Berlusconi ed i figuranti
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Berlusconi ed i figuranti

Il Pdl cambierà mentre gli altri partiti sono nel caos - i sondaggi  - La storia di Berlusconi in politica  - Nota - Cronaca

Sorpresa: proprio quando Silvio Berlusconi vive il momento più difficile del suo Ventennio politico, gli avversari storici - quelli che per una vita intera hanno costruito le loro fortune personali sull’antiberlusconismo - se la passano come e peggio di lui. Leggere per credere (e forse la faccenda non risulterà poi così sorprendente).

Il Pd è unito contro un solo leader (Berlusconi, appunto) ma scende nei sondaggi, annaspa nei veleni interni, teorizza rotture e scissioni, dilaniato com’è dalla faida tra le correnti. Sono almeno quattro se si parla dei vari candidati alla segreteria nazionale (Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Gianni Pittella), ma risultano assai di più se si scruta l’apparato del partito (le componenti ufficiali sono ventidue, esatto: ventidue).

Il moVimento 5 Stelle, seppur unito dall’anti-politica è spaccato tra grillin-casaleggiani, grillin-parlamentari e parlamentari e basta, umiliati e derisi quasi fossro bambini incapaci di praticare le Aule.

La sinistra di Nichi Vendola è sempre meno la sinistra di Nichi Vendola e sempre più la sinistra di Laura Boldrini.

Il centro di Mario Monti e Pier Ferdinando Casini è spaccato in tutto, soprattutto sulla marca dei cappotti da indossare il prossimo inverno.

La Lega di Bobo Maroni annaspa nelle nebbie di una linea politica che ha perso voti e appeal.

I socialisti del Psi, nel loro piccolo, stanno per celebrare un congresso che rischia di provocare l’ennesima scissione (post)traumatica da stress.

Anche i Verdi, nel loro piccolissimo, stanno per celebrare il congresso. Sarà il più rissoso della loro storia, il famoso Sole che picchia.

La rivoluzione arancione di Luigi de Magistris è come la Napoli cantata da Pino Daniele: una carta sporca e nessuno se ne importa.

La rivoluzione civile di Antonio Ingroia conta ormai su un solo militante: Antonio Ingroia.

L’Italia dei valori di Antonio Di Pietro ha tolto il nome di Antonio Di Pietro dal simbolo e ha perso pure l’ultimo militante che gli era rimasto.

Tutto questo per dire che l’affanno politico del berlusconismo produce effetti collaterali devastanti a causa di una ragione banale, definita nella formula utilizzata in un altro contesto (i patti lateranensi) da papa Pio XI, una formula che è la seguente: «Simul stabunt vel simul cadent». Significa «Come insieme staranno, così insieme cadranno».

Il Pd, Ingroia, Di Pietro, la Lega, Casini, persino Grillo e tutti gli altri, sono esistiti ed esistono e perché è esistito ed esiste Berlusconi, attore protagonista dell’ultimo Ventennio politico. Così la sua fragilità politica è diventata anche la loro. E se il cavaliere dovesse davvero cadere, arriverebbe la fine contestuale di tutti i suoi comprimari, dei caratteristi di razza come dei semplici figuranti. Sarebbe il «the end» di un film chiamato «Seconda Repubblica».

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Carlo Puca