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Politica

«Un accordo con il fisco per spalmare i debiti in 20/30 anni»

È la proposta del professor Elbano de Nuccio della Libera Università del Mediterraneo per ridurre il debito pubblico.

«Après moi le déluge», poteva dire Luigi XV alla richiesta di occuparsi più attivamente degli affari di Stato. Oggi che il diluvio è davvero arrivato sotto forma di Covid 19, bisogna – necessariamente – industriarsi per far ripartire l'economia mondiale. Quella italiana, ca va sans dire, è messa un po' peggio delle altre. Il debito pubblico è in aumento costante. Nel 2019 ammontava a 2409,9 miliardi di euro, pari al 134,7% del Pil. Nel 2020 è cresciuto di oltre 20 punti sfondando quota 2569 miliardi (157,5% del Pil). Nei primi mesi del nuovo anno, secondo una proiezione di Bankitalia, siamo arrivati a 2700 miliardi. E, fino al 31 dicembre prossimo, la corsa non potrà che continuare a velocità sostenuta. Ma se, per magia, si fermasse qui e ora, il debito pro capite sarebbe comunque di 43.000 euro a testa. Neonati compresi.

Una impennata dovuta, certamente, alle misure straordinarie, messe in campo dai governi per fronteggiare la crisi economica innescata dal lockdown, che hanno drenato risorse pubbliche gigantesche per sostenere il tessuto produttivo nazionale. E, malgrado questi sforzi, Confcommercio ha in ogni caso lanciato l'allarme che, solo nel terziario, sono a rischio 270.000 imprese. Se l'estate non andrà bene, il settore del turismo rischia il crac così come quello della ristorazione.

Gli imprenditori non riusciranno a riprendere le attività e, di conseguenza, a pagare le tasse (il gettito fiscale nel 2020 è precipitato del 2,1% per le imposte dirette e dell'11,2% per quelle indirette). Con la ricaduta, disastrosa, che si scatenerà soprattutto sul piano dell'occupazione. Come uscire, allora, dal diluvio?

«Un accordo generalizzato con il fisco, aperto anche alle imprese "in bonis", per spalmare i debiti tributari in 20/30 anni potrebbe rappresentare una misura di sostegno finanziario indiretto per le imprese in difficoltà» dice a Panorama.it il professor Elbano de Nuccio, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bari, professore di Contabilità e bilancio e direttore scientifico dell'Osservatorio sulla crisi d'impresa della Libera Università del Mediterraneo. «Il provvedimento rappresenterebbe una strategica opportunità per dare ossigeno ai contribuenti oberati dalle tasse anche prevedendo un meccanismo di premialità volto a riconoscere una riduzione del debito tributario, in misura inversamente proporzionale alla tempistica di pagamento», aggiunge il docente.

Insomma, prima paghi, meno paghi. «I contribuenti più virtuosi sarebbero, infatti, gratificati da un risparmio d'imposta. Con la concessione di rateizzazioni più lunghe per il pagamento dei debiti fiscali e previdenziali, ci sarebbe un evidente vantaggio per l'Erario, che inizierebbe ad incassare immediatamente i propri crediti, con conseguenti benefici per la liquidità del bilancio statale, e verrebbe scongiurato il rischio di mancato recupero dei crediti tributari per effetto del fallimento dei contribuenti».

Ma chi dovrebbe poi istruire le pratiche per l'accesso alla dilazione dei pagamenti? La proposta del professor de Nuccio affronta anche questo tema. «La rateizzazione straordinaria proprio a motivo della durata del piano di ammortamento del debito», sottolinea il docente della Lum, «imporrebbe una valutazione più attenta della "solvibilità" del contribuente. Un ruolo strategico potrebbe essere svolto dai commercialisti chiamati ad attestare un piano di sostenibilità finanziaria del debito da parte del soggetto aziendale». L'idea ha già diversi estimatori in Parlamento, e qualche partito politico starebbe già valutando di farla propria per sottoporla al premier Mario Draghi.

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Simone Di Meo