Il Dpcm sul Green Pass rischia lo schianto sui portuali
Da Trieste la protesta dei portuali si allarga,, mettendo a rischio l'economia del Paese. Il Governo ha 36 ore per risolvere il problema, dopo averlo sottovalutato
I nodi, alla fine vengono al pettine, sempre. Il problema è che si aspetta la fine spesso il nodo diventa troppo grosso e difficile da sciogliere. A quel punto è il caos.
Parlare di nodi quando si racconta delle vicende riguardanti i lavoratori dei porti può sembrare un gioco di parole, ma serve a rendere l'idea del caos che ormai si è creato a 36 ore dall'introduzione del Green Pass obbligatorio nel pubblico e nel privato.
La posizione dei portuali di Trieste è nota da giorni: «no al Green Pass. E se non possiamo lavorare allora bloccheremo il porto». Il Governo diciamo la verità ha sottovalutato l'annuncio (o la minaccia, fate voi) facendo all'inizio finta di non sentire e derubricando le parole come l'ennesima forma di protesta destinata a chiudersi con un nulla di fatto. Si sbagliavano.
I lavoratori del principale porto d'Italia (e tra i primi d'Europa) non sono persone che parlano tanto per e che si rimangiano le parole dette: «Bloccheremo il porto».
A Palazzo Chigi così, mentre la scadenza del 15 ottobre si avvicinava hanno cercato una soluzione. L'idea, la peggiore possibile, è arrivata due giorni fa con una circolare del Viminale in cui, di fatto, si creava la prima «eccezione» al Dpcm sul Green Pass. Nelle due pagine del documento che abbiamo pubblicato ieri si spiegava come «data la particolare importante del settore si invitava la società a fornire tamponi gratis ai dipendenti».
Si sa come vanno le cose in Italia: si stabilisce una regola poi si comincia con la prima eccezione, che diventano presto due, poi tre, poi tutti. E la norma è bella che cestinata. Un rischio che oggi l'esecutivo non può prendersi. Ma resta il problema: cosa succederà al porto di Trieste venerdì? Anzi, visti gli annunci di oggi c'è la possibilità concreta che il porto del capoluogo friulano non sarà l'unico a rischio chiusura: Napoli, Genova, Taranto, il vento della protesta corre veloce e sembra inarrestabile.
Cosa succederà quindi^ Cosa farà il Governo? Davvero rischierà come in una partita di poker per vedere le carte dell'avversario e capire se come annunciato il 40% dei lavoratori non ha il Green Pass o se invece si è trattato di un bluff di pochi ed isolato lavoratori? Al momento la strada sembra questa, ma è molto, molto rischiosa.
Il Paese in piena fase di ricrescita, anzi, rincorsa economica di certo davanti ad un blocco dei porti di giorni subirebbe un colpo tremendo alla produttività. Già oggi il problema della fornitura delle materie prime è un freno pesante, figuriamoci con i porti chiusi. Sarebbe la paralisi.
Da giorni, anzi settimane, segnaliamo le problematiche di gestione di questo decreto, prendendoci più di una critica. Ma sono in molti gli osservatori ad ammettere che in effetti ci sono cose da sistemare. Purtroppo lo dicono oggi, quando il tempo stringe (ore e non giorni) quando ormai il nodo è sempre più grosso e sempre più vicino al pettine.
Ps. Ultim'ora. Anche gli autisti di Tir minacciano il blocco. Invece che migliorare la situazione diventa sempre più pesante