Concessioni balneari, il governo prende tempo. Italia nel mirino dell’Unione Europea
Sulla grana balneari il governo prende tempo. Stretto tra i diktat dell’Europa, che spingono per la liberalizzazione, e il pressing di Lega e Forza Italia che puntano ad allungare i termini per le gare. Oggi c’è stato il vertice di maggioranza: si è decisa la proroga della delega al governo sul settore, e la convocazione di un tavolo interministeriale per districare una vicenda complicata. Che mal s’accorda con chi non vede l’ora di piantare bandierine elettorali.
Le attuali concessioni balneari scadono il 31 dicembre. E la maggioranza è al bivio. Soddisfare l’Europa scontentando l’elettorato, o sfidare Bruxelles tenendosi buoni i sondaggi? Da un lato si può decidere l’ennesimo slittamento, come chiesto negli emendamenti di Lega e Forza Italia al milleproroghe: una scelta che verrebbe respinta dall’Ue, che con buona probabilità ci punirebbe con la procedura d’infrazione. Oppure si potrebbe cedere alla Bolkestein e certificare la resa. La terza via, quella che sta cercando di percorrere il premier, è quella di prendere fiato al fine di elaborare una riforma strutturale del settore, che non sia “temporanea”, come ha detto Meloni da Algeri. Una strada tortuosa, che il governo si propone di percorrere con cautela, ascoltando le categorie interessate, tenendo sempre un filo diretto con Bruxelles attraverso il ministro Fitto, e cercando di convincere gli alleati di governo a riformulare gli emendamenti.
Il percorso è stretto, specie con le regionali alle porte. E forse la precisazione di Bruxelles, che ricorda come questa materia non sia legata al Pnrr, è una piccola ciambella di salvataggio cui appendersi per un surplus di riflessione. L’idea sarebbe quella di cesellare una soluzione di ampio respiro, non troppo lassista da far irrigidire i burocrati Ue, ma nemmeno troppo fiscale da far costruire le barricate a una categoria, quella dei balneari, da sempre amica del centrodestra. Dopo la rivolta dei benzinai, del resto, la maggioranza non può permettersi che un altro pezzo dello zoccolo duro dell’elettorato moderato si metta sul piede di guerra.
Al di là dei tecnicismi, la vexata quaestio dei balneari è uno scoglio esemplare sul quale si misurerà la statura del governo e la compattezza di una maggioranza che in profondità cova le sue divisioni. Insomma,una prova di maturità sui contenuti. Qualunque sia il punto di caduta, ci sarà in ogni caso un prezzo da pagare, anche in termini di popolarità. Sta a Giorgia Meloni e alla sua compagine, saper dosare la giusta quantità di diplomazia in questo tornante. Magari rinunciando a qualche punto di consenso, nel nome di un pragmatismo degno di un governo maturo, senza complessi di inferiorità né all’interno, né all’estero.