conte voto senato
(Ansa)
Politica

Conte resta in sella con il Governo Moviola

156 voti a favore (sotto la maggioranza assoluta) tra cui 3 senatori a vita, 2 di Forza Italia e la prima volta della «Var» al Senato per il caso Ciampolillo

Si finisce con la Var, con la moviola in campo al Senato, per chiudere la giornata più lunga e triste del Governo Conte Bis (ormai Conte Ter). Passate le 21.30, 12 ore dopo il discorso al Senato del premier, si resta tutti in aula, in attesa di sapere se considerare valido il voto del senatore Ciampolillo, espulso un anno fa dal Movimento 5 Stelle per i mancati rimborsi e famoso in quanto «negazionista della xilella». Un traditore-venduto (definizioni dei grillini di un anno) fa ma oggi possibile «costruttore» e quindi riabilitato agli occhi di Crimi e Di Maio. La Var ha stabilito che Ciampolillo non era in «fuorigioco»: voto consentito. A lui e al socialista Nencini, il cui si è arrivato nei minuti di recupero convinto da un elogio personale del premier nella replica al Senato («persona di cultura ed onestà…»)

E già il fatto in se che si sia litigato in maniera così aspra per il voto di un solo senatore racconta il livello politico della giornata.

Comunque alla fine ecco il risultato: 156 voti a favore e 140 contrari. Dei 18 senatori di Italia Viva 2 sono risultati assenti e 16 hanno rispettato l'indicazione del leader per l'astensione. In soccorso del premier sono arrivati solo 2 esponenti di Forza Italia (Rossi e Causin, subito espulsi dal partito). Conte ha goduto anche del voto di tre senatori a vita: Segre, Monti e Cattaneo (a parte Monti solitamente mai in aula).

156 è un numero basso, sotto le attese del premier che sognava quota 159 e soprattutto lontana dalla maggioranza assoluta di 161. Il governo Conte quindi non ha la maggioranza assoluta e se Renzi ed i suoi avessero votato contro sarebbe stata la sfiducia, la fine del governo e forse dell'esperienza politica dell'avvocato del popolo.

La maggioranza sostiene che comunque alla fine la fiducia è arrivata e si va avanti.

La tecnica del rinvio, tanto cara a questo premier, che ora però deve spiegare come governare il Paese in piena pandemia, alla vigilia della fine del blocco dei licenziamenti (si parla di 1 milione e mezzo di posti di lavoro in meno, una strage) con la maggioranza più debole e numericamente non sufficiente. E non è solo una questione teorica, ma anche pratica. In alcune commissioni centrali del Senato, Affari Costituzionali e Bilancio, i partiti di governo sono in minoranza. Come fare allora?

Domande che sono nella testa del premier ma anche in quella del Capo dello Stato.

Mattarella aveva chiesto tutto tranne una maggioranza rabberciata: insomma un partito nuovo per sostituire Italia Viva. Tutto questo oggi manca e mancherà per molto tempo.

Quello che ci troviamo è una maggioranza che va dall'estrema sinistra alla Polverini (le sue foto mentre fa il saluto romano spopolano sui social), dai grillini a Monti, dai senatori a vita a Lady Mastella per finire con la Var e Ciampolillo.

Il finale perfetto, per il Governo Moviola

I più letti

avatar-icon

Andrea Soglio