Lobbisti pro Cina in manette per corruzione
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Lobbisti pro Cina in manette per corruzione

Perquisizioni nella sede del Parlamento Ue. Fermati uomini legati a Huawei, tra cui l’italo belga Valerio Ottati. Sigilli agli uffici degli assistenti di deputati di Fi e Renew. Gli indagati avrebbero pagato convegni e viaggi in cambio di favori. Nel mirino 15 politici

È ancora fresco nella memoria il sequestro delle banconote trovate a casa del piddino Antonio Panzeri e dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili. Più recente la richiesta da parte delle autorità inquirenti belghe di revocare l’immunità parlamentare alle due deputate pd Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti. Uno scandalo che va sotto il nome di Qatargate. Ieri, però, il Parlamento europeo è stato travolto da nuove accuse. Secondo gli inquirenti di Bruxelles i lobbisti del colosso cinese Huawei avrebbe corrotto 15 tra ex e parlamentari in carica favorendo conferenze, il pagamento di viaggi e persino di biglietti per lo stadio. Una retata con oltre 100 poliziotti ha portato alla perquisizione di 21 abitazione e all’arresto di almeno quattro persone, anche di nazionalità cinese. Tra questi Valerio Ottati, italiano nato in Belgio, figlio di un ex funzionario dell’Europarlamento e già assistente di due eletti nel collegio della Campania: Crescenzio Rivellini (Forza Italia) e Nicola Caputo (Pd) attuale assessore alla Regione con Vincenzo De Luca. Ottati, che dal 2019 è responsabile degli affari pubblici Ue per Huawei, sarebbe considerato il perno dell’inchiesta che per il momento si basa su due capi d’imputazione: corruzione e riciclaggio. Tanto che la polizia della capitale non si è limitata a perquisire le abitazioni degli indagati, ma si è spinta fin dentro la sede dell’Aula finendo col mettere i sigilli agli uffici di almeno 6 assistenti parlamentari. Alla Verità risulta quello di Paolo Campisi, assistente del deputato Marco Falcone del Ppe/Forza Italia eletto all’ultima tornata elettorale e vicino al deputato Fulvio Martusciello . Il cui assistente, secondo Politico.ue sarebbe sempre ieri stato oggetto di acquisizione di documenti con tanto di sigilli alle porte dell’ufficio. La delegazione azzurra ieri in serata ha smentito qualunque utilità. Altra figura coinvolta è quella di Adam Mouchtar, assistente del bulgaro Nikola Minchev (vice presidente della commissione Imco in quota Renew). Mouchtar, sempre secondo la stampa locale, sarebbe tra i fondatori del gruppo EU40. l’associazione dei giovani eurodeputati presieduta fino al giorno prima del suo arresto dalla Kaili. La figura centrale del Qatar gate, come abbiamo visto sopra. Sicuramente coincidenze. Ma interessanti. Va specificato che nessuno dei parlamentari citati risulta coinvolto nell’inchiesta. Così come sui 15 che sarebbero stati oggetto delle attenzioni dei lobbisti di Huawei c’è il massimo riserbo. Mentre l’azienda di Shenzen ha diffuso una nota spiegando di non essere al corrente e di non tollerare politiche corruttive. Beh un sollievo. In queste ore gli indagati e perquisiti (anche in Francia e in Portogallo) sarebbe stati subito sottoposti a interrogatorio. Il che non stupisce affatto. Le modalità inquirenti della magistratura belga sono ormai conosciute per una certa aggressività e non è dato sapere se il tutto sia limitato a quanto riportato dal quotidiano Le Soir, cioè fondi per finanziare convegni ed elargizioni per viaggi, oppure dietro ci sia un metodo sistematico per influenzare l’attività legislativa dell’Aula di Bruxelles e Strasburgo. Le premesse ci sarebbero però. Ottati, durante il periodo con Rivellini, si è occupato dei rapporti con la Cina, e più nello specifico di «dialogo sulla cooperazione per l’innovazione Ue-Cina». Negli anni da assistente di Caputo, invece, si è concentrato principalmente su questioni agricole; tuttavia, nell’ultimo anno di legislatura, quella terminata nel 2019, «è stato anche parte della delegazione per i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese», riporta un quotidiano.

Tra il 2009 e il 2014, Ottati si è occupato anche della gestione dei fondi assegnati a singoli eurodeputati, della gestione degli incontri interparlamentari Ue-Cina a Bruxelles e Pechino, della gestione delle relazioni con l’ambasciata cinese presso l’Unione europea e della redazione dell’agenda delle riunioni della delegazione per le relazioni con la Cina del Parlamento. Non solo. Avrebbe steso le note informative per il presidente e i membri della delegazione su una varietà di questioni. Dalle relazioni commerciali bilaterali, all’accesso al mercato cinese. Un background non da poco che avrebbe indotto il colosso di Shenzen a contrattualizzare l’ex assistente italo-belga. D’altronde quelli erano gli anni più caldi del dibattito attorno al 5G e alle tecnologie hardware cinesi. Non è certo un segreto che tra il 2019 e il 2021 la Cina abbia spinto tantissimo sui governi europei (in precedenza anche sulla Gran Bretagna) perché le società di tlc adottassero sistemi Huawei e Zte al posto della tecnologia Usa. In Italia c’era il governo Conte e il picco delle frizioni si è consumato ad agosto del 2020 quando notte tempo l’ex premier provò a infilare un Dpcm in grado di garantire regole più lasche (nell’ambito del Golden power) ai produttori cinesi. Il blitz, seguito passo passo dalla Verità, non andò in porto. Ma generò un forte malcontento nell’allora amministrazione Trump. Tanto che ad ottobre dello stesso anno, in occasione della sua visita a Roma, l’allora segretario di Stato Mike Pompeo tenne un discorso di fuoco. In queste ore circola una lettera inviata da una decina di eurodeputati a Vestager, Dombrovskis e Breton per sollecitare la Commissione all’apertura alle tecnologie 5G estere. La Cina non è citata. Ma non ci sono altre opzioni. A firmarla anche deputati i cui assistenti sono stati ieri oggetto di perquisizioni. Si capirà nelle prossimo ore l’importanza di quella missiva. Di certo sono passati quattro anni solo ma son cambiate tante cose.

Da allora le pressioni cinesi sono andate scemando. Di certo per la volontà di tenere un profilo più basso e per il fatto che la tecnologia 5G ha subito una sorta di declassamento. Basti pensare che oggi si è spostato tutto sul mondo satellitare, come testimonia la diatriba attorno a Starlink. La tecnologia si evolve molto velocemente, ma l’attenzione dell’Europa verso la Cina resta sempre elevata. Come testimonia in questi giorni il rinnovato impegno di Romano Prodi, colui che da commissario ha garantito a Pechino un posto di primo piano nel Wto e un ruolo primario nell’allargamento dell’Ue a Est.

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