Berlusconi ha deciso. Rinasce Forza Italia
La cronaca ed i retroscena della giornata che segna la fine del Pdl (ma non del governo Letta) - i sondaggi - La storia di Berlusconi in politica -
Rivince lui. Ancora una volta. Spariglia i giochi e torna il dominus di tutto quello che ha costruito in vent’anni. Silvio Berlusconi, l’uomo dell’azzardo, il mattatore dalle mosse spiazzanti, «l’estraneo” (per sua stessa ammissione) che vent’anni fa scese in campo e rivoluzionò la politica italiana, dà la zampata del leone. Sotterra il Pdl, azzera tutte le cariche, a cominciare quindi da quella del segretario Angelino Alfano, e rilancia Forza Italia, con un ritorno al futuro e soprattutto con lui presidente unico. Che ora ha delega in bianco per dare nuovi incarichi.
Annuncia il Cav: «Ci saranno anche tanti volti nuovi e giovani. Alfano se vorrà potrà mantenere l’incarico». Ma quale? Il Cav glissa rispondendo che sarà lui e solo lui appunto a decidere a chi dare le deleghe. Insomma, ritorno al futuro, con o senza Alfano e gli «scissionisti» o governativi, che dir si voglia.
Si limita Berlusconi ad invitarli a «rientrare», sempre che vogliano.
Il Cavaliere, che tutti descrivevamo alla frutta e in preda a crisi depressive, esce per la prima volta dopo il 2 agosto (domenica della manifestazione dopo la condanna Mediaset) alle 8 di sera di venerdì 25 ottobre , da solo, a piedi, sul marciapiede all’esterno di Palazzo Grazioli. I lealisti di Raffaele Fitto (con in primo piano Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna, Gianfranco Rotondi, Giancarlo Galan, Mariastella Gemini, Renata Polverini, Saverio Romano) la scena la lasciano tutta a lui. Che senza scorta di dà in pasto alla folla dei fans adoranti e stringe un vortice di mani.
«È il predellino 2», dice un lealista. Con Alfano? Se vorrà starci, si evince dalle parole eleganti ma inequivocabili del Cavaliere.
Alfano è intanto a Palazzo Chigi, in una riunione con i ministri Pdl. Riunione preoccupata. A Palazzo Grazioli, invece, ora si brinda.
Berlusconi, tornando dal bagno di folla, ai lealisti: «Ragazzi, tutti a brindare su da me!». È raggiante, il Cav. Baci e abbracci anche ai cronisti che conosce da lunga data.
L’ufficio di presidenza, si è da poco concluso. E ha approvato all’unanimità (19 su 19) il ritorno al futuro di Forza Italia. Sono 19 (Sandro Bondi ha espresso il suo voto dagli Usa dove si trova) e le 5 «colombe» governative che vi fanno parte hanno disertato il vertice. Dice Berlusconi, diplomaticamente, che lo hanno fatto «di comune accordo» con me.
Ma è il segno della separazione ormai il fatto che la sera in cui rinasce Forza Italia, Alfano non ci sia, e non ci siano neppure Carlo Giovanardi, Roberto Formigoni e Gaetano Quagliariello. Questi ultimi tre sono i senatori che capeggiano la ventina di «scissionisti» a Palazzo Madama. Manca all’appello anche il capogruppo del Pdl Renato Schifani. Dice l’ex presidente del Senato che lui non partecipa, ma solo per favorire l’unità.
Il documento, illustrato dallo stesso ex premier in una conferenza stampa dice: al via Forza Italia, riprendiamo in mano la battaglia della rivoluzione liberale, non togliamo la fiducia al governo, "anche se è difficile collaborare con chi viola legge e viola la mia decadenza». Ma il governo dovrà mantenere gli impegni per la crescita, per l’eliminazione dell’Imu, per l’abbassamento della presione fiscale, per il taglio della spesa pubblica (ribadisce il valore delle ricette di Ronald Reagan), dovrà impegnarsi seriamente per la «riforma della giustizia penale e civile».
Berlusconi ribadisce che con lui si è «violato lo Stato di diritto» e ricorda l’incostituzionalità della retroattività della legge Severino. Rivela che nell’incontro durate tre ore con i ministri pdl, capeggiati da Alfano, prima dell’ufficio di presidenza, si è parlato molto di come andarono le cose in quel famoso 2 ottobre, quando nacque il gruppo scissionista al Senato e lui lo spiazzò votando alla fine sì al governo. Ma Berlusconi è chiaro: l’accordo tra noi ( e quindi anche con i governativi) era quello di staccare la spina e andare alle elezioni. Rivela: «Anche i Cinquestelle le volevano».
Poi. Una bella stoccata ai ministri pdl: «Sono invece prevalse in questi ministri umane preoccupazioni per una mancata loro rielezione in caso di crisi. Cose fiosiologiche che possono accadere in un partito dopo vent’anni, un partito che però ha dimostrato di essere tutt’altro che di plastica».
Nel corso della riunione con i ministri il Cavaliere sembra sia tornato alla carica su una possibile crisi (dopo la sua decadenza e soprattutto di fronte a una legge di Stabilità contro la crescita) o quanto meno con un rimpasto in cui rimarrebbe solo Alfano e le colombe sarebbero rimpiazzate da lealisti convintamene e non diversamente berlusconiani. Ma Alfano lascia Palazzo Grazioli con gli altri e si ritira a Palazzo Chigi. Chiede che ogni decisione sia ratificata dal consiglio nazionale. E invoca che nel frattempo si cerchi l’unità.
Qualcuno osserva che forse il vicepremier auspicherebbe addirittura un rinvio dell’ufficio di presidenza e quindi del lancio di Forza Italia. Sono quasi le cinque della sera. Ma, determinato, «Silvio”, elegantissimo con un abito doppiopetto blu, carta da zucchero, scende nell’«arena» della sfida lanciatagli, accompagnato dal coordionatore Denis Verdini, il falco più falco. Segno inequivocabile: si va avanti Alfano o non Alfano. Nel frattempo Fitto raccoglie ben 600 firme per la nascita di Fi ora e subito, le colombe ne hanno a disposizione solo 200.
Gossip maliziosi narrano che a un certo punto le colombe si impauriscano per la evidente sproporzione e incomincino a mandare messaggini sui cellullari dei lealisti. Quello di Fitto sarebbe stato intasato. Alfano invia nel frattempo la nota in cui invita a ratificare ogni decisione al consiglio nazionale e invita a favorire nel frattempo l’unità del partito. Ma quale partito? Il Pdl sta già per morire. E poi nel consiglio nazionale fatto di 800 componenti: 600 sono i lealisti e 200 appunto le colombe, la conta è stata già fatta dalla raccolta di firme contrapposta.
È questa la conclusione della giornata più drammatica per il Pdl di cui si celebrano i funerali politici e di quella più felice per Berlusconi e del suo ritorno al futuro con Forza Italia. Consiglio nazionale convocato l’8 dicembre. «Geniale», dice un collaboratore dell’ex ministro Rotondi: «Oscurerà Renzi e va a finire che quel giorno qualcuno titolerà ironizzando: Berlusconi nuovo segretario anche del Pd!».
Quanto ai governativi la cosa più concreta la dice proprio Rotondi, un x dc, che sta con i piedi per terra: «Dove vanno ora senza le fidejussioni fatte da Berlusconi per Forza Italia?».