Primarie USA, Donald Trump
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Trump è il candidato repubblicano alla Casa Bianca

Il miliardario avrebbe ormai superato, secondo Ap, la soglia fatidica dei 1237 delegati. E anche i sondaggi nazionali ormai tendono a premiarlo

Il vantaggio di cui godeva Hillary Clinton, in un'ipotetica corsa contro Donald Trump, il controverso candidato repubblicano che secondo  Ap avrebbe ormai ragiunto e superato la fatidica soglia dei 1237 delegati necessari per ottenere la nomination, si è andato assottigliando, secondo tutte le rilevazioni demoscopiche americane, fino quasi ad azzerarsi. Se in aprile, meno di un mese fa, l'ex segretario di Stato aveva un vantaggio di più di dieci punti sul suo rivale repubblicano, oggi tutti i polls registrano un testa a testa tra i due probabili sfidanti, quando mancano cinque mesi alle elezioni presidenziali di novembre. Qualora questa tendenza dovesse approfondirsi, e Hillary non riuscisse a portare dalla sua parte la stragrande maggioranza degli elettori di Bernie Sanders,  quello che era impensabile fino a un anno fa diverrebbe possibile e Trump potrebbe davvero diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti.

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TREND FAVOREVOLE A TRUMP
Il sondaggio più favorevole a Hillary è targato CBS News/NY Times e assegna tuttora all'ex First Lady un vantaggio di sei punti percentuali. Il sondaggio più favorevole a Trump - realizzato da Rasmussen tra il 14 e il 17 maggio - assegna  invece al miliardario newyorchese un vantaggio di cinque punti percentuali. La classica situazione di grande, grandissima incertezza. Ma attenzione. Quello che è impressionante - e che dovrebbe costituire un campanello d'allarme per la premiata ditta di Hillary e Bill - non è tanto il dato assoluto: è il trend generale che, più passano i giorni, più tende a premiare il tycoon di New York e toglie terreno sotto i piedi a Hillary.

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Non solo. Il vantaggio di sei punti percentuali tra i cittadini americani adulti di cui continua a godere secondo ABC News/Wash Post l'ex segretario di Stato si va assottigliendo fino ad azzerarsi, e infine a ribaltarsi, con un +2 a favore di Trump, tra gli elettori registrati, cioé tra coloro che hanno attualmente diritto a votare in un'ipotetica corsa presidenziale.

IL TALLONE DI SANDERS, LA FORZA DI TRUMP
Di più, ancora: se lo scontro fosse tra Bernie Sanders e Donald Trump - un'ipotesi altamente improbabile considerato il vantaggio di cui gode Hillary nella conta dei delegati dem - il candidato del Vermont battarebbe il miliardario newyokese di 10-15 punti percentuali secondo le diverse rilevazioni demoscopiche effettuate nel mese di maggio. Questo significa che le speranze di Hillary di battere Trump, se davvero questa fosse la sfida finale,  dipendono in  larga parte dalla sua capacità di convincere i riluttanti simpatizzanti di Sanders, suo battagliero rivale nelle primarie. Un'ipotesi tutt'altro che sicura considerata la virulenza ddegli attacchi tra i due schieramenti democratici.

I REPUBBLICANI VOGLIONO UNITA'
C'è poi un altro elemento che - secondo New York Times/CBS News poll - sta giocando a favore dell'eccentrico tycoon. Nonostante l'ostilità dei vertici del partito repubblicano, la stragrande maggioranza degli elettori del GOP si sta allineando alle nuove parole d'ordine di Trump e auspica malgrado le molte perplessità, in vista della Convention di Cleveland, che il partito ritrovi la propria unità dietro le bandiere del probabile vincitore delle primarie.

L'ipotesi che un numero consistente di tradizionali elettori repubblicani possano scegliere Hillary come male minore - compensando così i voti che l'ex segretario di Stato potrebbe perdere da sinistra - rischia di rivelarsi insomma una vana speranza per la squadra che sostiene Hillary Clinton. Per i supporter di Hillary è giunta insomma l'ora di cambiare subito tattica. Lavorando sui suoi difetti: la scarsa empatia con il popolo americano, la sua evidente difficoltà a parlare al cuore degli elettori, la sua identificazione con l'establishment di Washington, la percezione - speculare a quella di Trump - che non sia una donna sincera.

LIVELLI DI IMPOPOLARITA' MAI COSì BASSI
Certo: i livelli di impopolarità di Hillary e Donald sono egualmente elevati. Circa due terzi dei votanti, tanto per Trump quanto per Hillary, ritengono ambedue i possibili candidati presidenziali come disonesti e inaffidabili. Dovessero salire alla Casa Bianca sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti eleggono un presidente che gode di un sostegno minoritario nell'opinione  pubblica. Ognuno ha le sue roccaforti: Hillary, tra gli afroamericani (88 vs 9), i latinos (68 a 20), le donne (51 a 38), gli elettori che vanno dai 18 ai 34 anni (55 a 32). Trump è invece forte tra i bianchi americani (52 a 36), gli over 35 (52 a 41), gli uomini (49 a 40) e gli indipendenti (42 a 37).

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Redazione Panorama