Parte la caccia ai nominati da Sangiuliano
La sinistra all’assalto dei presunti incarichi conferiti prima delle dimissioni tuona contro «l’occupazione militare» dei posti. Ma tra gli esperti sotto contratto al Mibac confermati dal centrodestra c’è perfino il figlio del segretario di Palmiro Togliatti
Che mi venga un golpe: la sinistra maramaldeggia sull’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ma va in trance agonistica e lo accusa pure di un inesistente colpo di mano nelle nomine dell’ultimo giorno, accusandolo nientedimeno di aver scelto i membri della commissione che si occupa del finanziamento dei film italiani, con a disposizione un budget di 50 milioni di euro, seguendo la logica dell’occupazione militare. In sostanza, secondo i paladini del pluralismo (quando non governano loro), i nomi scelti sarebbero espressione della becera destra fascistoide, tanto che chiedono al nuovo ministro Alessandro Giuli di annullarle. Vediamo qualche dichiarazione in merito: «Il ministro Giuli», tuona la deputata di Avs Elisabetta Piccolotti, «intervenga e ritiri le nomine dell’ultimo momento di Sangiuliano e cambi la riforma: ha l’opportunità di essere ricordato come colui che ha salvato le piccole produzioni indipendenti italiane da morte certa, e con loro un serbatoio di creatività che è vitale per la nostra cultura». La capogruppo del Pd, Irene Manzi, invita Giuli a riferire alla camera, dove «avrà anche il modo di chiarire alcuni aspetti ancora molto poco chiari, a partire dalle nomine fatte in fretta e furia da Sangiuliano prima di dimettersi, alla governance di Ales, e a tutti i contorni dell’organizzazione del G7 cultura». Infine, l’eurodeputato dem Sandro Ruotolo: «Come Partito Democratico non abbiamo dubbi», afferma Ruotolo, «dobbiamo costruire l’alternativa al governo Meloni, il governo più di destra nella storia repubblicana del nostro Paese che sta governando male e che nella cultura e nell’informazione ha un’unica politica: occupare tutto quello che si può occupare perché ossessionato dall’egemonia culturale della sinistra. Noi abbiamo bisogno invece del pensiero libero e non della censura o dell’autocensura».
Molto bene, anzi malissimo: diamo un nome e un cognome ai pericolosi occupanti di destra che Sangiuliano ha piazzato nella commissione incaricata di distribuire i finanziamenti alle opere cinematografiche. Il nome più in vista è quello di Paolo Mereghetti, critico cinematografico del Corriere della Sera, decano dei giornalisti specializzati. Laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano con una tesi su Orson Welles, ha realizzato il più celebre e dizionario dei film in lingua italiana Il Mereghetti, che cura dal 1993. Nel 2001 ha vinto il Premio Flaiano per la critica cinematografica. Tutt’altro che di destra, Mereghetti è semplicemente una autorità assoluta nel settore. Che dire di Valerio Caprara?