Caso Apostolico: «I giudici devono essere riservati. Lo dice la Costituzione»
Per Fulco Lanchester, Emerito di emerito di Diritto costituzionale italiano e comparato all'Università di Roma “La Sapienza” «il comportamento degli operatori del diritto deve essere “riservato” per evitare polemiche e ombre sullo stesso ordinamento giudiziario: il giudice deve apparire non coinvolto e nemmeno sospettato di contatti e legami che possano mettere in dubbio la sua terzietà»
La separazione dei poteri costituzionali rappresenta una sorta di filo invisibile al quale è appesa ogni moderna democrazia: un meccanismo di “pesi e contrappesi” costruiti proprio per mantenere separate le tre classiche funzioni democratiche. Nella pratica, tale sistema può presentare delle falle, come sta accadendo in questi giorni: a pochi giorni dal provvedimento emesso dal Giudice monocratico del Tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, che ha rimesso in libertà uno dei migranti trattenuti nel centro di Pozzallo, scatenando le ire del governo e di tutto il centrodestra, proprio questo meccanismo viene messo in discussione a causa di un video risalente al 2018 che immortalerebbe (il condizionale è d’obbligo…) lo stesso magistrato in prima fila ad una manifestazione pro-migranti.
La vicenda
Come si ricorderà lo scorso 20 settembre il giudice monocratico del Tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, non aveva convalidato i provvedimenti del Questore della provincia di Ragusa è stata motivata dal fatto che alcuni profili giuridici del decreto governativo sono ritenuti in contrasto con gli articoli 10 e 13 della Costituzione nonché incompatibili con specifici articoli di due Direttive dell’Unione Europea (la 2013/32 e la 2013/33) che regolano le modalità di richiesta di asilo e di protezione sussidiaria e temporanea. Nelle motivazioni della sua decisione il giudice aveva fatto inoltre riferimento alla giurisprudenza in materia, richiamando, espressamente, alcune sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Ora a rendere tutto più ingarbugliato, quasi sulla scia di un copione da scontro tra poteri, spunta un video che ritrarrebbe (il condizionale è d’obbligo, visto che la diretta interessata non si è ancora pronunciata sull’episodio) lo stesso giudice Apostolico tra i partecipanti a una manifestazione anti-Salvini risalente al 25 agosto del 2018: quel giorno, a Catania, un folto gruppo di attivisti pro-migranti, stava manifestando per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: “assassini” e “animali” furono alcuni degli epiteti rivolti alla Polizia intervenuta per contenere possibili disordini. E così, in attesa dei chiarimenti che tutto il centro-destra ha invocato a gran voce, e delle scelte processuali che stanno creando molte frizioni tra esecutivo e giudiziario, il tema della separazione dei poteri e della commistione tra magistratura e politica torna prepotente ad occupare l’agenda politica del nostro paese.
Sul delicato tema della rigida separazione dei poteri e della relativa non ingerenza, Panorama.it ha chiesto a Fulco Lanchester, professore emerito di Diritto costituzionale italiano e comparato a La Sapienza di Roma, di specificare i termini della questione, al tempo stesso giuridica e politica, proprio all’indomani delle polemiche suscitate sia dal provvedimento del Tribunale di Catania sia dal video oggetto di ulteriori polemiche.
Professor Lanchester, il tema della netta separazione dei poteri e del divieto di ingerenza di uno sull’altro non passa mai di moda.
«Il costituzionalismo contemporaneo si fonda sull’esigenza che gli ordinamenti pubblicistici (ma non soltanto questi) siano caratterizzati da separazione dei poteri e da partecipazione popolare. Una visione antropologica pessimista (tuttavia realista) evidenzia che concentrazione eccessiva del potere comporta pericoli ed eccessi deleteri. Ne discende che gli ordinamenti liberal - democratici articolano innanzitutto la struttura costituzionale sulla base del suffragio universale nelle votazioni elettive e deliberative. Essi organizzano inoltre il funzionamento istituzionale ordinario sulla separazione (rigida o meno) dei poteri attivi legislativo ed esecutivo sia al centro che in periferia, mentre la giurisdizione controlla».
