Musk attacca i magistrati sui migranti. Mattarella: "L'Italia sa badare a se stessa"
Elon Musk è un genio, ma anche un megalomane pittoresco. In quanto tale, ne spara una al giorno, e non parliamo solo di razzi. Uno così, teoricamente, andrebbe ignorato, se davvero si volesse fargli del male. Invece è accaduto qualcosa di diverso. Con un solo “tweet”, Musk ha reso tutta l’Italia sovranista, sinistra compresa. Per una volta, solo per una volta, è la sinistra a gridare contro il “vincolo esterno” che sfida la sovranità nazionale. I casi della vita.
La sorpresa è che anche il Quirinale è sceso nell’arena. Dopo che il patron di Tesla ha scritto su “X” che “questi giudici devono andarsene”, riferito a quei magistrati italiani che si sono opposti al decreto Paesi Sicuri, la presidenza della Repubblica ha emesso un comunicato. Anzi. Più che un comunicato, una frustrata. Volutamente rumorosa. Dai toni accesi, tutt’altro che in linea con i termini felpati degli ambienti quirinalizi. «L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni».
Non sappiamo chi o cosa abbia spinto il presidente a una dichiarazione così netta, che campeggia ancora nell’home page della presidenza. A Musk avevano già risposto duramente i magistrati stessi, attraverso l’Anm. E non si capisce perché un magnate d’oltreoceano, per quanto potente, debba avere come interlocutore un capo dello Stato. Si dirà: Musk sta per diventare ministro nella nuova amministrazione di Donald Trump. Ma l’obiezione è debole, perché nonostante tutto Musk attualmente non ricopre incarichi pubblici: è “soltanto” un imprenditore. Potente quanto volete, originale quanto volete, scorretto quanto volete, ma solo un imprenditore.
La presa di posizione del Colle, osannata a sinistra, costringerà forse i consiglieri presidenziali a spiegare come mai, nelle precedenti “ingerenze straniere” contro l’Italia, anche da parte di rappresentanti governativi in carica, non v’è stata risposta di uguale fermezza. E solo negli ultimi tempi, gli esempi sono innumerevoli: nel 2019 Macron disse che “L’Italia merita altri tipi di leader”; l’anno precedente, il suo portavoce disse che “sui migranti l’Italia è vomitevole”; nel 2022 Ursula Von der Leyen, prima delle elezioni, disse che se l’Italia diventasse come l’Ungheria “abbiamo gli strumenti” per contrastarla; nel 2016 Barack Obama, dalla Casa Bianca, promosse apertamente il referendum costituzionale firmato Matteo Renzi.
L’unica differenza tra questi episodi e l’affaire Musk è che nel caso del magnate di Tesla si parla di un privato cittadino, mentre nelle altre circostanze abbiamo a che fare con politici, capi di stato e di governo. Certamente si trattava di ingerenze, in qualche caso anche piuttosto gravi: eppure dal Colle più alto non arrivarono grandi censure. Perché stavolta si è deciso di esporsi in maniera così manifesta, proprio quando il bersaglio delle critiche oltreconfine è una parte della magistratura? E’ una domanda che nei prossimi giorni meriterebbe una risposta.
Nel frattempo la guerra tra governo e magistrati continua. Fioccano le sentenze fotocopia che disapplicano il decreto del governo. E in attesa del pronunciamento della Corte Europea, il tribunale di Roma stabilisce che i migranti rientrati devono poter circolare liberamente. Il caso è di natura giudiziaria (il diritto Ue, nell’interpretazione prevalente, prevale su quello italiano), ma nella vicenda si inserisce felicemente la posizione prevenuta di una parte della magistratura, che considera ogni politica di contenimento migratorio come una sfida ai diritti umani universali. La questione forse si risolverà da sé nel giugno del prossimo anno, quando entrerà in vigore un nuovo regolamento europeo che allarga le maglie dei parametri alla base della definizione di “Paese Sicuro”. Ma fino ad allora, purtroppo, si consumerà lo scontro istituzional-politico. Con una certezza: in Italia, di fatto, il potere esecutivo non dispone del diritto di stabilire e applicare la sua linea politica sul controllo dei confini. Una linea politica legittimata dal voto, e inerente la sostanza stessa del potere. Qualcuno fa i salti di gioia, di fronte alla paralisi: ma c’ è poco da brindare.