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Politica

Case green, rivedere la norma a Bruxelles o avere coraggio di respingerla

La direttiva UE obbliga l'Italia a ridurre le emissioni. Il ministro Pichetto Fratin promette attuazione senza tasse, ma la Lega rimane scettica

Soltanto pochi mesi fa Pichetto Fratin aveva dichiarato che i tempi per l’attuazione delle direttive europee sulla case green erano irrealistici. Oggi, dopo aver dichiarato che entro due anni l’Italia recepirà la normativa, scatenando la reazione dei parlamentari della Lega, ha puntualizzato che gli italiani non pagheranno un euro di tasse in più.

“Non comprendiamo la fretta del ministro Pichetto Fratin di far pagare nuove tasse agli italiani. È un argomento che non trova assolutamente d’accordo la Lega che in Parlamento ha riunito la maggioranza approvando la mozione Molinari contro le case green.” ha dichiarato l’onorevole Giampiero Zinzi, capogruppo in commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici. Del resto, la viceministro Vannia Gava aveva richiesto di inserire la revisione di questa direttiva tra le priorità del nuovo corso Ue, ovvero prendendo lo stesso impegno assunto dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, votando contro questa direttiva in seno al Parlamento europeo. Zinzi ha precisato: “Crediamo sia doveroso che il ministro tenga conto della volontà parlamentare e delle forze politiche che compongono la maggioranza di centrodestra. La Lega è e sarà sempre contro l’imposizione di nuove tasse, specie su di un bene primario per gli italiani come la casa”.

Oltre a essere discutibile sul piano dell’applicabilità, la norma risulta poco adatta alla situazione immobiliare italiana. Tralasciando il fatto che sette italiani su dieci hanno una casa di proprietà, quindi, pagherebbero gli adeguamenti di tasca loro, il nostro è il Paese dei borghi storici e delle case d’epoca, ma questo, semmai, dovrebbe essere un fattore positivo e non una condizione peggiorativa rispetto a chi, come i tedeschi, hanno metà delle città piene di palazzoni, pessimi esempi d’edilizia ex Ddr.

Pichetto Fratin lo sa e vuole poter creare le condizioni finanziarie che consentano agli italiani di affrontare la discussa normativa europea, ma questo potrebbe non bastare. Il 12 aprile scorso il Parlamento europeo ha approvato la Epbd, (da Energy performance of buildings directive) che riguarda le prestazioni energetica nell’edilizia. Secondo gli eco-talebani di Bruxelles servirebbe per abbattere l’emissione di CO2 risparmiando su riscaldamento e raffrescamento, in realtà è un enorme favore alle grandi società immobiliari. Anche perché, lo ricordiamo, sulla vicenda della CO2 climalterante e le sue cause nessuno ha ancora dimostrato alcunché.

Ma si sa, con l’obiettivo di allinearsi agli impegni dell’accordo di Parigi e del Green Deal europeo, con questi provvedimenti le case degli europei emetteranno il 60% in meno di anidride carbonica entro il 2030 per arrivare, neanche fosse un premio, alla tanto decantata neutralità climatica entro il 2050. E tra i punti più “dolorosi” c’è quello che prevede che tutti gli edifici residenziali dovranno ridurre il loro consumo energetico medio del 16% entro il 2030, e del 20-22% entro il 2035. Già questa è una di per sé una follia se applicata in Italia, a cui fa seguito la richiesta che tutti gli edifici privati di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2030; mentre quelli pubblici entro il 2028 per gli edifici pubblici. Tradotto: costruire e comprare casa costerà sempre di più, ma anche i luoghi di lavoro saranno colpiti: l’Ue vuole infatti che tutti gli edifici non residenziali riducano il loro consumo energetico medio del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033. Come saranno calcolate con garanzia di precisione queste percentuali è da vedere, mentre è ceto che la regola potrebbe colpire l’enorme numero di 7 milioni di residenze, tra le quali, quelle catalogate in classe F e G, cioè con le peggiori “prestazioni” dovranno essere adeguate pesantemente.

Bontà loro, gli euroburocrati hanno previsto l’esclusione di monumenti, edifici con particolare valore storico e architettonico, edifici di culto, seconde case usate meno di quattro mesi l’anno (altra pillola di idiozia, chi lo accerta e come?), edifici a uso temporaneo e abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri, Concentriamoci un attimo su questo ultimo punto: guarda caso, proprio i mini appartamenti e il social-housing divenuti modello abitativo delle nuove generazioni di “single” e degli studenti fuori sede, che sono anche le case su cui le maggiori società immobiliari hanno investito recentemente nelle metropoli italiane. Ultimi ma non meno importanti, gli edifici agricoli. Per ora di sanzioni previste per chi si rifiuta di adeguarsi non se ne discute, ma la norma non le esclude e il timore che gli immobili non conformi vengano penalizzati dal punto di vista commerciale resta concreto.

Che cosa intendesse esattamente il ministro Pichetto Fratin per “creare le condizioni economiche e finanziarie” per applicare la norma, al momento non è chiaro, in primis perché società di consulenza come Deloitte prevedono da 800 a 1000 miliardi di spesa, tuttavia bisognerebbe anche valutare quanto, effettivamente, all’Italia convenga essere ligia sull’applicazione di una norma discutibile. Il disastro del Bonus 110% è sempre in agguato, con ripercussioni che vedremo nei prossimi vent’anni, anche quando chi ha per esempio applicato il famigerato “cappotto termico” laddove non era opportuno, oppure chi si è fatto sedurre dalle pompe di calore senza averne i prerequisiti tecnici, si renderà conto delle effettive “prestazioni” raggiunte dalla sua casa. Non so voi, ma per chi scrive, accostare la parola “prestazioni” al bene più durevole nella vita di una persona suona raccapricciante. Intanto il senatore Nino Germanà, segretario in Commissione ambiente a Palazzo Madama, ha dichiarato: “Non condividiamo la scelta del ministro di far pagare nuove tasse agli italiani. Noi abbiamo chiesto più volte, anche attraverso il nostro viceministro all’Ambiente Gava, la revisione della direttiva sulle case green. Ma lo sa il ministro che, anche se questa misura esce dal Patto di stabilità, sono sempre soldi a debito? La casa è un bene primario per i cittadini e come tale va salvaguardata: come Lega continueremo la nostra battaglia, sempre e comunque, contro nuove tasse”.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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