Mario Draghi presenta il Rapporto sulla competitività europea
(Ansa)
Politica

Draghi scuote l’Europa: cambio radicale o sarà il declino

L’ex presidente della Bce ha presentato il Rapporto sulla competitività europea. La ricetta? Servono riforme, produttività, 800 miliardi di investimenti annui e il debito comune

L'Europa deve darsi una mossa o rischia di implodere. Mario Draghi chiede un cambio di passo radicale all'Unione europea a cominciare dagli investimenti. Secondo l’ex presidente della Bce 800 miliardi all'anno per rilanciare la competitività del Vecchio Continente sono il minimo necessario per stare al passo con i concorrenti globali. E per trovare le risorse sarà necessario fare debito comune: come, per la prima volta nella storia, è stato fatto per uscire dalla pandemia.

È definitivo Draghi nel suo Rapporto sulla competitività europea, presentato questa mattina a Bruxelles. La premessa è quella che da anni si ripete: da oltre vent’anni l’Unione Europea non cresce e i cittadini comunitari ne pagano il prezzo. Servono, Draghi lo ha detto chiaramente, innovazione, transizione ecologica ed energetica e Difesa. E servono miliardi di euro.

Se non si cambia l’esito è scontato per l’ex presidente della Bce: “Se l'Europa non può diventare più produttiva saremo costretti a scegliere. Non saremo in grado di diventare, allo stesso tempo, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. Questa è una sfida esistenziale”.

Nel rapporto sono evidenziate tre aree fondamentali per rilanciare l’Europa. Innovazione, per frenare il gap con Usa e Cina. C’è poi la decarbonizzazione, che è un’opportunità per il Vecchio Continente se accompagnata da un piano “che abbracci i settori che producono energia e quelli che consentono la decarbonizzazione, come le tecnologie pulite e l'automotive”. Altrimenti, avverte Draghi, sarà nemica di crescita e competitività. E poi c’è la Sicurezza, intesa come Difesa e come indipendenza industriale: “serve una politica economica estera”. E è necessario, per non frenare, coordinare le politiche industriali nazionali in una comune. E Draghi propone, in nome del cambiamento e della crescita, di ridurre il numero di scelte prese all’unanimità e di permettere e creare nuove cooperazioni rafforzate.

Per tutto questo sono necessari miliardi di euro, il doppio degli investimenti del Piano Marshall fatti tra il 1948 e il 1951. Allora si misero in gioco circa l’1-2% del Pil annuo. Ora serve circa il 5%. Sono necessari 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui. Come trovarli? Serve un “finanziamento comune”. L’ex presidente della Bce e premier italiano lancia chiaro il messaggio: è il momento di fare debito comune. Il Recovery Fund fu accettato in pandemia da Germania e Paesi Frugali, solo come eccezione, in un momento eccezionale. Ma Draghi ora avverte: è lo strumento. È il momento.

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Cristina Colli