Innanzitutto partiamo dalla vicenda di Catania, legata alla figura del giudice immortalato in un video che lo riprendeva ad una manifestazione pro-migranti nel 2018…
«Distinguiamo. La giudice Apostolico ha preso una decisione pochi giorni fa che ha contraddetto i decreti-sicurezza attivati nel corso dell’ultimo anno. Essa li ha ritenuti incompatibili con la normativa nazionale e con quella europea, immediatamente applicabile a livello interno. Su questo ho già espresso il mio parere, ritenendo che il magistrato in questione abbia operato in maniera corretta. Il Ministero dell’Interno ha già fatto ricorso in Cassazione e quest’ultima si esprimerà sul caso. D’altro canto anche a Firenze altri magistrati si sono comportati in modo analogo a quello di Catania».
Altro è, invece, il problema del video del 2018 relativo alla giudice.
«La vicenda è in fase di accertamento: si parla di dossieraggio ma siamo ancora ai preliminari. L’episodio conferma, tuttavia, che il comportamento degli operatori del diritto deve essere riservato per evitare polemiche e ombre sullo stesso ordinamento giudiziario. Il giudice deve essere come maresciallo dei carabinieri di un tempo: informato di tutto, ma nello stesso tempo non coinvolto e nemmeno sospettato di contatti e legami che possano mettere in dubbio la sua terzietà».
Non sarebbe stato più opportuno che questo giudice, proprio a causa di questo precedente, si astenesse?
«Il problema non è tanto e solo del singolo giudice, quanto della struttura in cui è inserito. E da quanto si sa sul comportamento del magistrato non vi sono state osservazioni in tutto questo tempo».
L’opinione pubblica potrà pensare che, in questo modo, sia venuta meno l’imparzialità che deve presiedere ogni valutazione di merito?
«Qui vorrei mettere in evidenza che imparzialità e terzietà non sono certo richieste agli esponenti del ceto politico, ma che i componenti del Governo devono essere molto attenti a non scatenare una caccia alle streghe nei confronti dell’ordine giudiziario. La separazione dei poteri permette di criticare le decisioni giudiziarie, ma non di scatenare una battaglia di delegittimazione. Il tutto è invero molto pericoloso, ma purtroppo ormai molto frequente».
E i tanto osannati pesi e contrappesi che fine hanno fatto?
«La crisi del rapporto tra poteri attivi e potere giudiziario non risale all’oggi o alla precedente legislatura, ma ha radici perlomeno cinquantennali nel nostro ordinamento. Le difficoltà del sistema politico sin dagli anni ‘70 del secolo scorso hanno provocato un sempre maggiore intervento della magistratura fino all’esplosione del 1992-93. Un simile fenomeno ha portato a frizioni al calor bianco, che non si sono acquietate anche a causa della transizione infinita del sistema politico italiano, passato dal bipartitismo imperfetto al bipolarismo imperfetto sinoall’ibernazione del circuito partitico parlamentare (da Monti a Draghi) per giungere al suo apparente scongelamento con il Governo Meloni».
La vicenda del video potrebbe ledere questo principio di netta separazione dei poteri, alla fine?
«La vicenda è la conseguenza di una persistente campagna elettorale tra maggioranza e opposizione ed anche all’interno della stessa maggioranza. Si richiederebbe un più grande self restraint da parte di tutti i protagonisti».
Alla fine viviamo un clima da perenne campagna elettorale…
«Confermo».
Fulco Lanchester, friulano di Udine, allievo di Mario Galizia a Pavia, è professore emerito di Diritto costituzionale italiano e comparato all'Università di Roma “La Sapienza”. Da sempre studioso dei temi classici della comparazione costituzionale, quale rappresentanza politica e sistemi elettorali, forme di Stato e di governo, di storia costituzionale e del fenomeno della comparazione giuridica tra pensiero giuridico italiano e tedesco, ha ricoperto i più prestigiosi incarichi accademici proprio alla sapienza, di cui è stato pro-Rettore. Coordinatore di “Nomos-Le attualità del diritto, edita dall’istituto Poligrafico dello Stato di cui è attualmente il direttore responsabile, dirige anche la collana Archivio di storia costituzionale e di teoria della costituzione edita da Giuffrè e i Quaderni di Nomos della Wolters Kluwer-Cedam, oltre a comporre i comitati scientifici di riviste storiche quali Quaderni costituzionali, Rassegna parlamentare, Revista de derecho constitucional europeo.