Ecco il dialogo dell'incontro Draghi-Conte
Un pizzico di fantasia e conoscenza della politica e dei due interlocutori ci portano ad ipotizzare cosa si diranno oggi il premier ed il leader del M5S
Con licenza poetica e un discreto slancio di fantasia, e premettendo che ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è puramente volontario, l’incontro delle ore 16 a Palazzo Chigi tra Mario Draghi e Giuseppe Conte ce lo immaginiamo così.
Conte: Mario, come hai potuto?
Draghi: Come ho potuto cosa?
Conte: Chiedere a Grillo la mia testa. Non hai sentito De Masi?
Draghi: Ma io non ho chiesto la testa di nessuno, te l’ho già spiegato al telefono. E chi è questo De Masi?
Conte: Ci sarebbero i messaggini sul telefonino…
Draghi: Quali messaggini? Io mando messaggi solo per fare gli auguri di Natale…anzi, a volte neanche per quello.
Conte: Questa è una questione di rispetto della nostra autorevolezza nel governo…
Draghi: Scusa, ma non era Beppe Grillo, un anno fa, a dirti che eri “inadeguato”? E ora te la prendi con me?
Conte: Comunque qua ci sarebbe la lista…
Draghi: Della spesa?
Conte: No, la lista delle richieste del Movimento. Noi siamo assolutamente convinti che occorra ripensare il termovalorizzatore di Roma…
Draghi: Ti ascolto serenamente, però su quello sai che non possiamo fare retromarcia.
Conte: Allora parliamo del superbonus?
Draghi: Se vuoi ne parliamo, Giuseppe, però lo sai anche tu che non ci sono i soldi.
Conte: Almeno portiamo in Parlamento la discussione sul nuovo decreto sulle armi all’Ucraina. Penso che la strada per la pace...
Draghi: Ti ascolto sempre volentieri, ma figurati se metto in pericolo la nostra collocazione internazionale. I patti si rispettano.
Conte: Dì la verità, Mario. Ci sei tu dietro la scissione di Di Maio.
Draghi: Scusa Giuseppe, c’è l’inflazione, il caroenergia, la siccità, i ghiacciai che si staccano, e pensi che abbia il tempo di occuparmi di Di Maio?
Conte: Però il reddito di cittadinanza non me lo devi toccare. Almeno questo, per pietà.
Draghi: Su questo ti ho già detto che ti vengo incontro, Giuseppe. Le nuove norme approvate dal Pd e da Forza Italia le blocchiamo. Va bene così?
Conte: Io pensavo a un segnale un po’ più forte. Non è che possiamo restare a fare le belle statuine…
Draghi: Altrimenti?
Conte: La maggioranza del mio partito vuole uscire dal governo. Mi sa che non li tengo più…
Draghi: Te lo ha appena detto anche il presidente Mattarella che una crisi di governo adesso avrebbe conseguenze disastrose sul Paese. O no?
Conte: Ma infatti su questo ci sto ancora riflettendo, però stiamo elaborando insieme soluzioni condivise. Se esco, come lo spiego al Pd, con Franceschini che vuole far saltare l’alleanza? Se resto, invece, i senatori cinque stelle chiederanno la mia testa. Se esco da qua con un altro penultimatum mi fanno secco. E poi ho paura di altre diaspore verso il partito di Di Maio…
Draghi: Giuseppe, stai di nuovo pensando a voce alta.
Conte: Scusa, è che sono giorni intensi.
Draghi: Fammi sapere. E’ un piacere averti incontrato. Ora scusa ma ho in agenda una videocall con Macron.
Giuseppe: Io devo riferire a Di Battista. Non staccare il telefono però. Ci vediamo presto. Almeno spero…
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