Approvato il Dpcm sul Green Pass ma i problemi (ai porti ad esempio) restano
Mancano due giorni al Green Pass obbligatorio sul lavoro e, malgrado il decreto, alcuni dubbi degli imprenditori restano. E spuntano i primi distinguo
Mancano due giorni soli all'inizio dell'era del Green Pass obbligatorio per i lavoratori italiani e, guarda caso, anche a Palazzo Chigi qualcuno comincia a capire che ci sono delle cose poco chiare e quindi dei problemi da risolvere. Questo almeno per dare un po' di conforto (e ragione) a chi da giorni anzi, da settimane, denuncia certi buchi normativi ma viene trattato come un pazzo criticone a prescindere.
La riprova arriva, niente meno che dal Viminale. Dopo le proteste, dopo i cortei, dopo le minacce di blocco arrivate dai lavoratori dei principali porti italiani (su tutti: Trieste, Napoli e Genova) ecco che il Ministero dell'Interno ha inviato ieri una circolare ai diretti interessati spiegando che le imprese che operano nei porti, in considerazione della delicatezza e dell'essenzialità del settore dello shipping, potranno chiedere ai propri lavoratori la certificazione necessaria a operare senza timore di incorrere in violazione della privacy. Ma, al contempo, dovranno essere "invitate" a mettere a mettere a disposizione del personale sprovvisto di Pass tamponi antigenici o molecolari gratuiti.
La Circolare del Viminale
circolare-11-ottobre-2021-4.pdf
In sostanza il Governo per la prima volta ammette, nero su bianco, che ci siano delle eccezioni, delle categorie o imprese particolarmente delicate e centrali nel sistema economico e sociale del Paese, come i trasporti, per cui servano norme un po' diverse rispetto a quelle che valgono per gli altri. Ma è proprio nel momento in cui si fa la prima «eccezione» o distinguo che la norma originaria di fatto perde di valore. Chi infatti può dire cosa sia centrale e cosa no? Cosa sia irrinunciabile per il paese e cosa no? E perché non si è pensato a tutto questo prima?
Secondo: nella circolare si parla dei possibili disagi legati all'eventualità non proprio remota che diversi dipendenti sprovvisti di Green Pass non si presentino al lavoro. Ed è proprio per evitare questi disagi che, alla fine, si invitano le società portuali a fornire i campo necessari ai dipendenti, ovviamente gratis (per i lavoratori, non per le casse delle società private. E anche in questo il «pubblico» continua a godere di un regime preferenziale).
Forse qualcuno non si è reso conto di quanto lungo sia l'elenco di non solo piccole e medie imprese, ma anche di grandi realtà da migliaia di dipendenti, di grandi municipalizzate (Atm, l'azienda dei trasporti pubblici di Milano è in allarme rosso in vista di venerdì) per non dire di diverse associazioni di categoria che hanno lanciato lo stesso allarme: il 15 ottobre non sappiamo quanti non si presenteranno al lavoro, non possiamo saperlo. E quindi non possiamo organizzare il lavoro e/o garantirlo.
Poco fa intanto il Governo ha approvato il Dpcm che regolamenta l'obbligatorietà del Green Pass sul lavoro dal 15 ottobre senza novità di rilievo su quanto già si sapeva; approvazione arrivata 56 ore prima della sua entrata in vigore. Poche, troppo poche, per riparare ad eventuali mancanze. Che ci sono e ci saranno.
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