Perché la Nuova Zelanda rifiuta di espellere le "spie" russe
Per la premier Jacinda Ardern la posizione neutrale del Paese agevolerebbe gli accordi bilaterali di libero scambio con la Russia
Su richiesta (e presa di posizione) del Regno Unito, dietro a cui ci sono gli Usa, il 26 marzo oltre 100 diplomatici russi, sono stati espulsi da diversi Paesi perché considerati agenti dell’intelligence di Mosca illegalmente operativi. Tutto è avvenuto a seguito dell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia a Salisbury, in Inghilterra, un attentato di cui è stata ritenuta direttamente responsabile proprio la Russia.
Da qui la decisione di 26 governi, da quello di Washington ai 14 dell’UE, inclusa l’Italia, di espellere le "spie del Cremlino". Tra i diversi Paesi sembrava sostenere l’iniziativa anche la Nuova Zelanda che, pur dicendosi pronta ad appoggiare l'azione internazionale, ha fatto sapere di non essere a conoscenza della presenza di "agenti di intelligence russi" nel proprio Paese. Quindi di non poter espellere nessuno.
La motivazione della Nuova Zelanda
A difesa della posizione del suo governo, il ministro degli Esteri neozelandese Winston Peters ha sostenuto che la Nuova Zelanda si riserva di espellere diplomatici russi in futuro, ma solo se e quando saranno provate le condizioni. La verità, secondo gli analisti, è che la Nuova Zelanda pur volendo essere un buon alleato vuole mantenere una posizione neutrale nella faccenda non prendendo parte al gesto simbolico della “cacciata”.
Per Paul G. Buchanan, il direttore del 36esimo Parallel Assessments (una società di consulenza geopolitica e strategica basata su Auckland) che ha analizzato la delicata situazione in un articolo pubblicato sul Guardian, storicamente “i lillipuziani neozelandesi pensano a lungo prima di assumere una posizione impopolare, in particolare tra Paesi ritenuti amici”.
La decisione della Nuova Zelanda di non partecipare alla coalizione di solidarietà è stata presa di fronte a una richiesta diretta del governo inglese e, nonostante come dicevamo l'azione collettiva sia in gran parte simbolica, il piccolo Paese non si è sentito di scegliere da che parte stare.
Per la premier Jacinda Ardern le persone che stanno venendo espulse sono, per la maggior parte, ufficiali dell’intelligence non dichiarati. “Abbiamo fatto un controllo in Nuova Zelanda. Non abbiamo ufficiali russi non dichiarati dell’intelligence. Se ci fossero, li espelleremmo”, ha sostenuto la Ardern.
Gli accordi di libero scambio con la Russia
Secondo Paul G. Buchanan, “la politica estera neozelandese negli ultimi anni è ossessionata dal commercio e dalla speculazione. I membri dell’establishment politico di Wellington sperano nella possibilità di portare avanti un accordo bilaterale di libero scambio con la Russia all’interno del vuoto lasciato dalle sanzioni commerciali imposte con l'invasione ucraina e l’annessione della Crimea”. Una finestra di opportunità aperta a cui la Nuova Zelanda non vuole rinunciare.
La coalizione messa a punto dalle 26 nazioni di espellere diplomatici e ufficiali dei servizi segreti russi include tutti i principali partner che fanno parte di importanti accordi commerciali. Tra cui Wellington.
Lo scambio di informazioni di intelligence
Inoltre, la Nuova Zelanda è membro del Five Eyes (spesso abbreviato come FVEY), ovvero fa parte del trattato UKUSA, in principio stabilito tra USA e Regno Unito a cui si sono aggiunte poi Australia, Canada e la stessa Nuova Zelanda, che ha l’obiettivo di rendere possibile lo scambio di informazioni di intelligence adottando un sistema legale comune.
Per l’analista del Guardian Paul G. Buchanan la rete di condivisione tra questi cinque Paesi metterebbe la Nuova Zelanda quindi in una posizione di forza visto che dovrebbe essere a conoscenza (più di altri governi) della maggior parte di quelle prove che proprio il Regno Unito indica come schiaccianti nei confronti dell’atto commesso dal regime di Vladimir Putin a scapito di Sergei Skripal. Ad avvalorare questa tesi le parole della stessa Ardern: “Abbiamo avuto assicurazioni del ministero degli affari esteri e del commercio (MFAT), anche se la MFAT non ha alcuna funzione di controspionaggio, né la capacità di accertare chi è e chi non è un ufficiale dei servizi segreti russi, dichiarato o non dichiarato poiché questo è il lavoro del Security Intelligence Service”.