Draghi attacca la politica e le regole della vecchia Europa
Le parole a Bruxelles dell'ex premier vanno pesate con attenzione non solo per una eventuale auto-candidatura
Difesa, tecnologia e Unione bancaria. Queste le tre direttrici sulla quale l’Unione europea deve impegnarsi nell’immediato dato che “il mondo è cambiato, le vecchie regole sono ignorate, se non violate”. Ha dichiarato Mario Draghi durante una conferenza di due giorni, dedicata all’Europa sociale, che si sta svolgendo a La Hulpe, aggiungendo che “Il nostro processo decisionale e i nostri metodi di finanziamento sono stati concepiti per il mondo di ieri (prima del Covid, dell’Ucraina, della crisi in Medio Oriente, e del ritorno della rivalità tra le grandi potenze)”. A qualche settimana dalla presentazione del suo rapporto sul futuro della competitività europea l’ex premier si è dunque detto favorevole a mettere in atto specifiche cooperazioni in diversi settori dell’Ue, come l’Unione dei mercati dei capitali. Il problema è proprio questo. Se, l’agire in modo unitario sul tema della guerra, dell'approvvigionamento delle materie prime e sullo sviluppare una tecnologia più forte e all’avanguardia in Ue, è una buona idea (basti pensare al tema dell’intelligenza artificiale per capire che o si pensa ad una strategia unica o gli altri paesi continueranno a sorpassarci); sul progetto dell’Unione bancaria la situazione si complica.
Non è infatti un caso se su questo tema non si è mai trovato un accordo, nonostante sia stato sul tavolo dell’Ue per diversi anni. Il motivo? L’impatto che questa rivoluzione avrà sui singoli sistemi bancari nazionali. In Italia la domanda che ci si fa e se saremo protetti dai francesi. Timore più che giustificato visto che il modello delle concessioni idroelettriche, voluto dal Draghi Premier, sta mettendo a rischio la sovranità nazionale del settore, a vantaggio anche questa volta dei francesi. Ovviamente sull’Unione bancaria gli interrogativi non sono solo italiani. Anche gli altri governi nazionali hanno gli stessi timori perché in gioco c’è il controllo delle masse gestite e dei risparmi dei singoli cittadini europei. Tema che non sta particolarmente a cuore a Draghi visto che già qualche mese, in una riunione a Bruxelles, aveva detto senza troppi giri di parole che è necessario iniziare ad usare anche i capitali privati per finanziare i vari progetti comunitari. Piccolo dettaglio non specificato: ma i diretti interessati, cioè i cittadini di ogni singolo stato Ue, sono d’accordo con questa richiesta? E se non lo fossero?
Interessante sarebbe poi sapere, da chi sta studiando il mercato unico, cosa intende fare in tema fiscale. Fino ad ora su questo tema nulla si è detto. Ovviamente anche su questo aspetto i vari paesi dell’Ue si sono già confrontati e sono giunti alla conclusione, di voler mantenere (giustamente) la propria autonomia decisionale. Il problema, quando si studiano progetti come l’Unione bancaria, è che in Ue ci sono diversi paesi che sono dei bellissimi paradisi fiscali, che rubano letteralmente entrate ai propri vicini di casa. Questo è un problema che colpisce trasversalmente tutti gli ambiti economici e sul quale non si è mai voluto intervenire. Viene dunque da chiedersi se con queste premesse si può anche solo pensare lontanamente alla possibilità di creare un'Unione bancaria.
Certamente continuare a finanziare i futuri progetti Ue facendo debito non è la scelta migliore da perseguire, così come non lo è il voler usare i risparmi dei cittadini per porre rimedio alla questione. Pesando terra terra e dunque all'immediato, interessante sarebbe sapere se qualcuno di questi luminari stia pensando a come far risalire il Pil dell’eurozona, visto che la Germania continua a non brillare. Il ragionare sui piani a lungo termine è sicuramente importante ma senza dimenticarsi di guardare anche ai problemi che ci si ritrova sotto il naso, prima di rischiare di arrivare più affaticati e meno disposti a progettare il futuro dell’Unione.