L'Italia scopre l'economia del mare
Il Piano del Mare (approvato lo scorso 31 luglio) è uno strumento di pianificazione strategica e di coordinamento che avrà lo scopo di rilanciare l’economia marittima ed è il primo atto sulle politiche marittime nazionali dal 1993
A circa un anno dalla nascita del ministero del Mare è stato redatto il primo documento che avrà lo scopo di rilanciare l’economia marittima. Dopo mesi di lavoro il Piano del Mare è finalmente pronto e contiene 16 linee guida che vanno dallo sviluppo del sistema portuale, alla valorizzazione del demanio marittimo alla tutela dell’ecosistema marino. Una riforma vera e propria dove tra i vari temi trattati viene data anche particolare attenzione alla cantieristica militare e all’efficientamento energetico.
Il Piano del Mare la cui approvazione è avvenuta lo scorso 31 luglio come annunciato dal Ministro per le Politiche del mare, Nello Musumeci, e che a breve verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è il primo atto sulle politiche marittime nazionali dopo la soppressione del Ministero della Marina Mercantile del 1993.
Per la redazione del Piano sono stati chiamati in supporto della apposita Struttura di Missione del Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM) dieci esperti per la promozione dell’Economia del Mare e sono stati auditi centinaia di stakeholders e Pubbliche Amministrazioni, al fine di individuare le criticità maggiori del settore marittimo declinate nelle diverse filiere che lo compongono. Tra queste è stato dato ampio spazio alle professioni del mare e alla relativa formazione specifica, le politiche ambientali e le misure di possibile e futuro sviluppo di occupazione ed economia in chiave ecosostenibile, richiamando i principi di legge nazionale e comunitaria tra cui la Comunicazione della Commissione Europea 240 Final del 2021.
Il Piano del Mare è uno strumento di pianificazione strategica e di coordinamento e non si sostituisce ai singoli Dicasteri che rimangono responsabili dell’attuazione delle diverse di relativa competenza. Alcuni dei punti contenuti nella bozza del documento:
Energia
Il governo vuole trasformare l’Italia nell’hub europeo di approvvigionamento, con il Piano Mattei annunciato dalla premier, Giorgia Meloni, che dovrebbe essere presentato nei dettagli il prossimo autunno. In questo scenario, dunque, l’energia proveniente dal Mare può assumere un’importanza strategica, con la produzione da fonti rinnovabili. Per riuscirci sarà decisivo predisporre interventi infrastrutturali, logistici e procedurali specifici. Restando in tema, anche la transizione energetica è alla base del Piano del Mare, con l’utilizzo di carburanti alternativi a quelli prodotti da fonti fossili. Il testo del ministro Musumeci ipotizza una progressiva opera di sostituzione delle navi esistenti con quelle di nuova generazione.
Isole minori
Per le isole minori l’obiettivo è quello implementare i fondi esistenti, incrementare la produzione di energia rinnovabile locale, predisporre un programma di interventi per l’efficientamento energetico, programmi di mobilità marittima sostenibile e sviluppo dell’economia circolare locale.
Fondi alle imprese amatoriali
Al fine di incrementare la sicurezza del trasporto marittimo è stato istituito, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un fondo con una dotazione di 1 milione di euro per l'anno 2023 e di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026, destinato all'erogazione di contributi alle imprese armatoriali per la formazione iniziale del personale impiegato sulle navi, con particolare riferimento alle figure professionali mancanti di sezioni di coperta, macchine, cucina e camera.
Cantieristica militare
La quantità di unità navali impegnate in compiti operativi è cresciuta sensibilmente insieme alla durata della loro presenza in mare e alla distanza dei teatri di impiego. Pertanto scrivono nel documento: «Tutto questo si traduce in un accelerato logoramento della flotta militare che, insieme alle aumentate esigenze, dovrà condurre a confermare, e se possibile incrementare, i piani di ammodernamento e di investimento della Difesa nel settore come anche, nello stesso tempo, le azioni poste in essere per un reclutamento sempre più efficace. Inoltre, andrà attentamente considerato anche l’utilizzo delle collaborazioni nel campo della difesa e della sicurezza, sia a livello industriale sia operativo, con gli stati costieri (che sono 195 contro 44 nel mondo) come strumento di proiezione internazionale per tutelare i nostri interessi nazionali».
Innovazione e tecnologia
La dispersione delle attività svolte nel mare è strettamente connessa con il settore delle comunicazioni, localizzazione e controllo della navigazione, anche grazie alle applicazioni satellitari. Tutte queste attività, sempre più complesse e interconnesse, stanno portando ad una elevata automazione e informatizzazione di tutte le componenti che comporta, però, maggiori rischi di fronte alla minaccia cibernetica sia in termini di sicurezza sia a livello economico. Nella realizzazione del Piano del Mare sarà assicurato anche il coordinamento di queste esigenze con la politica nazionale volta a proteggere il Sistema Italia e, in particolare le sue infrastrutture critiche, da tutte le minacce.
Privatizzazione dell’Autorità del sistema portuale
Per quanto riguarda la natura giuridica delle singole Autorità di Sistema Portuale (AdSP) si suggerisce di trasformarle in imprese, in partenariato con i privati. «Appare importante valutare, non solo un possibile adeguamento della natura giuridica dell’Ente, ma anche di quella propria delle attività gestorie superando eventualmente il modello originario evidentemente non sufficientemente idoneo ad assecondare le esigenze del traffico e degli utenti portuali. In questo contesto, consentire alle AdSP – deputate alla gestione dei porti nazionali – iniziative d’impresa nella catena logistica, anche attraverso forme consortili o comunque di co- partecipazione con soggetti privati secondo un modello già da tempo consolidatosi nei sistemi portuali più evoluti, appare un ulteriore spunto di opportuna riflessione».
Reclutamento di lavoratori stranieri
Nella pesca il fabbisogno di lavoratori stranieri rappresenta una reale emergenza, da affrontare con gli appropriati strumenti politici ed amministrativi, data la delicatezza del tema. Il mondo della pesca stima una domanda per circa 1.000 lavoratori annualmente. Attualmente la forza lavoro totale presso le imbarcazioni italiane è stimata intorno a 25.000 unità. L’inserimento degli stranieri ha bisogno di utilizzare gli spazi aperti, ad esempio quanto previsto nel decreto-legge 10 marzo 2023 n. 20, sull’ingresso e soggiorno al di fuori delle quote.
Il ruolo degli ITS
Gli Istituti tecnici superiori (ITS) svolgono un ruolo significativo nella formazione del personale marittimo in numerosi settori ed ambiti legati al mondo del mare ed all’attività di navigazione. L’obiettivo è pertanto quello di rafforzare la centralità dell’azione di formazione al fine di garantire unitarietà di coordinamento e un maggiore accesso al sostegno statale e regionale.