccia l'Imam Ahmad al-Tayyib

Un lungo abbraccio fraterno tra papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, la maggiore guida spirituale musulmana, e il clima tra le due più importanti religioni, l'islam e il cristianesimo, torna al sereno almeno per un po'.

Era il momento più atteso della visita del 28 aprile al Cairo da Papa Bergoglio.

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Nel suo genere un grande miracolo ritenuto quasi impossibile dopo la traumatica rottura dei rapporti tra il Vaticano e i maggiori leader islamici in seguito all'incidente di Ratisbona di 9 anni fa per il discorso di Benedetto XVI sulla necessità di non usare la spada per la promozione della fede tra le genti, un riferimento storico che non fu apprezzato dalle comunità islamiche, tanto da provocare l'interruzione dei rapporti tra Santa Sede e leader musulmani, che scrissero anche una lettera di protesta allo stesso papa Ratzinger.

Acqua passata dopo l'incontro nella capitale egiziana, dove papa Francesco è stato accolto nella prestigiosa Università di Al-Azhar dall'imam Ahamad al-Tayyib per parlare alla Conferenza Internazionale sulla pace promossa dalla stessa università sunnita.

Cosa ha detto il Papa
Nel suo intervento Bergoglio ha subito toccato il tasto della piaga del terrorismo islamico, parlando della necessità di "smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità, facendo leva sull'assolutizzazione degli egoismi anzichè sull'autentica apertura all'Assoluto".

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La visita è iniziata in una città irriconoscibile: 17 anni fa quando venne papa Wojtyla le strade erano affollate, con migliaia di persone che si accavalcavano per vedere il passaggio del Pontefice. Questa volta il Papa – in seguito agli attentati che nei giorni scorsi hanno mietuto vittime tra i cristiani Copti egiziani - passa in strade tenute sgombre e sorvagliate da agenti in borghese quasi da ogni tetto.

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Le parole sul terrorismo da "smascherare"
Incurante dei pericoli, Francesco si è presentato come "pellegrino di pace", ma  non si è limitato solo a condannare, come già fece San Giovanni Paolo II, le pretese giustificazioni religiose della violenza, ma ha fatto un notevole passo in avanti usando la parola "smascherare", in riferimento ai responsabili degli eccidi.

Davanti ad una nutrita rappresentanza di leader musulmani riuniti da tutto il mondo per la Conferenza Internazionale sulla pace, ha invitato a opporsi al terrorismo non solo prendendo le distanze dai violenti che si annidono nelle loro moschee e comunità ma denunciandoli, così come ha chiesto a vescovi e preti cattolici di impegnarsi perchè le vittime degli abusi sessuali abbiano giustizia.

Situazioni diverse, ma che – fa capire Bergoglio - richiedono lo stesso coraggio e la stessa trasparenza. "Siamo tenuti a denunciare - ha detto il Papa ai leader religiosi riunti a Al-Azhar - le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio: il suo nome è Santo, Egli è Dio di pace, Dio salam".

Secondo il Papa "nessun incitamento violento garantirà la pace, ed ogni azione unilaterale che non avvii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza". "Oggi - ha scandito Francesco - c'è bisogno di costruttori di pace, non di provocatori di conflitti; di pompieri e non di incendiari; di predicatori di riconciliazione e non di banditori di distruzione".

Le parole contro i trafficanti di armi
Ed è stata molto chiara la condanna di Francesco del comportanento di produttori e trafficanti di armi, ai quali addebita di fatto la responsabilità di molti conflitti in atto nel mondo. "È necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali", ha sostenuto  Francesco.

"A questo impegno urgente e gravoso - ha scandito il Papa - sono tenuti i responsabili delle nazioni, delle istituzioni e dell'informazione, come noi responsabili di civiltà, convocati da Dio, dalla storia e dall'avvenire ad avviare, ciascuno nel proprio campo, processi di pace, non sottraendosi dal gettare solide basi di alleanza tra i popoli e gli Stati".

Giulio Regeni
Con la stessa forza, nel successivo incontro con le autorità civili dell'Egitto, pur senza nominare Giulio Regeni, il Papa ha sfiorato il dramma del giovane ricercatore italiano torurato ed ucciso dalla polizia egiziana, parlando del dolore "delle famiglie che piangono i loro figli e figlie" e ha rivendicato "un incondizionato rispetto dei diritti umani", condannando le violenze che fanno soffrire ingiustamente tante famiglie, alcune delle quali sono qui presenti".

"Penso - ha continuato - anche alle uccisioni e alle minacce che hanno determinato un esodo di cristiani dal Sinai settentrionale. Penso altresì a coloro che sono stati colpiti negli attentati alle chiese Copte, sia nel dicembre scorso sia più recentemente a Tanta e ad Alessandria. Ai loro familiari e a tutto l'Egitto vanno il mio più sentito cordoglio e la mia preghiera al Signore affinchè dia pronta guarigione ai feriti".

L'omaggio ai cristiani copti
Da segnalare l'omaggio, in tarda serata, ai cristiani copti uccisi dall'Isis negli ultimi mesi, insieme al patriarca copto Twadros II e "al fratello Bartolomeo I", patriarca ortodosso di Costantinopoli, che ha raggiunto il Papa al Cairo. Tutti e tre si sono recati alla chiesa di San Pietro per pregare nel luogo che ricorda le vittime del grave attentato suicida, compiuto l'11 dicembre 2016 da un egiziano 22enne affiliato all'Isis. Ci furono 21 morti e 31 feriti tra i fedeli.

Ugualmente rilevante la dichiarazione congiunta con cui Francesco e Twadros II, il papa Copto, hanno riconosciuto a nome delle due chiese la validità dei rispettivi battesimi.

L'Islam non è terrorismo
"L'Islam non è una religione del terrorismo" così come non lo sono il cristianesimo e l'ebraismo, risponde significativamente da parte sua il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, nel suo intervento alla conferenza internazionale sulla Pace al Cairo. Al-Tayyib ha spiegato che l'Islam non può essere considerata la religione del terrorismo sulla base delle azioni di "un gruppo ristretto di persone" che ha male interpretato i testi sacri. Allo stesso modo non possono essere considerate tali il Cristianesimo perché in passato ci sono state le "crociate" o l'Ebraismo per "l'occupazione dei territori" palestinesi.

Parole importanti di pace che fanno ben sperare per il futuro per le quali tra i primi ad esultari sono i frati francescani di Assisi. Se ne ha fatto portavoce padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento presente al Cairo per seguire la visita di papa Francesco. "Da questa visita del papa emerge una triplice forza - aggiunge - la forza dell'invito, come quello del papa a Bartolomeo e di tutto l'Egitto, dal livello religioso a quello del governo che ha invitato il papa; la forza degli incontri, nell'Università di Al-Azhar, nel cuore dell'Islam sunnita; e la forza delle parole, che mai come questa volta rimarranno indelebili”.

Le foto di Papa Francesco in Egitto

THOMAS COEX/AFP/Getty Images
28 aprile 2017. Papa Francesco viene salutato al suo ingresso nell'Università di Al-Azhar, massima università dell'Islam sunnita, centro di istruzione di migliaia di imam e predicatori, dove incontrerà il grande imam Ahmad al-Tayyeb.

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Orazio La Rocca