Draghi a Chigi. Centro-destra al bivio. Cinque Stelle al muro
L'incarico all'ex presidente della Bce ha creato nel mondo politico profonde spaccature.
«L'Italia ha bisogno di risposte all'altezza della situazione». Con queste parole Mario Draghi si è rivolto al Paese per comunicare di aver accettato l'incarico dal Presidente della Repubblica per la formazione del nuovo governo. Accettezione con riserva, come prevede la prassi, alla vigilia del via agli incontri con i vari partiti del Parlamento.
Partiti cui spetta il compito, necessario per la vita di questo governo tecnico, di sostenerlo con i voti. Una scelta che ha creato unione di intenti, ma anche profonde spaccature. Il centrodestra infatti sembra aver trovato una linea comune, mettendo per un attimo da parte l'idea del voto anticipato come unica soluzione possibile all'uscita della crisi. «Andremo a sentire i programmi e i progetti di Draghi, poi decideremo» ha detto Matteo Salvini prima dell'inizio del vertice del centro-destra. Si sa che Forza Italia spinge da tempo e con forza per questa soluzione; ma spiragli di apertura alla collaborazione arrivano anche da Fratelli d'Italia.
Giorgia Meloni e i suoi, però, preferirebbero un appoggio momentaneo: questione di qualche mese, per chiudere la partita del Recovery Plan da presentare entro aprile, per sistemare ed organizzare la campagna vaccinale contro il Covid e per qualche riforma della burocrazia e del mondo del lavoro. Poi però al voto a giugno prima dell'inizio del semestre bianco.
La vera frattura, profonda, insanabile, è quella che ha investito il Movimento 5 Stelle. Dopo settimane di silenzio torna a farsi sentire Beppe Grillo che ha ribadito fedeltà assoluta a Giuseppe Conte e negando ogni tipo di sostegno a Draghi e ad altre maggioranze. Ma non tutti i grillini sono d'accordo. Di Maio e i suoi sono pronti a rompere e a collaborare. Una spaccatura che va a legarsi ad esempio con l'uscita di un alto esponenti grillino, Emilio Carelli, che ieri ha detto addio al Movimento dando vita ad una nuova formazione di centro dove potrebbero approdare altri pentastellati.
Una cosa da questo punto di vista è certa. Se il progetto di Matteo Renzi era quello di sconfiggere Giuseppe Conte e rompere per sempre il Movimento 5 Stelle, oggi l'operazione sembra andata perfettamente a buon fine.
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