Parigi 2024/8 - Il senso di Musetti per le Olimpiadi
Il carrarino stakanovista: 11 partite in 11 giorni per prendersi un bronzo storico. Insieme all'oro della Maggetti nel windsurf, il momento più bello di un sabato di legno
Musetti Lorenzo da Carrara, classe 2002. Ogni tanto sgradevole per la quantità di bestemmie che tira sui campi in giro per il mondo. Da oggi uno dei simboli dello spirito olimpico che alberga anche in sport dove tradizionalmente si fatica a trovarne traccia. La medaglia storica del tennis, in attesa che Paolini ed Errani ci facciano sognare, l'ha presa lui e se l'è meritata tutta. Cento anni fa (Parigi 1924) Roberto De Morpurgo ha fatto certamente meno fatica dello stakanovista da Carrara: 11 partite in 11 giorni volando da Umago a Parigi. Tutto per un bronzo conquistato nella finalina che spesso è la partita sfigata che nessuno vuole, ma che lui ha trasformato nella "più importante della sua vita". L'ha vinta. Chapeau.
Grazie a lui e grazie a Marta Maggetti che ha firmato uno di quei ori che rischi di perderti se non sei un'olimpico da divano più che attento. Sedici anni dopo Alessandra Sensini, rimontando la britannica che sembrava imprendibile, volando su tavole che si alzano sul pelo dell'acqua e per chi non è abituato è stata una sorpresa, oltre che uno spettacolo.
Il resto non è stato granché. C'è quarto posto e quarto posto, ma cominciamo ad averne fatta un'indigestione. Con il judo a squadre miste, lo skeet di Cassandro e gli 800 stile libero della Quadarella fanno 15. Se sbagliamo, ci correggerete (cit). E' vero che Simona ha nuotato il record italiano ma ha avuto la sfortuna di trovarne tre più forti di lei e che il judo è stato penalizzato dal sorteggio che ha mandato allo scontro-spareggio una judoka acciaccata (mica siamo i francesi che hanno sempre pescato, guarda caso, il fuoriclasse del gruppo), ma il sapore che resta in bocca è più amaro che dolce.
Anche perché ci siamo persi per strada una di quelle medaglie che erano date per "sicure". Che porta iella assai, chiedere conferma a Fabbri smarritosi nei meandri di una finale del peso condizionata da clamorose carenze organizzative. Non sono un alibi, visto che gli altri hanno fatto misure e lui no, solo una constatazione. Semmai viene il leggerissimo dubbio che i nostro siano stati tirati a puntino per la raccolta medaglie dell'Europeo a Roma e oggi non siano all'apice della forma. Per inciso, vale anche per Jacobs e Ali in semifinale senza convincere nei 100 maschili che domani saranno il piatto forte della domenica e dei Giochi interi.
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