Si litiga ancora attorno alla delega fiscale. Dopo il catasto tocca alla Flat Tax
Indovina un po', la maggioranza si divide ancora ed ancora sul fisco come già successo per la casa. Chi la spunterà questa volta?
Continuano le discussioni sulla delega fiscale. Questa volta però l’oggetto del contendere non è più il catasto, come qualche settimana fa, ma la flat tax. I partiti all’interno della maggioranza hanno idee diametralmente opposte e al momento non riescono a trovare un punto di incontro comune. Se infatti per la destra la tassa piatta è un cavallo di battaglia che non deve essere depotenziato, per la sinistra lo strumento deve avere una fine naturale verso il regime di tassazione ordinario. Per il Pd infatti si devono prevedere solo delle agevolazioni per chi esce dalla flat tax ed entra nel regime classico di tassazione. Il M5s ha invece una posizione ibrida, che si colloca nel mezzo tra destra e sinistra. Di base per il movimento la flat tax è uno strumento valido ma che presenta delle forti distorsioni, motivo per cui non si dovrebbe alzare l'attuale soglia dei 65.000 euro. La loro idea di “easy tax” prevede dunque l’inserimento di uno scivolo con una tassazione agevolata (superiore al 15%) che accompagna il contribuente verso il regime Irpef. Ma anche il governo ha espresso la sua opinione sul tema, giovedì scorso, avanzando due ipotesi: mantenere la flat tax fino a 65.000 (senza aumentare la soglia) o eliminare la misura.
Il punto di rottura è però arrivato questa settimana, durante la riunione di maggioranza, dove sono emerse con chiarezza le posizioni distanti dei vari partiti della maggioranza e il non raggiungimento di un accordo. I fronti che si sono contrapposti sono stati quello del centrodestra con la Lega e Forza Italia che non solo chiedono la conferma della flat tax ma anche la possibilità di ragionare su un regime opzionale di due anni per chi supera i 65.000, e dall’altra la sinistra capeggiata dal Pd che non vuole assolutamente accettare un aumento della soglia attualmente prevista: “Si sottostimano alcune valutazioni sulla flat tax per gli autonomi, con gli scivoli si rischia di ampliare gli importi e questo provocherà squilibri, e un aumento delle tasse per altre categorie, come i pensionati. Non ci opponiamo a un rientro agevolato dal regime forfettario a quello ordinario: mettiamo delle maxi detrazioni o altre misure, ma chi supera la soglia dei 65.000 euro deve rientrare nel sistema ordinario”, dice il dem Gian Mario Fragomeli. E dunque, per evitare la stessa situazione di forte tensione a cui è stato sottoposto il governo sul catasto, e la conseguente battaglia di voti in commissione Finanze alla Camera, l’esecutivo questa volta si è mosso d’anticipo, convocando ieri al ministero dell’Economia e Finanze i vari gruppi parlamentari per fare il punto sulle richieste e in particolar modo sulla flat tax. Per dare il tempo al governo di ascoltare le varie parti e poi trovare una mediazione si è inoltre deciso di far slittare la discussione della delega fiscale in aula dal 28 marzo al 4 aprile.
L’incontro di ieri al Mef è stato positivo per il centrodestra che ha dichiarato di aver registrato delle posizioni di apertura da parte del governo sulla flat tax. Nel dettaglio Alberto Gusmeroli, capogruppo in commissione Bilancio e vicepresidente della commissione Finanze e Massimo Bitonci, deputato della Lega hanno spiegato di aver proposto anche di tornare alla tassa piatta prevista nella legge di Bilancio 2019. Qui la flat tax vedeva una tassazione agevolata al 15% per i soggetti p.Iva fino a 65.000, e dava la possibilità ai pensionati e ai dipendenti, che superavano i 30.000 euro di reddito, di poter accedere al regime forfettario. Aperture anche su un’uscita graduale dalla flat tax. Le modalità e le aliquote non sono però ancora state discusse per il momento.
Uscendo per un attimo dal recinto della tassa piatta pare che ci sia spazio, all’interno della delega fiscale, anche per l’abolizione dell’Irap per le società di persone e gli studi associati, e sulla rateizzazione del secondo acconto di novembre 2022 nel semestre gennaio- giugno 2023, con contestuale riduzione della ritenuta d’acconto.
I lavori sulla delega fiscale riprenderanno settimana prossima. Martedì ci dovrebbe infatti essere una riunione di maggioranza per trovare un’intesa sui principali nodi della delega fiscale in base alle varie esigenze dei partiti, per poi procedere con la discussione in commissione Finanze alla Camera.
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