Rottamazione compiuta: nel Pd la sfida è tra Renzi e Letta
Il sindaco di Firenze si dice "disponibile" a guidare il Pd. Ecco chi sale e chi scende nella gara per la segreteria
Sì, Matteo Renzi è “disponibile” a guidare il Partito democratico. Anche se non si tratta di una vera e propria ufficializzazione della sua candidatura alla segreteria, incalzato da Enrico Mentana davanti alla folla accorsa per lui alla Festa nazionale del Pd a Genova, il sindaco di Firenze, alla fine, ha allargato le braccia e ha detto quello che da mesi tutti, sperando o temendo che lo facesse davvero, si aspettavano che dicesse. E così, mentre all'improvviso anche i più insospettabili si scoprono renziani uno dopo l'altro, le quotazioni dei candidati, più o meno ufficiali, subiscono i primi contraccolpi. Ma è una sfida a due quella che va delineandosi sempre più nettamente, quella tra il rottamatore maturato e l'attuale premier, sostenuto da Pier Luigi Bersani, Enrico Letta. Che se per ora punta a rimanere il più a lungo possibile a Palazzo Chigi, in una prossima competizione per la premiership difficilmente resterà a guardare.
CHI SALE: Matteo Renzi
Ha capito benissimo che non ci sarà nessuna chiamata autunnale al voto (a parte Napolitano il primo a non volerlo sarebbe infatti lo stesso Silvio Berlusconi consapevole di avere poche chance contro il sindaco di Firenze), che di primarie imminenti per la premiership non se ne parla e che quindi ha tutto il tempo di prendersi il partito candidandosi alla segreteria. Mancano ancora le regole messe nero su bianco, manca addirittura la data del congresso (che potrebbe slittare a gennaio su pressione di bersaniani, franceschiniani e lettiani), ma a Genova Matteo Renzi ha fatto capire che lui ci sarà. Dalla sua pezzi sempre più consistenti del partito, dalemiani in testa che però lo vorrebbero candidato premier in tandem con Gianni Cuperlo alla segreteria, e la stessa Sel. Senza dimenticare Eugenio Scalfari e Repubblica. A Renzi, che da Forlì aveva promesso come prima cosa “la rottamazione delle correnti”, ieri l'ex segretario aveva replicato di non aver mai visto “una corrente così organica come quella che potremmo chiamare renziana”.Nemmeno il tempo di godersi l'effetto della battuta che ieri, alla prima occasione, Renzi gli ha restituito la freddura: “Abbiamo passato più tempo a parlare di come si smacchia un giaguaro di quello speso per raccontare le idee del Pd su come si creano posti di lavoro”. Poi gli è bastato un cane che abbaiava sotto il palco per dare il "la" anche alle punzecchiature verso uno degli altri candidati alla segreteria: “Deve essere un sostenitore di Cuperlo”.
CHI SCENDE: Gianni Cuperlo
Il primo a ufficializzare la sua candidatura, Gianni Cuperlo, 52 anni, rappresenterebbe sulla carta il segretario perfetto. Dalla Fgci ai Ds, una vita a sinistra spesa per il partito all'ombra di Massimo D'Alema, Cuperlo, “giovane vecchio” democratico, ha incassato l'appoggio dei “Giovani Turchi” di Matteo Orfini e Andrea Orlando, quello dei Giovani Democratici, ma non quello di Fassina e dell'area bersaniana che ormai guarda decisamente verso Enrico Letta. Nei desiderata dalemiani ci sarebbe Renzi premier e Cuperlo segretario. Non è detto che, nonostante la candidatura del sindaco di Firenze, prima o poi non finisca così. Ma al momento, schiacciato tra Renzi e Letta, le quotazioni del prediletto dell'ex premier sono in discesa.
CHI E' STABILE: Pippo Civati
Giuseppe Civati, 38 anni, in arte "Pipp", ex rottamatore con Matteo Renzi fino alla rottura con lui, ha lanciato la sua candidatura nel segno del cambiamento. “Le cose cambiano, cambiandole” è lo slogan che apre il suo sito web. Attivissimo sulla rete e, fino alla pausa agostana, anche nelle piazze, non ha ancora sponsor tra i big del Pd all'interno del quale raccoglie il consenso soprattutto dei cosiddetti “dissidenti”. Ma c'è tempo e per ora Civati pare essersi messo in stand by.
CHI E' ASSENTE: Gianni Pittella
L'ex responsabile del Dipartimento italiani nel mondo dei Ds, oggi primo vicepresidente europeo, aveva annunciato la sua candidatura alla segreteria del Pd addirittura all'inizio dell'aprile scorso. Ha diretto per i DS il Dipartimento Italiani nel mondo. "Quando si aprirà il congresso – aveva dichiarato in un'intervista all'Unità - se sarà il caso...". Sarà perché fino ad oggi la data d'apertura del congresso ancora non è stata fissata, sarà perché tra le amministrative, la formazione del governo delle larghe intese, la sentenza su Silvio Berlusconi e la discussione sulla sua decadenza, l'attenzione si è concentrata su altro, ma nessuno sembra essersi ancora accorto di lui. Gli elettori del Pd, ma anche la maggioranza degli iscritti, non sa probabilmente nemmeno che faccia abbia.
CHI E' DIMENTICATO: Rosario Crocetta
Non ha fatto in tempo a farsi eleggere governatore della Sicilia che Rosario Crocetta ha subito lanciato la sua corsa al Nazareno. A differenza del suo omologo romano Nicola Zingaretti – al quale è stato chiesto in ginocchio di candidarsi alla segreteria per contrastare la cavalcata di Renzi – Crocetta, senza che nessuno glielo abbia chiesto, ha voluto mettere anche il suo nome nel piatto. Perché ama il Pd e vuole rilanciarlo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali? Macché! Lo sport preferito di molti democratici è quello di sparare a zero sul loro partito e Crocetta non è uno che misuri le parole. Incavolato nero contro la dirigenza romana che gli ha fatto sapere di non apprezzare la sua doppia militanza nel Pd e nel movimento da lui fondato, il Megafono, Crocetta è sceso in campo accusando il Pd di essere un partito stalinista. Tanto rumore per nulla: nel fare la lista dei candidati di solito di lui ci si dimentica sempre.