Berlato: «Abbattere Jj4 non significa mettere a rischio la presenza di orsi in Trentino»
Non solo gli orsi, ma anche i lupi. I territori del Trentino vedono un sovrannumero delle specie carnivore. L'europarlamentare in quota a Fratelli d'Italia: «Come nell'agricoltura è necessario potare rami secchi o malati, abbattere gli animali violenti non deve essere visto come un atto inumano»
La gestione della fauna selvatica, nello specifico di orsi e lupi, è uno dei temi caldi di questi ultimi giorni. Dopo il ritrovamento del corpo di Andrea Papi, trascinato per decine di metri dall'orsa «Jj4» in Val di Sole in Trentino. «Il problema non è nella presenza degli animali» ha sottolineato a Panorama.it l'europarlamentare in quota Fratelli d'Italia Sergio Berlato «ma il fatto che la questione sia sfuggita di mano. Un conto è essere animalisti e ambientalisti a parole, un altro è con i fatti».
Oggi il plantigrado «Jj4» che ha ucciso il runner ventiseienne è stato catturato, ma «stiamo perdendo il focus sulla situazione» ha commentato Berlato «si parla più del fatto se sia corretto o no uccidere l'orso che del fatto che l'orso abbia ucciso una persona, su un sentiero bianco, non troppo distante dalla sua abitazione. Ieri è stato Andrea Papi, alla cui famiglia ho fatto visita e per cui ho posato una corolla di fiori nel luogo della tragedia, ma oggi, domani, potrebbe toccare la stessa sorte a un altro runner, o a un ricercatore di funghi o a una persona che semplicemente voleva farsi una passeggiata nella natura».
A monte, secondo quanto ha spiegato a Panorama.it Sergio Berlato vi è il fallimento di due progetti, il Life Ursus e il Pacobace, promossi dall'Unione Europea ma «sfuggiti di mano». «Life Ursus prevedeva l'utilizzo di una quantità enorme di risorse pubbliche per reintrodurre i grandi carnivori come orsi e lupi in ambienti fortemente antropizzati, dove cioè la presenza dell'uomo è importante. Per questo» ha continuato «Alcuni orsi che sono stati catturati in Slovenia sono poi stati portati in Trentino e liberati nei nostri boschi con lo scopo di ripopolare le nostre aree. Poi questo progetto è stato sostanzialmente abbandonato. Perché non si è curata la gestione delle popolazioni di orsi? A non essere rispettato poi anche il piano Pacobace, che prevedeva non solo la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali ma anche la gestione della specie fino da arrivare a stabilire quale fosse il livello massimo di compatibilità tra la presenza dell'orso e l'attività atropiche e la capacità del territorio di sostenere la presenza di questi animali».
In Trentino, nello specifico, i primi studi prevedevano un livello massimo di compatibilità fino a un massimo di 40-50 unità. «Il livello massimo sopportabile dall'ecosistema del territorio» spiega Berlato. «Il risultato? Ora la presenza è stimata tra i 120 e 200 esemplari. E questo contando solo gli adulti, i cuccioli (come quelli di «Jj4», ndr.) portano il numero a oltre 300 orsi nei nostri boschi. E questo provoca danni evidenti e squilibri sul territorio».
A preoccupare oltre alla presenza degli orsi è anche quella dei lupi. «Ormai vengono trattati come animali sacri» ha ribadito Berlato che aveva già parlato della problematica ai microfoni de La Zanzara «sono intoccabili. Ma parlare è facile. Io dico che molti, purtroppo, si limitano a predicare l'ambientalismo. Ma l'ambientalismo non deve essere solamente predicato, ma deve essere soprattutto praticato. Perché dino a prova contraria, chi oggi garantisce la manutenzione e l'equilibrio delle zone, delle attività atropiche e della fauna selvatica sono gli abitanti delle zone che le conoscono a fondo perché vivono il territorio». «Quello che animalisti e ambientalisti non comprendono è che la fauna selvatica e azioni come quella di Jj4 aprono ora a problematiche differenti, non ultima quella del turismo» ha continuato l'europarlamentare «Perché cosa succederà ora che si spargerà la voce che non si può passeggiare tranquillamente o andare per funghi o a correre nei sentieri del Trentino?»
Berlato non nasconde di essere favorevole all'abbattimento degli esemplari pericolosi come «Jj4». La provocazione durante la trasmissione radio La Zanzara, in cui ha dichiarato che sarebbe pronto in prima persona a uccidere l'orso, apre uno scenario in realtà più ampio. «In questo caso abbattere l'orso pericoloso non significa mettere a rischio l'intera specie ma - come succede con l'agricoltura - è un potare un ramo secco o malato per evitare che si ripeta o espanda il fenomeno» ha concluso l'europarlamentare ribadendo la necessità di «osservare e capire il territorio senza ideologie ambientaliste o animaliste» per prevenire che, oggi o domani, si ripetano episodi come quello che ha coinvolto Andrea Papi.