Perché Trump non riesce a cancellare Obamacare
Susan Collins, repubblicana, rifiuta di votare il repeal e illumina il vuoto di progettualità politica dell'amministrazione e della maggioranza Gop
Donald Trump aveva promesso in campagna elettorale di cancellare Obamacare.
Aveva ottenuto parecchi voti con quella promessa.
Nei primi mesi di presidenza ha trasformato quella promessa in una terapeutica rivalsa per superare la sua sindrome evidente - anche se inconfessata - di inferiorità psicologica, morale e di stile nei confronti di Barack Obama.
Invece proprio non ci riesce. Obamacare è sempre lì a tormentare i suoi pensieri e, insieme, ad alimentare la sua ossessione nei confronti del predecessore.
Il Congresso non cancella Obamacare
Gli ultimi giorni hanno dimostrato ancora una volta l'incapacità del Congresso repubblicano di cancellare e sostituire con un altro provvedimento l’Affordable Care Act (Aca), la riforma dell’assistenza sanitaria di Obama che ha cambiato, in meglio, la vita di decine di milioni di americani.
Barack Obama nel 2010 (Foto: Getty Images)
Cosa è accaduto questa volta
La senatrice repubblicana Susan Collins del Maine ha detto esplicitamente lunedì 25 settembre che non avrebbe votato il progetto di legge firmato da due senatori del suo partito che era stato presentato come l'ultimo tentativo repubblicano di cancellare Obamacare prima del 30 settembre. Data che rappresentava una scadenza superata la quale un provvedimento analogo non potrà essere ripresentato per alcuni mesi.
Collins aveva già votato contro il tentativo di luglio - il cosiddetto skinny repeal bill - contro il quale si erano schierati anche altri due senatori, Gop: John McCain (Arizona) e Lisa Murkowski (Alaska).
Se il Senato avesse approvato il bill proposto questa volta da Lindsey Graham (South Carolina) e Bill Cassidy (Louisiana), milioni di americani avrebbero perso la copertura assicurativa per le spese sanitarie (circa 18 milioni) e persone anziane e malate sarebbero state costrette a pagare premi assicurativi molto più alti.
(Foto: Justin Sullivan/Getty Images) Il senatore repubblicano dell'Arizona, John McCain, Wasghington DC, 27 luglio 2017
Collins, repubblicana, ha riconosciuto i benefici di Obamacare
Collins non può essere certo accusata di simpatie democratiche. Ha votato per la conferma dell'ultra conservatore Neil Gorsuch alla Corte Suprema, e nel 2010 aveva votato contro l'Affordable Care Act e per la sua cancellazione sia nel 2011 che nel 2015.
Però ha sempre riconosciuto molti dei benefici apportati dall'Obamacare che, "ha permesso a milioni di individui e di famiglie di avere l'assicurazione sanitaria per la prima volta", come ha dichiarato votando contro lo skinny-repeal bill. Aca, ha aggiunto, ha portato ad avere protezioni notevoli a pazienti con malattie preesistenti al momento della sottoscrizione dell'assicurazione e ha proibito i limiti annuali e assoluti sui pagamenti assicurativi relativi a cure necessarie.
Il progetto repubblicano avrebbe un impatto devastante
L'ultimo, fallito, attacco a Obamacare, firmato Graham-Cassidy, ha spinto Collins anche a sottolineare come il provvedimento di legge portasse un colpo decisivo a Medicaid: il programma federale che assicura la copertura sanitaria agli americani con i redditi più modesti. Obamacare aveva alzato il reddito sotto il quale si poteva godere dei benefici di Medicare, aumentando di 14 milioni le persone che ne avrebbero goduto. Il progetto Graham-Cassidy avrebbe tagliato i fondi in modo decisivo causando un "impatto devastante" sul programma di assistenza che "assicura le cure sanitarie ai nostri concittadini più vulnerabili, compresi i bambini disabili e gli anziani con redditi più bassi", ha scritto Susan Collins.
Attacco ideologico contro Obamacare
Anche se probabilmente la maggioranza repubblicana al Congresso riproverà a smantellare Obamacare, questo fallimento è ancora una volta la prova dell'incapacità di sostituire la legge di Obama con un provvedimento altrettanto articolato; dimostra inoltre l'impossibilità di fondare una riforma sanitaria solo sul rifiuto ideologico di un provvedimento storico che ha ferito le viscere classiste, ancora prima della testa, dei repubblicani più conservatori; infine è la metafora del vuoto di azione e leadership politica di Trump.