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(Ansa)
Politica

Ainis: «Napolitano, un presidente della Repubblica fortemente politico»

Analisi dell'operato di un uomo che ha segnato la storia politica italiana

Statista, uomo simbolo di due se non tre repubbliche politiche ma anche personaggio forte, forse a volte troppo e non libero da qualche critica. La morte di Giorgio Napolitano da qualsiasi parte la si veda segna un'epoca, divisiva, forse la più divisiva di sempre, come divisivo è stato lui.

«Penso che ogni presidente - dice Michele Ainis, costituzionalista e politologo - si trovi a nuotare in una particolare stagione della storia e che questo incida sul suo operato e per Napolitano è stato lo stesso. Lui ha avuto nove anni di presidenza in cui si sono alternati vari governi. Prima che fosse rieletto mi telefonó e mi chiese di andarlo a trovare, era convinto che fossero gli ultimi giorni della sua presidenza allora non pensava ne desiderava di essere rieletto ma alla fine dovette accettare. Fu un ripiego come poi lo è stato Mattarella. Entrambi erano stati rieletti per superare un impasse ma nel caso di Napolitano avrebbe fatto bene a rifiutare. Nel suo secondo mandato infatti la sua popolarità è declinata a causa della caduta del governo Berlusconi».

Cosa successe dopo la caduta del Governo Berlusconi?

«Nel caso del governo Monti, Napolitano ha esercitato una "fantasia" costituzionale nominando Monti senatore a vita e proiettandolo di fatto nelle istituzioni cosi divenne premier per un fatto consequenziale. Usò ingegno e fantasia».

Quali furono gli episodi che lo misero in crisi?

«Ci fu il conflitto sul decreto legge che intendeva superare la sentenza di Eluana Englaro. In quel caso mostró un potere di controllo del presidente della repubblica sulla decretazione d'urgenza diventato poi più incisivo, dimostrando che sono gli uomini a determinare il movimento della "fisarmonica" costituzionale».

Come riuscì a cambiare gli equilibri del Paese ed internazionali?

«Napolitano è stato l'unico ex comunista presidente della repubblica come Giorgia Meloni ex missina è stato il primo premier donna del Paese. Questo dimostra che sono gli uomini e le donne che incarnano le istituzioni ed è vero anche il contrario perché poi queste figure si istituzionalizzano come nel caso della Meloni. A livello internazionale non ha avuto un ruolo rilevante ha dimostrato e lo dico scherzando che i comunisti non mangiano bambini ed era ben accetto in America perché parlava bene l'inglese».

Napolitano politico di professione della prima repubblica si trovo in in un contesto di tipo maggioritario cosa può dirci a riguardo?

«Il sistema maggioritario è arrivato nel 1993 quindi prima di Napolitano, che si è trovato a percorrerne la crisi insieme al duello tra Berlusconi e Prodi. Mentre all'inizio della seconda Repubblica si è trovato a gestire un'Italia tripolare perché si erano affermati i 5 stelle e si è fatto carico di numerose critiche per la caduta del Governo Berlusconi e anche adesso che sta male ci sono stati degli episodi in cui è stato fortemente attaccato sui social sempre per lo stesso motivo. Anche la sinistra lo ha attaccato in passato per le intercettazioni della Trattativa Stato-Mafia dove parlava Loris D'Ambrosio ex consigliere del Quirinale con Nicola Mancino. La sentenza della Corte Costituzionale non le ritenne valide. Non si può intercettare il presidente».

Qual è la sua eredità?

«La sua eredità è che in certe fasi della politica il ruolo di presidente non è solo di rappresentanza ma politico. Ha dimostrato come questa fisarmonica costituzionale possa adattarsi ai vari contesti storici. Napolitano nei suoi discorsi usava una moral suasion, mentre Mattarella ad esempio esercita la sua persuasione in privato».

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Linda Di Benedetto