Tutti i guai giudiziari di Beppe Grillo
La procura di Torino oggi ha chiesto la condanna a 9 mesi nel processo sulle proteste dei No-Tav. Ed altre procure lo indagano per istigazione alla disobbedienza
La procura di Torino ha chiesto per Beppe Grillo la condanna a 9 mesi di reclusione nel processo sui disordini al cantiere della No-Tav in Piemonte. Una richiesta arrivata nel corso di una giornata caotica per il leader del Movimento 5 Stelle. Da diverse procure d'Italia arrivava infatti la conferma dell'iscrizione nel registro degli indagati per il reato di "istigazione alla disobbedienza" in merito al famoso invito rivolto agli agenti di Polizia di non proteggere più i politici ed i palazzi della politica.
Ma la lista dei suoi guai giudiziari è lunga.
- Omicidio Colposo
Il giorno più nero per Grillo è quello del 7 dicembre 1981 quando perse il controllo del suo fuoristrada mentre percorreva la strada militare che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda. Il veicolo scivolò su un lastrone di ghiaccio e cadde in un burrone profondo ottanta metri. A bordo con Grillo c'erano quattro suoi amici genovesi con i quali stava trascorrendo il fine settimana dell'Immacolata. Grillo si salvò gettandosi fuori dall'abitacolo prima che l'auto cadesse nel vuoto e, contuso e in stato di choc, riuscì a chiamare i soccorsi. Tre dei suoi amici rimasti nell'auto persero la vita: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, rispettivamente di 45 e 33 anni, e il loro figlio Francesco di 9 anni. Il quarto, Alberto Mambretti, 40 anni, fu ricoverato con prognosi riservata a Cuneo.
Tre settimane dopo l'incidente, per Grillo scattò l'incriminazione per omicidio plurimo colposo. Nell'ottobre 1982 la perizia ordinata dal giudice istruttore suggerì che Grillo era colpevole di non aver fatto scendere i suoi passeggeri prima di affrontare il tratto di strada più pericoloso. Per questo il 28 settembre 1983 il comico genovese viene rinviato a giudizio. Il processo di primo grado si concluse con l'assoluzione di Grillo per insufficienza di prove. Poi, in appello, il 14 marzo 1985 Grillo fu condannato per omicidio colposo a quattordici mesi di reclusione con il beneficio della condizionale.
- Abuso edilizio
Poi c’è l’abuso edilizio. Questo risale al periodo in cui Beppe Grillo decise di andare a vivere a Sant’Ilario, zona lussuosissima di Genova, in una bellissima villa rosa salmone che si affacciava sul Monte di Portofino, con ulivi e palme. Ma alla villa del comico mancava la piscina. Così Grillo non ne fece scavare una ma ben due. La cosa piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa che era già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che il futuro leader del Movimento 5 stelle fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi.
Condanne per diffamazione.
Nel 2003, patteggiò una causa per diffamazione aggravata intentata contro di lui da Rita Levi Montalcini. Durante uno spettacolo, Beppe Grillo chiamò "vecchia puttana" la Montalcini, all'epoca 94enne, vincitrice del Premio Nobel 1986 in Medicina, insinuando che la scienziata torinese avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica che materialmente le aveva comprato il premio.
Nel 2012 in appello Grillo viene condannato nuovamente per aver diffamato a mezzo stampa la Fininvest in un suo articolo pubblicato nel 2004 sulla rivista "Internazionale". Il risarcimento del danno patrimoniale, pari a 50.000 euro, oltre alle spese processuali, è stato stabilito dai giudici della prima sezione della corte d'appello del tribunale di Roma.
Nel settembre 2013 viene condannato in Corte di cassazione per avere diffamato l'ex sindaco di Asti, e parlamentare per Forza Italia, Giorgio Galvagno. Nel 2003, Grillo aveva definito l'ex primo cittadino "un tangentista", durante uno spettacolo al Teatro Alfieri di Asti. Grillo dovrà versare a Galvagno 25.000 euro e gli interessi a partire dal 2003, come risarcimento del danno, oltre al risarcimento per le spese legali.
Il 12 dicembre 2013 è stato condannato dal Tribunale di Genova in primo grado per diffamazione nei confronti di Antonio Misiani, in qualità di Tesoriere del Partito Democratico. La vicenda risale al maggio 2012, quando Grillo pubblicò sulla home page del proprio blog un mosaico di immagini con le foto stile "segnaletiche" degli amministratori di PdL (Rocco Crimi), PD (Antonio Misiani) ed UDC (Giuseppe Naro), insieme a quelle degli ex di Lega Nord (Francesco Belsito) e Margherita (Luigi Lusi). Il giudice ha riconosciuto a titolo provvisorio un risarcimento di 25.000 euro in favore di Misiani ed un risarcimento in favore del Partito Democratico di 5.000 euro.
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