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Paolo Pillitteri (Ansa)
Politica

Dalla Milano da Bere alla Milano dei Ricchi, dove il vero problema oggi è come sopravvivere

La vittoria del centrodestra in Lombardia, la Milano da Bere e della Dolce Vita, la luce dopo i tempi bui e il nuovo grande problema da affrontare: il traffico. L'ex sindaco Pillitteri racconta la sua città

All'indomani della vittoria elettorale del centrodestra in Lombardia e nel Lazio, una lucidissima analisi sulla situazione politica italiana arriva da Paolo Pillitteri. Per chi non lo sapesse, "il Pilli", è stato sindaco di Milano dal 1986 al 1992. Esponente di spicco del Psi è uno dei sindaci più amati del capoluogo meneghino. «Ogni tanto quando mi muovo in taxi, la gente mi riconosce» ammette con il suo superlativo savoir-faire, «e mi chiede, mi parla dei suoi problemi; ma il compito di un ex-sindaco, lo dico sempre, è ascoltare. Senza dire troppo. Capisci?»

La prima volta che incontro il Pilli è dopo la vittoria di Giuliano Pisapia alle elezioni meneghine. «Certo, mi ricordo. L'arancione Pisapia!». Se dovessimo ragionare in ere politiche, è come guardare indietro all'impero romano. Da allora infatti si sono susseguiti sindaci, eventi, rivoluzioni, più o meno fruttuose per la città. «Expo!» esclama durante la nostra telefonata. Paolo Pillitteri, con i suoi 82 anni, un bagaglio culturale e di esperienza politica ineguagliabile, conosce le sfaccettature di Milano fin nel suo profondo. «Per questo non posso dire nulla di male su questa città» ammette con un pizzico di nostalgia. La sua voce torna immediatamente squillante quando inizia a raccontare di come «per voler amministrare una città bisogna conoscerne l'anima. Capire, prima degli altri, quali sono i bisogni dei suoi cittadini e di chi, ogni giorno, vi si reca per lavorare».

«Le elezioni, diciamo la verità, non è che sono una novità. Sono una conferma di una tendenza ben radicata. In Lombardia il centrodestra c'è già, c'è sempre stato in regione» ci spiega «io vedo questa vittoria come una sorta di conferma anche se, bisogna aspettare, come dico sempre, le elezioni politiche prima di fare ragionamenti profondi. Quella che noi vediamo ora è una tendenza amministrativa a cui siamo ben abituati». In un suo precedente intervento, Paolo Pillitteri aveva definito il riconfermato presidente della regione Attilio Fontana «un uomo che non ha mai posseduto la fisionomia del grande vincente, semmai quella di un conduttore paziente ma che oggi rafforza l’Esecutivo e lo avvicina ai successi di Roberto Formigoni e al tempo stesso, costituisce un forte richiamo a una stabilità del Governo» guidato da Giorgia Meloni. «Tuttavia» aggiunge «io suggerisco molta cautela da entrambe le parti perché sul piano amministrativo le cose cambiano non solo spesso, ma cambiano soprattutto dal piano amministrativo a quello politico».

Pillitteri non ha dubbi quando parla di Milano e la Lombardia, Dopotutto, l'ex sindaco, ha vissuto uno dei momenti di maggiore splendore ed evoluzione della città. Quando «si usciva dal buio delle tenebre degli anni di piombo e tutto diventava invece improvvisamente bellissimo, coloratissimo, con la pubblicità, le serrande sempre alzate». Oggi, la politica, è un contorno. Un contenitore. «A Milano c'è la sinistra. In Lombardia no. Il gioco qui è quello di vedere che cosa succederà tra i due centri sinistra che si sono creati, ma è ancora troppo presto» riflette «si è cercato di farlo quest'anno ma si è visto ben poco anche perché il fenomeno di disturbo, come quando c'è il vento, era Letizia Moratti. Che non era un vento lieve e ha modificato un po' le tendenze, pur non facendocela lei c'è e i voti li ha presi. E questo ha modificato la fisionomia a cui era abituato fino a oggi il centrosinistra». Un impatto turbolento, quello della Moratti - esclusa anche dal consiglio regionale - ma che Pillitteri vede come un segnale fondamentale per il futuro della politica meneghina. Non solo perché Letizia Moratti, anche lei ex sindaco della città, è ben consapevole di quello a cui si trova di fonte ma perché il cambiamento necessita di anni prima di portare frutti. «Il centrosinistra a Milano c'è da sempre» spiega l'ex sindaco che militava tra le fila del Psi «bisognerà vedere come questa onda di disturbo innescata dalla Moratti influirà sulla città».

Ripercorrendo con Pillitteri il viale della memoria meneghina, dalle ferite inferte dal terrorismo degli anni di Piombo all'esplosione dei primi led pubblicitari sui palazzi di piazza del Duomo fino a «quel sole della rinascita che sembrava bucare il grigio e la nebbia e lo smog della Milano industriale che lavora e basta», con estrema classe l'ex sindaco sfiora con tono critico uno dei cavalli di battaglia dell'amministrazione Sala: l'ideologia green. «Dalla Das Süße Leben - la dolce vita come dicevano il mio amico sindaco di Berlino quando è venuto a trovarmi - Milano non ha più abbandonato quell'imprinting della novità. Milano non è più una città cupa». Eppure l'etichetta della città grigia, da Milano non si è mai staccata del tutto. «Nemmeno con l'introduzione dell'Area B» che come Pillitteri lascia intendere, con sapienti giochi di parole, è comprovato dai dati delle ultime settimane essere un'introduzione fallimentare.

E poi c'è il vero problema: il traffico. «Se in passato il problema a Milano era la casa, le proteste erano per quello, oggi il problema principale non è più dove andare a dormire la sera. È come tornare a casa la sera» spiega Pillitteri. «Io da vecchio sindaco ascolto, non consiglio. Noi non dobbiamo dare consigli perché poi sbagliamo anche noi. Ma un buon amministratore vede immediatamente il problema della sua città. Davanti a Sala oggi non ci sono grandi problemi se non l'unico grande intoppo di questi tempi: il traffico. Tra chi viene da lontano e chi è qui, il chiedersi "a che ora devo svegliarmi per arrivare in ufficio", il traffico delle grandi città è qualcosa che attanaglia ma al tempo stesso contraddistingue le metropoli. Si Milano è una grande città, ma c'è anche un grande traffico. Traffico pubblico, traffico semi pubblico, tassisti: le opzioni sono molteplici. E un buon sindaco, se vuole risolvere un grande problema della sua città sa come risolverlo».

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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