È il Draghi Day. E finiranno gli appelli stucchevoli ed ipocriti alla sua permanenza
Alla vigilia del passaggio al Senato finalmente non sentiremo più quegli inviti ossessivi ed eccessivi a rimanere a Palazzo Chigi che crediamo non abbiamo fatto troppo piacere nemmeno al diretto interessato
Mi chiedo cosa ne pensi Draghi, persona abituata alla concretezza, di questa stucchevole manifestazione collettiva di adulazione nei suoi confronti. Stiamo perdendo il senso del limite. Più si avvicina il d-day, più l’Italia che conta gronda miele sulla testa del premier. Giornali traboccanti venerazione implorano in ginocchio che resti in sella. Sindaci (non tutti) e governatori (non tutti) supplicanti perché il governo prosegua. E poi imprenditori (non tutti), camionisti (non tutti), carpentieri (non tutti), persino virologi. Da ultimo, le cosiddette manifestazioni di piazza draghiste (che di “spontaneo” hanno ben poco), le quali si sono dimostrate adunate ben poco oceaniche. Con l’aggiunta, meschina, di aver arruolato anche i bambini, striscione in mano, al grido di “Draghi salvaci tu”.
Forse stiamo superando ogni livello di dignità e decenza. Intendiamoci: chi scrive spera che Supermario resti alla guida di un governo solido (e sottolineo “solido”, altrimenti tanto vale votare), ma obiettivamente: non è che stiamo esagerando con i salamelecchi? Non è che siamo preda di un impazzimento collettivo? Neanche con Monti abbiamo toccato tali vette di linguacciuto affetto (e sappiamo bene quanto poco tempo ha impiegato Monti a precipitare nell’abisso). Eppure i draghisti con l’elmetto si sono scatenati: i cani dal guardia del potere si scoprono cani da riporto. Si sguinzagliano eminenti romanzieri come Antonio Scurati: “Caro Presidente, non mollare”. I renziani scrivono che Draghi deve governare senza porre condizioni al Parlamento, come un sultanato. Su “La Repubblica” sta scritto che gli italiani vogliono Draghi per acclamazione, “il paese ha parlato, per chi lo vuole sentire”.
Ma quale Paese avrebbe parlato? in base a quali sondaggi, in base a quale voto popolare si ritiene di rappresentare un Paese intero? Certamente Draghi è stimato e apprezzato. Però sta di fatto che le riunioni dei draghisti di queste ore hanno riempito a malapena il pianerottolo di un condominio. Come si può scrivere (è la stampa di oggi) che “centinaia e centinaia” di persone sono scese in strada sventolando il vessillo del premier? Sono gli stessi signori che, in tempo di pandemia, facevano finta di non vedere le piazze, quelle sì gremite, degli oppositori al green pass. Come la mettiamo? Ci sono piazze piene che non fanno notizia, e piazze vuote spacciate per folla oceanica? No, così non va. Draghi è uno statista e i no vax sono perlopiù fanatici. D’accordo. Ma in queste ore si sta esondando nella propaganda, nell’ ubriacatura collettiva, nell’agiografia governativa che non fa bene a nessuno. Capite? Da un lato si prendono quattro amici di Renzi e Calenda e li si eleva a rappresentanza del “paese reale”; dall’altro si considerano le elezioni democratiche come il male assoluto, l’inferno in terra.
Anziché suonare le serenate a Mario Draghi, forse, anche stavolta, sarebbe bello se gli italiani venissero trattati da adulti, e non da bambini. Sarebbe bello spiegare, pacatamente, le ragioni concrete per cui è bene che in un momento come questo l’ex Bce resti al timone, se ci sono le condizioni. Altrimenti, ricordiamoci che votare non è una bestemmia. Ma basta con le dichiarazioni d’amore. Basta con le sfilate politicamente interessate. Basta con le santificazioni personali, insomma. E poi: siamo sicuri che il primo ad esserne infastidito, non sia lo stesso Draghi?