Pd e M5S si affidano a Mattarella per liberarsi di Conte
Il premier si è dimesso e prova a resistere con la pattuglia di costruttori che non bastano. Così gli alleati di governo guardano oltre l'avvocato del Popolo
E venne il giorno delle dimissioni di Conte. Un giorno arrivato per prima cosa con troppo, eccessivo, imbarazzante ed inutile ritardo. Ben 49 giorni dopo il famoso intervento in senato di Matteo Renzi sul Recovery Plan, che di fatto, lasciò senza maggioranza l'esecutivo giallo-rosso.
Un mese e mezzo di trattative e rinvii, di giochi e compravendite, di sfide e concessioni. Di molto rumore per nulla. Perché ad oggi siamo di fatto fermi a quel 9 dicembre.
Renzi dice di essere pronto al dialogo, a rientrare in maggioranza ma chiede un «cambio di passo».
Conte è convinto di farcela, convinto di portare a casa il terzo esecutivo diverso di questa legislatura e della sua carriera politica («Non è la fine della nostra storia» ha detto al termine del suo ultimo Consiglio dei Ministri prima di salire al Colle per dimettersi); convinto che il gruppo dei responsabili sia numericamente e politicamente forte abbastanza dal sostituire Italia Viva.
Ma qui cominciano i primi problemi di giornata.
Il gruppo in effetti sta nascendo, sotto la bandiera di Bruno Tabacci e del suo simbolo, Centro Democratico. Al momento però i componenti sono sempre gli stessi che nel voto di settimana scorsa hanno dato la fiducia governo Conte-Bis: una decina. Non bastano. Si fanno nomi di altri, per mettere pressione, ma i diretti interessati smentiscono. Tra i più convinti in senatore De Falco, si, l'ex ufficiale della Guardia Costiera diventato famoso per quel «salga a bordo, cazzo» gridato alla radio al Capitano Schettino in fuga dalla Costa Concordia che affondava all'Isola del Giglio. Frase che di fatto è diventata la sua bussola politica essendo lui uno dei pochi ad aver appoggiato due maggioranze diverse ed è pronto a fare tris. «Lo faccio per una sola ragione, perché il paese è alle prese con un'emergenza sanitaria senza precedenti che dev'essere l'unico fine di questo esecutivo…» ha spiegato. Non devono avergli detto che le priorità del Conte Ter sono altre, tra queste la nuova legge elettorale il cui impatto sulla campagna vaccinale (non essendo una siringa, una fiala, un infermiere) risultano misteriosi al mondo della scienza e a tutti noi. Ma non si sa mai, ovvio.
Visto l'andazzo e lo stallo qualcuno, piano piano, comincia a guardare oltre l'orizzonte dell'avvocato del popolo. Anche perché quelli disposti a morire per Conte sono pochi. Tra questi anche il Movimento 5 Stelle che di elezioni anticipate non vuole sentirne parlare mentre il premier continua a dire che dopo di lui ci sono solo le urne. E anche il Pd è sulla stessa lunghezza d'onda. Oggi tutti fedeli alla causa ma si comincia a guardare avanti, persino ad un Governo di Unità Nazionale, che, come confermato oggi da Berlusconi stesso, non dispiacerebbe troppo nemmeno a Forza Italia.
La verità è che tutti sperano in un colpo di coda di Mattarella, l'arbitro di questa crisi. Sarà lui, da domani pomeriggio con le consultazioni (via streaming, causa Covid), a cercare di scoprire le carte e vedere quali siano gli spazi di manovra per un Conte Ter o decidere per un'altra soluzione (Cartabia, Franceschini, Lamorgese o addirittura Di Maio, i nomi al centro delle chiacchiere). Toccherà aspettare ancora, almeno giovedì dicono i cronisti di palazzo, come se avessimo altro tempo da perdere.
Come se la gente non avesse capito che al centro di questo mese e mezzo di stallo politico e governativo il «bene del Paese» sbandierato come una scusa volgare per giustificare giochini e giochetti, non sia assolutamente la priorità
Conte gioca per salvare la sua carriera politica dato che fuori da Palazzo Chigi sparirebbe nel nulla in poche settimane. Lo stesso dicasi per i vari responsabili o costruttori. Renzi cerca visibilità sognando (come questa volta) di essere sempre quello con il jolly in mano. Il Pd non sapendo decidere se sia più pericoloso Conte o Renzi prende tempo, sperando soprattutto di arrivare con questo Parlamento all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
E gli italiani assistono, distaccati, impotenti, nauseati
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